Una sola moltitudine: Il libro dei suoni

Il nuovo disco de iL dOnO

«Cosa credo di essere? Chi mi credo di essere?
Io credevo di essere ciò che non vuoi che sia più…
Cosa conto di essere? Chi non smetto di essere?
Io credevo di essere ciò che non vuoi che sia più…
Chi mi credo di essere?
Sono quello che suono…»

 

Cosa questo momento di fine tempo chieda alla musica è difficile a dirsi. Forse di superare lo spessore della patina soporifera con la quale i nuovi media hanno ricoperto l’esistenza. Non per nostalgia dei bei tempi andati ma per il bisogno di vivere fisicamente i suoni che cavalcano il significato dello stare qui, ora. Ed è questo che ho trovato nell’album de iL dOnO dal titolo “Una sola moltitudine“, uscito circa un paio di mesi fa.

Ma cominciamo dall’inizio e andiamo per gradi, cercando di avvicinare i brani che lo compongono.

 

Gioco estremo: A volte anche l’amore sa essere minaccioso, soprattutto se martirizzato dalle chitarre e cantato con il distacco della crudeltà.

Come il vento: La velocità è un animale onnivoro, capace di assorbire tutto. Se ad essa viene aggiunto il potere del ritmo e la leggerezza del vento allora anche una vita può dissolversi.

Stare fuori: Una presa di posizione poetica,  lontano dalla messa in scena dei sentimenti. Un brano immerso nelle vibrazioni di una chitarra acustica suonata in una sorta di accerchiamento spaziale.

Memento: Anche la fragilità può essere maestosa.

Ovunque sei: Nella simbiosi degli amanti potrebbe nascondersi qualcosa di oscuro e distruttivo che la musica di questo brano sembra alleviare.

Retrò: Basso, chitarra e batteria all’unisono su un testo perfetto per la mezzanotte del mondo.

Vana gloria: Brano ostico, scolpito nelle sonorità ruvide di una cantina senza uscita.

Una sola moltitudine: Dal carro che attraversa il centro della città vestita a festa si alza il canto isterico dell’attore vestito a lutto. La folla applaude disperata, ogni distanza è morta.

Stanza blu: C’è nella fantasia qualcosa di insondabile, un mondo rovesciato gravido di visioni capaci di trasformare ognuno di noi nella proiezione spaziale di un sogno.

Ciò che rimane: Costruito su una ritmica geniale questo brano porta alla dipendenza da ascolto.

Vita propria: Nell’intimità nascono confessioni inspiegabili, capaci di smontare una vita, soprattutto se aperte al cielo da una musicalità sconosciuta e sincera.

 

Così, saltando volutamente i riferimenti alle influenze musicali e letterarie che in questo caso dovrebbero essere definite eredità, il disco dimostra quanto sia difficile oggi raccontare la vita e la moltitudine di sensazioni che la compongono, in maniera tale che possa apparire per quella che è e non per quella che dovrebbe essere. Il tutto nella piena pericolosità del rock inteso come arte.

 

«Io vorrei un giorno in più per imparare a perdonare
ciò che al Mondo non perdono più
Io vorrei un giorno in più per ritrovare le parole, quelle a cui non hai creduto tu..»

 

 Piero Maironi

 

 

iTunes/iL dOnO

Facebook/iL dOnO

YouTube/iLdOnO

www.myspace.com/ildono

SoundCloud

> “Vita Propria” –video 2012

< “Vana Gloria” –video 2013

Una Sola Moltitudine” -da ascoltare sul canale SoundCloud della “29Records

Contatti:

www.29rec.com

guarana.live@gmail.com

 

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20 Comments

  • io credo che il fatto di non riuscirli a "catalogare" sia solo un punto positivo… sono in effetti un po' al di là del solito indie rock italiano.
    non li conoscevo,grazie per la dritta

  • sono d'accordo. io invece credo che siamo di fronte una band molto al di sopra della media del rock alternativo nostrano.
    abbiamo chi spacca tutto, chi con una chitarra prova a dir qualcosa e chi è originale ma non ti arriva.
    questo gruppo (che non conoscevo),solo da queste canzoni sullo space, sembra invece un gruppo che ha molto da dire, i testi sono meravigliosi, e la musica che fanno è insondabile. sembra pop ma lo stampo è rock, il primo pezzo è delirio, rumore ma ti si appiccica addosso. si capisce allora che il verbo è quello rock, di quello autentico. retrò ancora la ballo, stanza blu già la canto, mentre stare fuori e memento mi hanno conquistato lentamente ma sono tra le cose più entusiasmanti che ho sentito in italia negli ultimi tempi

  • i testi sono un po difficili a primo impatto ma ti lasciano quel qualcosa su cui lavorare per tutto il tempo successivo,lasciano un seme di qualcosa che non so spiegare. forse sono testi che non si comprendono con la ragione ma col sentimento

  • la batteria è davvero potente e rock,la voce riesce ad incalzarti in qualche modo, ma c'è qualcosa nell'approccio delle chitarre che sa di geniale. sono dei macigni eppure così eterei..i delay,i suoni, il modo di essere così pop ma originale allo stesso tempo.
    un indie rock come finora non s'era mai sentito!!!!
    ma di dove sono questi fenomeni?

  • Io vorrei un giorno in più per imparare a perdonare ciò che al Mondo non perdono più

    ..hanno detto tutto. davvero grandi

    namastè

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