Vendunt vitae: L’inesorabile gabbia del Sistema – Uki & Me (Part. 8)

Il debito divino: l’origine ecclesiale del “debito pubblico” e lo sfondo socio-politico del neoliberismo.
Un viaggio alla scoperta dell’origine del male che affligge i popoli, attraverso le pieghe del tempo e dello spazio, alla ricerca della consapevolezza. La finanza ed il debito hanno convertito l’uomo in uno zombie, uno schiavo ormai inconsapevole. Trovare l’origine di questo male potrebbe fornire una soluzione, un antidoto

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La giornata era tipicamente uggiosa, era novembre.
Intorno alle 14.00 decisi di mettermi al Pc per scrivere l’ultimo episodio del viaggio di Uki attraverso lo spazio/tempo, attraverso la storia, a contatto con alcuni dei personaggi più influenti di sempre.
Mi sedetti alla scrivania pronto a cominciare la stesura ma non riuscivo a trovare le parole giuste per esprimere un epilogo degno. In verità non riuscivo neppure ad iniziare a scrivere.

Tutto ad un tratto la stanza iniziò a tremare, come se fosse in atto un grande terremoto.
Dagli scaffali i libri ed i miei appunti cadevano al suolo, i vetri delle finestre vibravano fino quasi a rompersi.
Fu in quell’istante che di fianco a me apparve, all’improvviso, smarrito, proprio come lo avevo immaginato ogni qual volta facevo in modo che dovesse affrontare un viaggio spazio – temporale. Uki era nella stessa stanza in cui avevo immaginato le sue avventure.

Mi guardò dritto negli occhi.
«Sei tu?» disse con voce decisa.
«Sono proprio io» risposi con tono altrettanto incalzante.
«Come ho fatto ad arrivare qui?» mi domandò.
Gli risposi che non ne avevo idea e che siccome non avevo scritto nulla in proposito non ero più io a decidere quale fosse la sua destinazione o chi dovesse incontrare.
«È stato lui a venire qui, di sua spontanea volontà» pensai…

Iniziammo a parlare:

UKI: Se non mi hai portato tu qui allora chi è stato?
IO: non ne ho idea Uki, probabilmente hai scelto tu di venire da me, hai qualcosa da chiedermi?
UKI: No, non ho nulla da chiederti, se non cercare di capire dove tu voglia arrivare con questa storia.
IO: Non credo di saperlo con esattezza. Il tuo viaggio è anche per me spunto di riflessione; scrivendo, facendoti viaggiare, facendoti parlare con determinati individui è come se lo facessi anch’io.
UKI: Quindi io sarei te?
IO: No Uki, credo tu sia tutti noi.

Ad un tratto il mio telefono squillò…

«Pronto?» risposi…
«Buon pomeriggio Leonardo, sono Danilo, il direttore della banca; ti chiamo per ricordarti il nostro appuntamento, fissato per oggi stesso alle 15.00».
«Si certamente Danilo, a tra poco allora».
Conclusi la telefonata.

Uki mi guardò, di nuovo.
Lo guardai a mia volta.
«Abbiamo un appuntamento in banca» asserì lui.
«Io ho un appuntamento in banca, non tu».
«Portami con te dal direttore, potrebbe essere una buona occasione per ottenere qualche spunto di riflessione sul mio viaggio; del resto ho parlato di debito durante questa storia, con qualunque tipologia di persona tu abbia immaginato, ma non ho mai messo piede in una banca».
«Non so Uki, devo parlare di una cosa importante col direttore».

UKI: Appunto, proprio perché importante; anzi, dimmi, di che si tratta?
IO: Si tratta del fatto che ho bisogno di un prestito.
UKI: Come hai bisogno di un prestito?
IO: Hai sentito bene ciò che ho detto, ho bisogno di un prestito, ho bisogno di liquidità.
UKI: Mi hai fatto viaggiare in lungo ed in largo nel tempo e nello spazio, oltre la vita e la morte, per farmi parlare del debito come il male che affligge l’umanità e tu, ora, hai intenzione di indebitarti?
IO: Non dipende da me Uki..
UKI: E da chi allora?
IO: Non puoi capire.
UKI: Mi pare che il direttore non ti abbia puntato una pistola alla tempia costringendoti a dire “si”, confermando l’appuntamento.
IO: Non c’è altra via Uki.
UKI: Perché dici questo?
IO: Perché ho bisogno di un prestito per ripagarne un altro; perché se non avessi contratto il primo prestito non avrei potuto acquistare l’auto che utilizzo per andare al lavoro.
UKI: Tu, che sfoggi filippiche – tramite me ed i tuoi personaggi – sulla trappola del debito, proprio tu hai bisogno addirittura di contrarre un debito per ripagarne un altro?
IO: Perché credi ci tenga tanto ad affrontare l’argomento?
UKI: Pensavo avessi la soluzione non il problema.
IO: Te l’ho detto, io cerco risposte proprio come te.
UKI: Ce l’hai la risposta.
IO: E sarebbe?
UKI: Non indebitarti ulteriormente, spezza la catena.
IO: La fai facile, amico dalla faccia di luna. Se non mi indebitassi di nuovo non riuscirei a pagare l’auto con cui vado al lavoro e perderei dunque il lavoro che mi serve per pagare l’auto stessa.
UKI: In sostanza con il tuo lavoro ripaghi il lavoro stesso? Ti stai comprando il lavoro? Vendendo te stesso, il tuo tempo, le tue energie, la tua vita. E per cosa?
IO: Sembra proprio sia così…

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Leonardo Pierri

> Vendunt Vitae: La ricerca delle origini del Male sovrano – Uki/Aristotele (Part. 1)
> Vendunt Vitae: Yahweh ed i popoli di Dio – Uki/Yahweh (Part. 2)
> Vendunt Vitae: Il Tempo e la misura della redditizia sopravvivenza – Uki/il Tempo (Part. 3)
> Vendunt Vitae: Il Vano Scarto Tra L’Uomo E Yehoshua Ben Youssef – Uki/Gesù (Part. 4)
> Vendunt Vitae: La malia dell’informatica invasiva – Uki/Steve Jobs (Part. 5)
> Vendunt Vitae: La trappola della tecnologia – Uki/Steve Jobs (Part. 6)
> Vendunt Vitae: Cooperazione VS Competizione – Uki/John Nash (Part. 7)

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9 Comments

  • avevo cominciato a prendere speranza con questo speciale …. soprattutto nel capire e comprendere meglio il problema… aiuto!

  • Bisogna sganciarci da questo sistema altrimenti ne saremo sempre immischiati. Trovare nuovi modi di finanziamento, nuove forme di lavoro più flessibili
    Ma come se ne esce ????

  • INESIRABILE è LA SVENDITA DELLE NOSTRE VITE ! NEANCHE A TROVARE QUEL ILLUSORIO EQUILIBRIO DI MERCATO AUSPICATO DA NASH, FIGURARSI NEI RAPPORTI DI POTERE
    è LA STORIA DELL’UMANITA’ , QUESTI DIALOGHI CE LO RICORDANO MOLTO BENE

  • e’ chiaro che bisogna ridimensionare il nostro stile di vita, trovare possibilita’ alternative etc…
    non farci infinocchiare dalle apparenze che ci vogliono consumatori omologati…
    io credo pero’ che con un po di organizzazione e intelligenza si possa fare

  • GRAZIE A TUTTI I LETTORI ED A TUTTI COLORO CHE HANNO DECISO DI COMMENTARE QUESTO SPECIALE.
    QUELLO CHE MI INTERESSAVA, CIOE’ CHE MI INTERESSA, E’ FORNIRE UNO SPUNTI DI RIFLESSIONE SUI VINCOLI CHE CI PONIAMO DURANTE LA NOSTRA ESISTENZA. DECIDIAMO DI SEGUIRE REGOLE IMPOSTE DA ALTRI, IN ALTRI TEMPI, NON SAPENDO NEMMENO BENE IL PERCHé. IL FATTO è CHE SECONDO ME INVECE POSSIAMO “RISVEGLIARCI”, RITORNARE A GUARDARE ALLA VITA IN MODO DIVERSO, CON PIù PASSIONE E CON MENO TIMORE RISPETTO AI FASTIDI QUOTIDIANI DETTATI DALL’ECONOMIA CHE CI GOVERNA LETTERALMENTE.

    GRAZIE ANCORA A TUTTI DI CUORE.

  • Sono visibili ormai due società ben distinte ed evidenti per coloro che possiamo definire i “risvegliati”.
    Esiste la società del consumatore schiavo e quella di coloro che stanno cercando di costruire un alternativa sana e morale legata ad un percorso di vita, equo.
    I secondi sono già liberi dalla catastrofe che si abbatterà sul mondo come lo conosciamo, i primi invece che ho citato ne saranno travolti e non si salveranno perchè hanno gettato tutta la loro “forza” in un contenitore vuoto e senza fondo.
    Sarà un duro “inverno dell’anima” per coloro che non hanno saputo fare tesoro del più grande dono che possediamo…la nosta coscienza.
    Chi è causa del suo male, pianga se stesso.

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