A Roma, nella residenza del Castello della Cecchignola, Giano Del Bufalo ha dato vita ad una collezione di oggetti rari, meraviglie di storia naturale, anatomia animale e umana in grado di sbalordire chiunque.
La passione per l’arte e per la storia e ha portato Giano a girare il mondo in cerca di tesori per la sua collezione. Infatti, partecipando a diverse spedizioni archeologiche nel deserto orientale egiziano con il professor Raniero Gnoli, si è appassionato allo studio delle arti orientali. Nonostante i vari campi di studio, l’interesse principale di Giano è quello del periodo storico che va dal Cinquecento fino al Settecento, secoli in cui nasceva l’amore per le curiosità scientifiche, e in particolare verso una particolare forma di conservazione dei corpi, la tassidermia.
La tassidermia rappresenta una vera e propria forma d’arte e Giano Del Bufalo si occupa di preservare e donare una nuova vita unicamente a quegli animali deceduti naturalmente, che spesso vengono abbandonati e dimenticati.
Quello del collezionismo è un fenomeno antico.
Presso i templi più venerati della Grecia sorgevano edifici dedicati alle Muse chiamati Museion nei quali si accumulavano statue, oreficerie, vasellame e tessuti donati dai pellegrini. Nelle città romane si potevano invece ammirare raccolte pubbliche spesso costituite con bottini e trofei di guerra. Nella sfera privata il collezionismo era altresì vivacissimo, come testimoniano gli scritti di Cicerone (egli stesso insaziabile collezionista) e come dimostrano le prescrizioni di Vitruvio che progetta edifici appositamente destinati a ospitare quadri, da lui definiti pinacothecae.
Il Medioevo tese molto a privilegiare l’aspetto sacrale del collezionismo: tesori liturgici, reliquie, oggetti preziosi, bizzarri e curiosi ritenuti dotati di virtù taumaturgiche costituirono l’asse portante delle camere delle meraviglie medievali o Wunderkammer, le quali potevano essere ammirate nel più pittoresco disordine nelle cripte delle cattedrali o nelle “credenze”, grandi armadi collocati nelle sale di rappresentanza dei castelli.
La tradizione delle kammer è di matrice ecclesiastica e discende direttamente dai thesaurus delle chiese: possedere oggetti fantastici e rari è segno, oltre che di un possesso fisico, di una dominazione intellettuale e quasi magica del mondo. Le attribuzioni di rarità, meraviglia e preziosità dell’oggetto si trasferivano immediatamente al possessore dell’oggetto e, tipicamente, i possessori erano la chiesa o, in alternativa, principi e potenti che potevano permettersi di collezionare oggetti spesso eterogenei.
Si arriva da una tradizione “panmeravigliosa”: tutto ciò che l’uomo contempla –dai fenomeni più normali, come la pioggia che cade, a quelli più inspiegabili, come le eclissi di sole– è meraviglia, anche se con distinzioni precise.
– I naturalia hanno uno statuto più elevato perché connessi alla sfera divina; “φνσiχε” in greco antico indica la natura, ma ha la stessa radice della parola “φνω” che, nella sua accezione intransitiva significa «nascere, germogliare, essere prodotto, sorgere», lo stesso Aristotele, proprio nella “Fisica”, tiene la natura in somma considerazione proprio per questa caratteristica;
– Gli artificialia invece, i manufatti dell’uomo, per quanto prodigiosi, sono tenuti in minor conto: essi non divengono e hanno quindi “una forza in meno”, al limite si possono solo corrompere per l’azione del tempo.
Al principio del Quattrocento, il facoltoso Duca Jean de Berry volle che la sua collezione di mirabilia venisse rigorosamente catalogata e divisa per soggetti, stili, tecniche e prezzi: le pietre dure, gli orologi meccanici, le naturalia (noci di cocco, conchiglie, coralli, ecc…) e le mirabolanti (quanto improbabili) sacre reliquie, come il calice delle nozze di Cana o l’anello di nozze di San Giuseppe.
Ma se nell’Europa del Nord il gusto per le Wunderkammern manterrà una lunga fortuna lasciando a lungo incerto il confine tra collezione d’arte e raccolta di curiosità, in Italia prese piede nel XV secolo una nuova e più rigorosa sensibilità. Il recupero letterario del mondo classico ebbe un immediato riflesso nel collezionismo, che cominciò a prediligere soprattutto le “anticaglie“, ovvero statue, frammenti, vasi, monete, cammei e gemme incise, tutti oggetti rivestiti di un potente valore simbolico.
Agli albori del Rinascimento la collezione d’arte cominciò a esprimere anche una valenza scientifica; compaiono nelle collezioni gli oggetti detti “scientifica“, ossia gli strumenti scientifici, gli orologi meccanici e gli automi che rappresentavano la capacità creatrice dell’uomo che si poneva in competizione con Dio.
Queste raccolte di oggetti hanno, oggi, lo scopo di acuire il nostro senso della meraviglia nei confronti della natura, che è arte e wunderbar (meravigliosa!)
Katia Valentini
il fascino dell’antichita’
grazie alla Katia,sempre interessantissima
ma che figata. un fascino antico da cui respirare la polvere del tempo. deve essere molto interessante da vedere
gran bella cosa
devo andare assolutamente.
grazie alla bravissima Katia, adoro ….
a saperlo portavo in mostro la mia cameretta :)))