“The little child”: un’emozionante Video per il nostro ‘bambino interiore’

Un emotivo ed entusiasmante cortometraggio come monito per l'adulto che mai deve dimenticare la sua parte più intemerata ed infantile

The little child” (“Il bambino che è in te”) è un video emozionale ed introspettivo, concepito dal regista Michele Pastrello.
Traducendo l’assioma di C.G Jung: «Il bambino interiore, il puer aeternus, è una realtà della struttura psicologica dell’adulto», potremmo dire che in ogni adulto si nasconde il fanciullo che siamo stati. Quel fanciullo che non scorgeva la nequizia, l’opportunismo, il rancore e l’odio. Il fanciullo che dimentica la sgradevolezza del cattivo, sostituendola con il gioco e il candore di uno sguardo sempre terso.

Nella sequenza delle immagini emerge la bellezza silenziosa di una narrazione fiabesca. Le fole si addicono al Natale e, segnatamente, al tema dell’infanzia.
Mi tornano in mente, come un riflesso, le grandi metafore dickensiane legate al tema poc’anzi citato. Un’età difficile con dinanzi agli occhi la debole luce della speranza, somma virtù teologale. Quelli dello scrittore inglese sono bambini angariati e oppressi da adulti aguzzini e senza scrupoli. In un’atmosfera dominata dalla nascente società industriale l’esistenza della “povera gente” si dipana attraverso i sentieri dell’esclusione sociale. L’avvento del capitalismo occidentale e la divinità del profitto fanno da sottofondo sinistro a quella letteratura.

Nel video scorgo una sorta di rito esorcizzante volto a preservare la purezza bambina dalle contaminazioni adulte; dalle “passioni tristi” come le chiamava il filosofo Baruch Spinoza. La malinconia, la rassegnazione, la gelosia, l’invidia, la vendetta, fare il male perché lo si è subito sono sentimenti che albergano in un cuore adulto. Sono passioni tristi poiché incidono negativamente ed irrimediabilmente sulla qualità della vita di coloro che le provano. Lasciando indifferenti i destinatari.
Il Natale, d’altro canto, va osservato con gli occhi sinceri dei bambini i quali sanno che a contare sono gli affetti più cari. Cos’è che conta? A cosa il Natale induce a riflettere? La risposta risiede nel bene che abbiamo donato e nel bene che abbiamo ricevuto. Ecco, il Natale ci ricorda che l’unica cosa per cui vale la pena vivere è il bene in tutte le sue forme. Al di là di ogni fede, credo e trascendenza.
Bisognerebbe invecchiare senza diventare adulti, così Giovanni Pascoli recita in uno scritto. Pascoli afferma, riprendendo un mito platonico tratto dal Fedone: «È dentro noi un fanciullino che non solo ha brividi […] ma lagrime ancora e tripudi suoi». La sua celebre opera che reca come titolo “Il fanciullino“, ed è una profonda riflessione sull’arte della poesia. Sulla necessità di intendere la libertà come fanno i bambini, i quali non conoscono steccati e divisioni ma solo sogni di sogni, magari ad occhi aperti.

«Un uomo adulto che arriva ad un piccolo Castello, in cui si imbatterà in tre Guardiani che lo lasceranno momentaneamente entrare. All’interno l’uomo incontrerà un bambino, che sembra quasi attenderlo…». La descrizione dell’esordio del microfilm, in qualche maniera, ci ricorda il più inquietante castello della letteratura occidentale: “Il Castello” di Kafka: «Era sera tardi quando K. arrivò. Il villaggio era immerso nella neve. Del monte del castello non si vedeva neanche l’ombra, nebbia e oscurità lo avvolgevano, nemmeno il più pallido chiarore lasciava intuire il profilo del grande Castello. K. rimase a lungo sul ponte di legno che dalla strada maestra conduce al villaggio, guardando in alto, nel vuoto apparente». La temperie è la medesima, al posto della neve vi è un bosco e un adulto vi si aggira disorientato, prima di incontrare un bambino.
Ora non si può non pensare ad un personaggio che tutti conoscono, specie i più piccoli: è dalla penna e dai pensieri dello scrittore scozzese James Matthew Barrie che si delinea, nel 1902, la sagoma dell’eterno bambino Peter Pan. Il ragazzo rappresenta l’irresponsabilità, la fuga, il tentativo di non affrontare la vita perché troppo difficile o noiosa. Nella sua interpretazione positiva, simboleggia l’allegria, la spensieratezza e la fantasia. Il potere dell’immaginazione, i pensieri felici e lo scardinamento delle regole tipiche della società adulta.

Un insegnamento all’adulto, che come esorta anche “Il Piccolo Principe” di Saint-Exupéry mai deve dimenticarsi del suo Sé più intemerato e infantile.

 

Giuseppe Cetorelli

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