Vanity Size: Il falò delle taglie

Le maison e l'evoluzione delle taglie..

Il modello fin ora ritenuto perfetto dall’industria della moda inizia a vacillare.

Alta, magra e con un corpo perfetto, questi i parametri cui i manichini, le campagne pubblicitarie e le ragazzine di mezzo mondo debbono ispirarsi se non vogliono essere considerate Out!

Ma qualcosa sta cambiando, o perlomeno ci provano. A giudicare dai dati di vendita resi noti dalle grandi distribuzioni del ready-to-wear internazionale, sembra che la maggior parte dell’invenduto, ogni stagione, sia rappresentato dalle taglie non azzeccate, quel 30% di abiti che vengono prodotti seguendo le linee guida in fatto di standard antropometrici della popolazione; standard che risultano sempre meno attinenti alla verità attuale. Ed allora tutti in cerca della soluzione a questo fenomeno che decurta gli introiti delle multinazionali, senza contare l’insoddisfazione che permea le clienti dei brand.

Dati alla mano, dagli anni ’70 ad oggi, le donne hanno preso almeno 4 cm in più sul girovita, eppure quella che una volta sarebbe stata una taglia 44 oggi è una taglia 42, questo abbassamento della soglia determina nelle donne che si trovano sole e pensierose nel camerino una sorta di gratificazione, che porta ad un più piacevole acquisto. Questo si chiama in gergo ‘Vanity Size’, quel processo per cui ogni marchio può attenersi a propri standard di misurazione fisica, così può capitare che da Zara hai una 44, da Mango una 42 e da H&M una 46, con stordimento e mortificazione per gli acquirenti.

Ma una soluzione sembra arrivare dal Cad Modelling Ergonomics, che avvierà uno studio sul campo per censire la varie taglie degli italiani di oggi. Da ottobre e per 5 mesi una squadra di operatori girerà l’Italia con body-scanner per radiografare il corpo di oltre 40 mila italiani, per fornire dei dati il più approfonditi possibile alle varie aziende che si occupano di realizzazione moda. Questo progetto fa parte di quello più ampio, di arrivare alle taglie uniche ed uguali in tutta la UE, evento atteso per il 2013. Allora non si avranno più solo small, medium e large, ma le etichette forniranno anche dati riguardanti la conformazione fisica come ad esempio le misure specifiche per il girovita separate da quelle delle gambe o delle braccia.

Da alcuni studi paralleli e privati, come quello del gruppo Miroglio che attraverso la sua agenzia Ciao Magre ha contribuito a far vestire in modo fashion anche le donne dalla 46 in su, sembra che queste ultime rappresentino il 35% circa della popolazione.

D’altronde basta prendere un pullmann o passeggiare in città per capire che le taglie 42 rappresentano solo una piccola frazione del totale, ma la vanità comunque resta, ed ecco spiegato il perché del successo dell’escamotage usato dalle aziende. Se provando un capo ti dicono e ti scrivono che è una 44 mentre in realtà sarebbe una 48, l’effetto “vanità” vincerà, con soddisfazione sia per l’azienda di moda che dell’acquirente finale.

Misteri del Marketing…

Il mio pensiero corre sempre veloce e realizza che forse questo ennesimo tentativo di portare donne vere e reali in passerella, decadrà come molti altri tentativi attuati fin’ora. Il vero successo si avrà soltanto quando ogni donna e ogni uomo se ne fregheranno della taglia vestita, in favore del benessere personale, quando cioè vedremo per strada delle grassone che non camminano curve solo perché si sentono in imbarazzo, o grassoni che invece dei sandali francescani indossino dei mocassini Bally.

Fino ad allora dovremmo accontentarci dei pochi esempi in questo campo.

Prendete la rock-star Beth Ditto dei Gossip… È grassa, estremamente grassa, ma è considerata una delle donne più sexy del pianeta, perché è lei la prima a crederci, ed è lei la prima a dire di non voler dimagrire.

E non dimenticate un altro esempio… J.Lo, chi l’ha vista dal vivo sa che il suo fondo schiena è molto grande, e sarebbe considerato out da qualsiasi marchio, se non fosse che lei su quell’ingombrante deretano ci ha fondato un impero, e allora tutti l’hanno celebrata e osannata, cosa che non sarebbe successa se la sua autostima non fosse stata ciò che è.

Un consiglio da Personal Shopper? Osate, giocate e divertitevi, perché chi siamo e come dobbiamo vestirci lo possiamo dire solo noi, e non una muta etichetta attaccata su un lembo di stoffa.

 Andrea Algieri

 

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5 Comments

  • amooooooo Betttina Ditto 😉
    cmq anche lei ha usufruito del "ri"tocco magico con photoshop x le varie copertine "alla nature" deticatele…
    una cosa è certa: LEI CI CREDE!
    o forse meglio ancora:
    avrà le sue insicurezze, ma di certo l'aspetto ed i kg in + non sono parte integrante delle suddette, quindi si gode la vita come una bella (ma scheletrica) taglia 40 =P
    e bravo Andrea!!!!!!

    ps:
    misteri del marketing…????
    ma se tutto ciò che ci propinano è marketing 😉 basta che si compri e ci si fidelizzi tutto è come in guerra e in amore: lecitooo! 😉 x le aziende

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