Vendunt vitae: cooperazione VS competizione – Uki/John Nash (Part. 7)

Essere costantemente in debito ci impedisce di valutare le nostre azioni a livello globale: solo orientando le nostre scelte in funzione delle ripercussioni che queste possono avere sulla vita degli altri “attori del mercato” potremmo impedire il collasso del Sistema sociale

Il debito divino: l’origine ecclesiale del “debito pubblico” e lo sfondo socio-politico del neoliberismo.
Un viaggio alla scoperta dell’origine del male che affligge i popoli, attraverso le pieghe del tempo e dello spazio, alla ricerca della consapevolezza. La finanza ed il debito hanno convertito l’uomo in uno zombie, uno schiavo ormai inconsapevole. Trovare l’origine di questo male potrebbe fornire una soluzione, un antidoto

 

Jobs si alzò dalla poltrona e si rivolse ad Uki con un atteggiamento quasi paternalista:
«Uki, io ho cavalcato l’onda della deflagrazione dell’umanità, ma, come vedi, nonostante la mia vita sia stata completamente orientata al successo ed alla fama e nonostante io abbia potuto raggiungere ciò che desideravo, ora sono qui, in totale solitudine, senza i miei soldi, senza i miei computer, senza aver scolpito il mio nome tra quelli che davvero hanno compiuto qualcosa di grande ed indelebile, almeno non nel modo in cui avrei sperato. Tutti mi hanno ammirato o invidiato, quasi nessuno mi ha voluto e desiderato. Inconsapevolmente intanto, ho alimentato il “debito” e lo scarto tra le persone».

All’improvviso una porta si aprì; dall’altra parte s’intravedeva una scrivania in legno, posta al centro di una stanza illuminata da una luce fioca.
Di spalle, seduto alla scrivania c’era un uomo, dai capelli bianchi con una vecchia giacca rigata poggiata sulle spalle.
JOBS: «Va a parlare con con lui».
Uki si incamminò verso quell’uomo ed entrò nella stanza. La porta alle sue spalle si chiuse d’improvviso e Steve Jobs scomparve per sempre:
L’uomo, chino sui libri, alzò lo sguardo verso Uki e lo invitò a sedersi all’altro capo del tavolo.
«Giochiamo», disse l’uomo.
Uki accettò senza neppure chiedere chi egli fosse o quale fosse il gioco in questione.
«Ah, si certo, perdoni, il mio nome è John Nash, professor John Nash», asserì l’uomo.
«È un grande piacere conoscerla professore», rispose Uki.
NASH: Un mio professore, un grande mentore, inventò questo gioco, Mr. Zero, le va di giocare?
UKI: Certamente professore.
NASH: Bene! Dunque Mr.Zero, assumiamo di essere stati catturati dalla polizia con lo stesso identico capo d’accusa, oltre al porto abusivo di armi da fuoco ed immaginiamo che per precauzione ci venga impedito di comunicare.
UKI: Per aver commesso quale crimine?
NASH: È irrilevante.
UKI: Capisco.
NASH: La polizia a questo punto ci pone una scelta: Collaborare o Non collaborare.
UKI: Prosegua.
NASH: Se solo uno dei due collabora accusando l’altro, chi ha collaborato evita la pena; l’altro viene però condannato a 7 anni di carcere.
UKI: La seguo.
NASH: Se entrambi accusano l’altro, vengono entrambi condannati a 6 anni , mentre se nessuno dei due collabora, entrambi vengono condannati a 1 anno, perché comunque già colpevoli di porto abusivo di armi.
UKI: Prosegua.
NASH: Bene Mr. Zero, sono certo che dal punto di vista individuale la scelta migliore da fare sarebbe quella di collaborare accusando l’altro, giusto? Collaborando rischierebbe da 0 a 6 anni di detenzione, invero se uno dei due collabora accusando l’altro verrà scagionato e l’altro subirà una pena di 7 anni. Non collaborando si è condannati comunque ad un anno di carcere. Dal punto di vista sociale, Mr. Zero, lei potrebbe benissimo scegliere di non confessare e farsi un anno dietro le sbarre soltanto per aver detenuto illegalmente un’arma da fuoco ed io potrei benissimo decidere di fare lo stesso, ed avremmo così ottenuto il minor danno possibile per entrambi.
UKI: Credo di capire, ma continui.
NASH: Bene Mr. Zero, ma come faccio ad essere sicuro che lei non decida di ottenere il massimo risultato per se? Come faccio ad essere certo che lei non punti ad accusare me per ottenere il decadimento delle accuse nei suoi confronti?
UKI: Non può.
NASH: Esattamente, ed è questo il motivo per cui anche io sarò portato a collaborare, accusando lei. Così facendo però entrambi verremmo condannati a 6 anni di reclusione, poiché lei ha confessato ed io, sulla base della strategia dominante, ho fatto lo stesso.
UKI: Dunque, mi faccia capire, saremmo disposti a rischiare 6 anni di carcere anziché affrontare la certezza di un solo anno dietro le sbarre pur di tentare di ottenere il miglior risultato individuale?
NASH: Esattamente. Ognuno di noi è guidato prima di tutto dal desiderio personale, ma è la strategia di cooperazione che reca il minor danno possibile. Infatti Mr. Zero, se io e lei scegliessimo di non collaborare, ci “accontenteremmo” di un anno di carcere.
UKI: Ma a che scopo io dovrei accettare un anno di carcere quando potrei puntare ad averne 0.
NASH: Immagini che solo uno di noi due sappia dove è stato nascosto il bottino della nostra rapina ed immaginiamo che quel qualcuno sia io. Immaginiamo ora che io non confessi, mentre lei, Mr. Zero, decida di confessare accusando me. Lei eviterebbe la pena, ma io e solo io saprei dove è stato sepolto il bottino. In questo caso lei dovrebbe attendere sei anni per sapere ciò che le interessa sapere ed è altamente probabile che io, una volta uscito, non le dirò mai dove il si trovi il bottino.
UKI: Capisco bene.
NASH: D’altro canto invece, se entrambi non mirassimo al mero risultato individuale ma a quello di coppia, allora dopo un anno di carcere potremo godere del nostro bottino.
UKI: Cosa intende dire con tutto ciò?
NASH: Intendo dire che una società che si basi sempre e soltanto sull’interesse individuale non potrà far altro che collassare. Gli individui devono esser educati a contemplare e orientare le proprie scelte anche in funzione delle ripercussioni che queste possono avere sulla vita degli altri “attori del mercato”. L’egoismo, il narcisismo, l’individualismo, hanno creato una società piena di “debiti” che ci rende incapaci di valutare le nostre scelte in funzione di ciò che sarebbe meglio per la collettività.
UKI: La seguo professore.
NASH: Il fatto di essere in debito o contrarre costantemente debito presso terzi ci impedisce di valutare le nostre azioni a livello globale. La nostra azione sarà semplicemente funzione del debito contratto e non funzione del benessere della società collettiva. Ad esempio posso dire di pagare il netturbino perché svolga il suo lavoro, ma non per questo sono autorizzato a riversare in strada tutto ciò che mi capita per le mani e per le tasche. Non posso pensare che, siccome lo pago e siccome egli è in debito con me, allora io sia autorizzato a tenere il comportamento più conveniente per me in quel momento, ovvero non cercare il cesto dell’immondizia più vicino. La cooperazione tra individui è fondamentale, anzi, è indispensabile, se vogliamo che la nostra società possa progredire.

Continua…

 

Leonardo Pierri

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5 Comments

  • sembra di senso comune,ma in verita’ tutto questo discorso e’ molto importante . Pierri ha avuto il merito di fissare una cronologia di cio’ che piu’ ci spaventa e che nel corso dei secoli ha preso sempre nuove sembianze ma stesse terribili conseguenze
    amo questo blog !

  • fantastici questi dialoghi. questa mattina ho letto tutto lo speciale
    devo davvero ringraziare Leonardo per questo suo splendido e creativo lavoro di informazione

    :)))

  • ABBIAMO CAPITO ALLORA CHE QUESTA MANCANZA DI EQUILIBRIO, CONTINUAMENTE SPOSTATO DAI NOSTRI INTERESSI PERSONALI, DIPENDONO DA PAURE ATAVICHE ….. PAURE CHE ABBIAMO ATTRIBUITO ADDIRITTURA AL NOSTRO DIO, COME SI LEGGEVA NEL DIALOGO CON YAWEH…. FONDAMENTALMENTE PER LA PAURA DEL TEMPO, O MEGLIO DELLA SUA CADUCITA’
    QUINDI IL DISCOCRSO QUI E’ ANTROPOLOGICO E SEDIMENTATO DA MILLENNI …. CE LA FAREMO MAI AD USCIRNE ?

  • se consideriamo che sono 2000 anni, minimo, che siamo in queste condizioni…la vedo brutta!
    complimenti Leonardo. Tutto interessantissimo

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