Un Funerale Cattolico

Prima che tutto sia taciuto e fluisca via... [Racconto breve]

Avrò un funerale cattolico. Mia madre me l’ha detto chiaro e tondo, senza possibilità di replica alcuna. Mi ha detto che ha già parlato con Don Alberto, che siccome mi ha dato la comunione farà uno sconto sulla funzione. Ha detto anche che sosterrà lei le spese, a patto che ‘prima’ mi faccia una doccia e che trovi un completo decente, quanto più elegante possibile, in modo da risparmiare sui costi dell’agenzia funebre. Ho accettato di buon grado – d’altronde non mi importa particolarmente dei dettagli. Le ho chiesto esclusivamente se possono intonare quel canto scout che cantavamo sempre d’estate, da ragazzini, con la chitarra scordata. Le ho chiesto se possono provare a riprodurre quel suono lì. Mi è parsa più seccata da questa richiesta che dal fatto che mi voglia uccidere. Quella, ha detto, «È una mia decisione». Quanto a suonare durante la messa una roba del genere – bè, era fuori discussione. Mio padre, invece, ha reagito come di fronte a qualsiasi notizia io gli abbia mai recato – buona o cattiva che fosse. Ha alzato appena la testa dal giornale e ha detto: «Come vuoi, figliolo», per poi ritornare a leggere. Ho pensato allora che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui entravo nel salotto dei miei genitori. Con quell’intonaco giallo semiscrostato, il portafiori ricamato dell’ikea sul tavolo e quei quadri pacchiani. Con tutte quelle riviste frivole e patinate lasciate a prendee la polvere sul mobile accanto al divano. Mi è corso un brivido su per la schiena, e mi sono congedato formalmente. Poi sono andato da Francesco – il mio compagno di banco delle scuole medie. Non lo vedevo da quindici anni. Ho suonato al campanello – un suono così algido! – e mi ha aperto la moglie, una chioccia dalle coscie larghe e i capelli mal tinti di biondo con la ricrescita scura. Le ho detto di essere un amico di vecchia data di Francesco, che non era in casa al momento, così mi ha fatto entrare e mi ha offerto un caffè. Per la premura l’ho invitata al mio funerale. Credo mi abbia preso per pazzo. Francesco è entrato in casa poco dopo, trafelato, con un volto decisamente più invecchiato di quello tredicenne che ricordavo. Ha reagito in maniera distaccata – si è seduto su una sedia e mi ha chiesto se ne ero proprio sicuro. Se avevo bisogno di un aiuto economico, magari. Nulla di tutto ciò, ho ringraziato. Pagherà mia madre tutte le spese, ho spiegato. Mi ha guardato lievemente stranito. Poi sono andato da Chiara. Le ho portato un mazzo di fiori – così, per convenzione. È scoppiata a piangere a dirotto. Mi ha detto di non farlo. Mi ha pregato, di non farlo. Le ho solo chiesto di indossare una camicetta bianca. Mia madre ne sarebbe stata contenta. Poi ha cominciato a piovere lievemente, con un ticchettio dolce sul vetro delle finestre che ha riempito il silenzio della casa. Si è asciugata le lacrime. Le ho chiesto un ombrello.

di Carlo Massimino

 

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20 Comments

  • non posso dire che questo racconto mi sia piaciuto,ma indubbiamente mi ha lasciato una sensazione di trasporto. quindi mi ha fregato! 🙂

    • Flaccido, scialbo e senza pretese.
      Impara a dar dell’importanza alle parole che utilizzi altrimenti quando ti capiterà di leggere Ballard, Roth o Vonnegut non avrai più parole da utilizzare e starai lì con la bocca aperta a fare un pompino all’aria.

      • Per quel che riguarda il mio “livello cognitivo” ammetto senza vergogna che la mia architettura mentale ricorda un poco quei quadri di Bacon dove tutto appare distorto come appena sporcato dalla bava di lumaca.

        • Su due racconti e un totale (questo escluso) di ventinove commenti, nove sono tuoi, poco meno di un terzo. Nutri un rancore particolare o hai semplicemente molto tempo libero?

          • Dunque, sinceramente ho molto tempo libero e cerco di colmarlo masturbandomi il più possibile, ma non sono così virile da occuparmi totalmente la giornata.
            La seconda scusante -meno seria e molto meno impegnata- è che in realtà sono un tossicodipendente di letteratura e un gran cacasenno, ma l’autore dovrebbe ringraziarmi cazzo, le mie critiche – per quanto fastidiose, lo ammetto- sono sincere e possono aiutarlo più di questi cazzetti che scrivono plausi senza saperne un beneamato cazzo.

          • Non ti voglio incoraggiare poiché -secondo me- è davvero un atteggiamento da stronzi quello di incoraggiare un cazzetto mancante di qualsiasi profondità, tecnica o ironia narrativa.

  • Lacriticasuicida quando ti impicchi ? Il racconto è semplicemente bello e tu semplicemente non capisci pressoché nulla

      • Scusa, un bambino mi ha rubato l’identità.
        Caro il mio anonimo, può anche darsi.
        Forse il racconto è bello e forse non capisco assolutamente niente, può darsi.
        L’importante è motivare le proprie affermazioni.
        Altrimenti è tutto troppo semplice, non trovi?
        Per te è bello e per me no. Tu capisci e io no. Mi devo impiccare. Fine.
        A chi serve? Sono sicuro che possiedi un ventaglio espressivo raffinato e poliedrico, dacci dunque modo di comprendere il tuo pensiero e le motivazioni che ti fanno apprezzare questo “racconto”.

    • La cosa divertente (l’unica, in sincerità) è che uno sfigato di nome “Lacriticasuicida” (e ho detto tutto) si sente in dovere di commentare con ostinazione fanciullesca qualsiasi racconto di questo ragazzo, partendo da presupposti completamente errati, del tipo: a) credere che a noi freghi qualcosa della sua saccente opinione, o delle sue letture (peraltro nulla di illuminante, tutte cose lette e rilette da tutti, Roth e Vonnegut, voglio dire…) ; b) credere che qualcuno possa sentirsi ferito dalle sue zotiche espressioni da scuola media, tipo “infilati la testa nel culo”, uh come sono toccato… ; c) credere che qualcuno possa prendere sul serio le sue boiate, e ritenerlo un grande esperto di letteratura (ahahahah) ; Lacriticasuicida, succhiami lo scroto e per favore, succhia con gusto.

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