James Hillman precisa che diveniamo manipolabili e seducibili quando abbiamo paura. In questa dimensione di terrore ci proiettiamo verso qualcuno che riteniamo capace di salvarci dalla nostra paura cadendo così nel dominio del manipolatore. Solo a posteriori, dopo averlo subito, prenderemo coscienza di essere stati vittime di un processo manipolatorio.
Possono essere diversi gli atteggiamenti che, in una relazione sentimentale, un manipolatore affettivo può assumere.
In una situazione dove i suoi intenti non vengono eseguiti dal partner il manipolatore può irrigidirsi, diventare freddo, rabbioso, togliere l’affetto, fino a far sentire in colpa l’altra persona per cose irrilevanti (soggezione psicologica).
Quindi, senza l’esaudimento delle sue richieste, inizialmente subdole e velate, ma poi dirette e ripetute, il manipolatore può giungere a sparire, non rispondendo a chiamate e messaggi per diverse ore, giorni o settimane (ghosting ciclico).
Il suo comportamento è spesso caratterizzato da una totale mancanza di empatia e piuttosto che avere un confronto sano con il partner preferisce sparire lasciando la vittima nel suo tormento.
Il narcisista quando instaura una relazione tende a mettere in atto delle dinamiche manipolatorie con lo scopo di intrappolare la vittima nella rete. Tra queste azioni il silenzio punitivo è una delle tecniche più subdole e impattanti per la vittima.
In questo modo egli aumenta il suo potere conducendo la vittima ad annientare completamente la sua autostima e stimolando, in maniera ambigua o diretta, le sue ferite pregresse e il senso di colpa.
La vittima penserà di non essere abbastanza perché se è stata lasciata, se è stata abbandonata, si convincerà di non essere degna neanche di avere una risposta.
Quando poi il manipolatore comprenderà di non riuscire a raggiungere il suo scopo, la sua personalità punitiva, lo spingerà a controllare il modo in cui la vittima vede sé stessa e soprattutto la percezione che gli altri hanno di lei (diffamazione e discredito).
In questa fase il suo atteggiamento si orienterà verso un comportamento di sofferenza manifestando una silenziosa e programmata fragilità nei modi e lasciando intendere, anche attraverso altre persone, manipolate a loro volta, che sia vittima e non carnefice del rapporto dannoso.
Si potranno verificare episodi di gaslighting ossia, davanti a specifiche istanze di spiegazioni, verrà messa in discussione la lucidità del richiedente. Saranno negate promesse e eventi accaduti, tutto con il preciso intento di far dubitare la vittima e gli altri della sua memoria.
L’obiettivo è far apparire la suddetta come una persona ossessiva, da ridicolizzare in quanto incapace di percepire il reale.
Lo screditamento dell’identità sociale è funzionale al sabotaggio della reputazione in ogni campo, sia professionale che privato.
L’intenzione primaria sarà di intaccare fortemente l’autostima e costruire un isolamento.
La fase successiva potrebbe evolversi nella triangolazione con l’inserimento di una terza persona.
Il “regista” della manipolazione individuerà un terzo elemento, semplice, non particolarmente intelligente, ma con una forte frustrazione e uno spirito aggressivo, utile da gestire e condizionare nel processo vendicativo.
Partendo da un inizio basato sulla fidelizzazione della persona, il manipolatore tenderà a costruire un rapporto basato su un apparente processo casuale per poi evolvere verso un rapporto confidenziale, di intimità, durante il quale si presenterà come vittima manipolata da un personaggio narcisistico.
Quando il percorso di fidelizzazione trasporterà il nuovo elemento all’interno di un contesto seduttivo, sarà semplice gestire quest’ultimo nella fase punitiva e vendicativa programmata dal manipolatore.
Quindi, la persona, una volta sedotta, condizionata e inserita nella dinamica, verrà orientata, e ciclicamente nutrita, con informazioni e aneddoti strumentalizzati, appositamente distorti, al fine di far apparire la vittima come un elemento negativo, instabile a cui portare rancore.
In relazione alla collocazione del terzo elemento il manipolatore potrà creare artifici atti a costruire, su di lui, una maschera sostitutiva, con richiami alla persona manipolata, sia nell’ambito sociale che in quello privato.
Per contenere e comprimere la sua continua condizione ossessiva, basata sul dramma del controllo con un possibile stato depressivo (oltre al probabile utilizzo di psicofarmaci), il manipolatore simulerà un piano di apparente realtà sentimentale, utile da presentare in pubblico e conveniente per stimolare nel contesto sociale un paragone controllato, dal quale la vittima dovrà uscire demolita.
In dinamiche di questo tipo si potranno riscontrare una serie di atteggiamenti, precedentemente vissuti, tesi ad elevare in pubblico la nuova entrata come persona simile alla vittima, ma migliore.
Il modo per far fronte ad una campagna diffamatoria è di calibrare attentamente le reazioni e basarsi sui fatti.
N.B. Una vittima di una relazione manipolatoria solitamente non sa cosa l’altro dica di lei durante la relazione. Solitamente scopre le falsità dopo essere stata abbandonata.
In questa dinamica la persona manipolata prenderà atto di storie che la rappresenteranno come aggressiva. Sostanzialmente la vittima sarà accusata di avere proprio gli stessi comportamenti che lui teme potrebbero essere denunciati.
Malgrado la sua probabile riuscita il processo manipolatorio avrà un tempo di durata limitato perché ogni azione, basata sulla sofisticazione dei sentimenti, presenta la necessità di mantenere a lungo uno stato di mistificazione emotiva e sentimentale.
In questo caso la durata dipenderà dal rancore del manipolatore e dalla capacità della terza persona di consapevolizzare la sua condizione di sostituta.
Dopo un periodo, più o meno lungo, il manipolatore si scontrerà con la nuova compagna in un crescendo di continui disaccordi e tensioni fino a distaccarsi.
La separazione seguirà le stesse modalità già vissute in precedenza e dopo un breve periodo, il portatore di tossicità, si ripresenterà al cospetto della persona manipolata.
Si dichiarerà pentito e vittima della terza persona che accuserà come l’artefice del suo comportamento.
Se creduto il manipolatore dedicherà alla vittima numerose nuove attenzioni fino ad una crescente azione di idealizzazione accompagnata da un love bombing ciclico che gli sarà agevole per verificare la sua capacità di riconquista.
Una volta raggiunto il suo intento, con un lieve e incostante rinnovamento della sua autostima, il manipolatore ricomincerà il suo loop ossessivo tornando a svalutare le scelte della persona manipolata ogni volta che non sarà soddisfatta una sua richiesta.
La breve sintesi del processo manipolatorio finora analizzato, ha considerato solo la figura del manipolatore che posto alla sbarra viene visualizzato come responsabile e carnefice, ma è bene ricordare che in ogni condizione manipolativa bisogna porci la domanda:
“Come sono entrata/o in questa relazione e quanto io stessa/o ho partecipato alla manipolazione per entrare in questo rapporto?”
Una riflessione importante da sottolineare riguarda la mancanza di consapevolezza del nostro stile seduttivo e la forza che abbiamo nel voler uscire da una confort zone.
In questo caso si rischiano due comportamenti estremi: diventare malipolatori o manipolati.
Quando la vittima riuscirà a distaccarsi da un contesto tossico, dopo molto tempo, acquisirà una nuova capacità di valutare i suoi trascorsi.
Con nuovi occhi guarderà la storia vissuta e gli aspetti di mistificazione subiti. Solo allora capirà che il suo cammino è già proiettato oltre l’attraversamento del dolore, in una consapevolezza illuminante che gli permetterà di superare la paura e il senso dell’abbandono.
Come insegna la psicanalisi: senza amore per sé stessi è impossibile amare gli altri.
grazie Uki per questo interessante articolo
complimenti a S.Pavan per la spiegazione… ne terro’ certamente conto, la prossima volta che mi ritrovero’ un manipolatore di fronte
Spiegazione efficace e utilissima che ci pone interrogativi strettamente legati alle nostre fragilità e alle difficoltà che incontriamo nell’amarci e nel riconoscere l’amore. Grazie Stefano.
Grazie Stefano di aver affrontato una problematica tanto diffusa quanto dolorosa con un articolo così esaustivo. Questa problematica, però, è quasi sempre doppiamente dolorosa perché quando parliamo di manipolatore affettivo pensiamo immediatamente a una relazione sentimentale ma non è sempre solo quella. Ci sono forme di manipolazione che si possono riscontrare nel contesto familiare, difficili da riconoscere perché difficili da accettare. E allora, una volta riconosciute, diventa tristemente facile rispondere alla tua domanda
“Come sono entrata/o in questa relazione manipolativa da adulta ……”
Grazie ancora Stefano, riflettere è sempre un grande aiuto nell’acquisizione della consapevolezza
Grazie Stefano per questo articolo tecnico e al contempo chiaro e semplice, connubio di non facile realizzazione. Complimenti.
Grazie Stefano per portare l’attenzione su questa tematica. Trovo che sia di grande aiuto conoscere e comprendere certi meccanismi, così da poterli riconoscere ed, eventualmente, cercare aiuto competente.
E’ notizia di questi giorni la condanna del filosofo Caffo la cui storia è lo specchio della narrazione del Dott. Pavan. La profondità e la connotazione scientifica dei concetti espressi denota uno studio approfondito ed un pensiero scevro da giudizio retorico, pur mantenendo intatto il profilo etico. Complimenti.