World Cup Story – il gioco più bello del mondo

Mondiali di Calcio: fenomeno aggregativo e sport per eccellenza della classe lavorativa. Un rito pagano in cui le sfide esorcizzano precisi impulsi sociali

Dal prossimo 12 giugno il mondo intero si fermerà. Per 31 giorni gli occhi saranno tutti puntati sul Brasile, sede della 20^ edizione dei mondiali di calcio. Un evento globale che ogni 4 anni dal 1930 scalda l’estate di milioni di appassionati in tutto il globo, risvegliando quei sentimenti di patriottismo e appartenenza che che ognuno di noi ha dentro di sè. Tifosi o no, il mondiale è un avvenimento straordinario che non può lasciare indifferenti, un fenomeno sociale che da quasi 90 anni suscita gioia, dolore, lacrime, passione da condividere con chi ci sta accanto. Noi di Uki, cercando di rimanere fedeli alla nostra filosofia, abbiamo deciso di dedicare a questo evento una rubrica. Vi accompagneremo nel corso dei mesi attraverso la storia dei mondiali di calcio, raccontandovi, a modo nostro, la storia e l’evoluzione del gioco, le gesta degli atleti, gli aneddoti più curiosi e gli episodi più incredibili. 

 Enjoy the game

 

Dal calcio storico alla Coppa Rimet

Per definire una sorta di anno 0 nella storia dei mondiali di calcio, è necessario spostare indietro le lancette di un paio di decenni rispetto a quella che rappresenta la data della prima edizione. Prima di arrivare però agli inizi del ‘900, periodo in cui il calcio è divenuto popolare in tutto il mondo e sopratutto alla portata di tutte le classi sociali, è fondamentale andare alla scoperta delle sue radici e dei motivi che hanno portato ad una sua così rapida ed inarrestabile affermazione.

 

Le prime testimonianze storiche raccontano di un antenato del calcio moderno giocato nella lussuosa Firenze del XV secolo. Il calcio storico fiorentino, conosciuto anche col nome di calcio in costume, era ed è ancora un gioco in cui due squadre composte da 27 calcianti si affrontano con lo scopo di portare il pallone, con qualunque mezzo a disposizione, fino al fondo del campo avversario per depositarlo in rete. Addirittura è stato ipotizzato che le origini dirette del calcio come pratica ludica risalissero all’Antica Roma, ma le prime fonti ufficiali collocano questa attività nella seconda metà del 1400. In tutta la “Divina Commedia” infatti Dante, che per l’infinita varietà di soggetti, usi e costumi trattati rappresenta una vera e propria enciclopedia del suo tempo, non ne fa cenno alcuno. Nella seconda metà del Quattrocento il calcio era talmente diffuso tra i giovani fiorentini da venir praticato frequentemente in ogni strada o piazza della città. Un fenomeno di aggregazione sociale semplicemente rivoluzionario per la sua epoca, che nonostante un’indole violenta, una lotta serrata tra continui corpo a corpo e testa a testa per il possesso della palla, era diventato un ‘rito pagano‘ al quale non poter mancare. Addirittura nel gennaio del 1490 venne giocata una partita sulle acque di un Arno completamente ghiacciato. Durante il dominio della dinastia medicea, una riorganizzazione e regolamentazione del gioco portò i fiorentini a cimentarsi in vere e proprie sfide. Se in principio questo sport veniva principalmente svolto dalle classi sociali meno altolocate, nel 16° secolo le squadre vantavano nelle loro compagini nomi altisonanti di nobili, illustri personaggi della vita pubblica cittadina e delle casate più importanti di Firenze, e le partite venivano solitamente organizzate nei primi mesi dell’anno per celebrare il Carnevale.

Il calcio in costume è da molti considerato il padre del gioco del calcio, anche se, almeno nei fondamentali (per dare al pallone gli effetti desiderati si utilizzano mani e piedi) ricorda molto più il rugby. Una distinzione che verrà ufficialmente accertata solamente 200 anni più tardi.

 

Il 1857 è infatti l’anno in cui secondo gli storici nacque il calcio come lo intendiamo adesso. Il merito fu di William Prest, socio dello Sheffield Cricket Club che il 24 ottobre fondò la prima squadra di calcio della storia: lo Sheffield Fc. Il contributo di Prest non si fermò qui: assieme a Nathaniel Creswick scrisse nel 1858 le Sheffield Rules, un elenco di norme che si andavano ad aggiungere a quelle precedenti e introducevano nel gioco regole importanti come la durata della partita e la divisione della stessa in due tempi. Un’altra data chiave nell’evoluzione del gioco è il 26 ottobre 1863, quando a Londra si riunirono i rappresentanti di college e università allo scopo di unificare le regole di calcio e rugby. Non ci volle molto per accertare, qualora ce ne fosse stato bisogno, che i due sport avessero davvero poco in comune, e l’8 dicembre dello stesso anno nacque la Football Association, la federazione più antica del mondo.

Il passo successivo è il 1871, anno di nascita della Coppa d’Inghilterra (attuale Fa Cup), la cui finale, disputata al Kennington Oval davanti 2000 londinesi, finì con la vittoria dei Wanderers per 1-0 sugli Engineers.

In Inghilterra ben presto il calcio si espanse a macchia d’olio, diventando lo sport per eccellenza della classe lavorativa. Un gioco divertente, semplice e stancante, ideale per sfogarsi dopo le fatica di una settimana in fabbrica o al porto.

Gli inglesi, sicuri di aver centrato l’invenzione del secolo, decidono di esportare il gioco al di là della Manica: in Italia nel 1893 nacque il Genoa Cricket e Football Club, e nel  1897 la neonata Figc dette il via al primo campionato italiano vinto proprio dai liguri. Non solo Europa… perché il football arrivò anche oltreoceano accogliendo consensi ed interesse sopratutto in Sudamerica.

 

Ormai il calcio era diventato un fenomeno globale. La voglia di dimostrare la supremazia nel gioco, non solo a livello locale ma anche a livello internazionale, contagiò il pensiero dei più illustri ammiratori di questo sport. Era necessario un organo sopra le parti in grado di regolare a livello mondiale tutte le manifestazioni che di lì a pochi anni sarebbero volate nella testa di grandi pensatori. L’intuizione la ebbe per primo il giornalista francese Robert Guerin, che il 21 maggio del 1904 fondò a Parigi la Fédération Internationale de Football Association, meglio conosciuta come Fifa.

Nel primo decennio del 20° secolo la massima espressione calcistica internazionale risiedeva nel torneo Olimpico: la prima apparizione del calcio ad un Olimpiade è infatti datata 1908, anno dei giochi londinesi vinti dai padroni di casa che bissarono il successo nel 1912 a Stoccolma. I giochi si fermarono per la Grande Guerra, e il calcio internazionale ricominciò a far parlare di sé nel torneo olimpico del 1920 vinto ad Anversa dal Belgio. La prima selezione non europea ad aggiudicarsi una manifestazione internazionale fu l’Uruguay, in occasione dei Giochi Olimpici parigini del 1924.

E fu proprio nel 1924, anno denso di avvenimenti come l’assassinio di Giacomo Matteotti in Italia da parte del Regime Fascista, l’inizio della guerra civile cinese, o la morte di personaggi storici come Franz Kafka, Lenin, Eleonora Duse, Giacomo Puccini, che si iniziò ad avvertire la necessità di organizzare un torneo calcistico extraolimpico che coinvolgesse tutte le nazioni del mondo.

Portatore principe di questo pensiero il presidente Fifa dell’epoca Jules Rimet, convinto che il calcio meritasse un torneo proprio, lontano dalla bagarre di un mondo che aveva subito troppi mutamenti dai tempi del barone De Coubertin. Il 29 maggio 1928 la Fifa si riunì ad Amsterdam per discutere ed approvare l’istituzione della Coppa del Mondo, e l’Uruguay, che esattamente 14 giorni dopo avrebbe bissato il successo di 4 anni prima con la vittoria in finale sull’Argentina nel torneo olimpico disputato proprio nella capitale olandese, si candidò per ospitare la manifestazione.

La doppia vittoria alle Olimpiadi della Celeste scatenò una lunga serie di polemiche: la critica dell’epoca accusò i giocatori uruguagi di assumere un atteggiamento troppo professionistico, lontano quindi dai principi che alimentano la fiaccola di Olimpia. Critica questa che in breve avrebbe investito tutto il mondo del calcio.

Lo stesso giorno si decise che il torneo si sarebbe disputato ogni 4 anni alternandosi alle Olimpiadi. La realizzazione del trofeo venne commissionata all’orafo parigino LaFleur: in un momento in cui Stile Liberty e Art déco dominavano le correnti artistiche, lo scultore foggiò una statuetta raffigurante la dea Nike che reggeva una coppa decagonale, alta circa 30 cm e pesa quasi 4 chili. Venne inoltre stabilito che la nazione in grado di aggiudicarsela tre volte avrebbe avuto il privilegio di custodirla per sempre.

Era nata la Coppa Rimet

Carlo Alberto Pazienza

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SPECIALE MONDIALI:

> “World Cup Story -Il gioco più bello del mondo” (Part. 1)
> Uruguay 1930 (Part. 2)
> Italia 1934 (Part. 3)
> Francia 1938 (Part. 4)
> Brasile 1950 (Part. 5)

> Svizzera 1954 (Part. 6)
> Svezia 1958 (Part. 7)
> Cile 1962 (Part.8)

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