Tbilisi-Yerevan: il viaggio della speranza

Reportage esistenziale dai confini russi. Georgia e Armenia due nazioni: punto d'incontro tra Est, Ovest e Medio Oriente

Passano i chilometri, la macchina mangia l’asfalto, la testa appoggiata ad un umido finestrino, un dormiveglia che ha il sapore dell’attesa. Attendere qualcosa di nuovo, attendere qualcosa di diverso. A Tbilisi erano le 9, una breve contrattazione con l’autista e via. A questo punto l’ora non ha più importanza: i minuti si confondono, le parole dettano la circostanza, la nave punta a sud verso il confine. Armenia. Nonostante il mondo reale intorno a te sembra essere stato Tbilisi-Yerevan...---2 dimenticato, la mente lavora in un suo spazio specifico. Il sogno e la fantasia si mixano, la concretezza dei pensieri si allaga nella tempesta. Così, nel nulla e nell’inopportuno, puoi permetterti di respirare. Non ho ben chiaro di come le idee si innestino: arrivano e si sedimentano, per poi volare via come le foglie autunnali del vialetto di casa. Sospiri di pensiero che si fanno improvvisamente dolorosi. La morte. Sei felice, gioisci, ti preoccupi, gusti, assapori e ad un certo punto la morte. Cazzo, 25 anni e la morte. C’è una sottile linea rossa che divide l’uomo dal bambino. Una sottile linea che separa i due mondi. In quel momento, esattamente in quell’istante l’ho valicata. Ed è stata la prima volta, un accenno veloce, la realizzazione di ciò che stava accadendo ad una persona vicina a me. La seconda sarà su una fredda terrazza di Imperia, in una notte di follie. Ma il viaggio è anche questo. È la banalità di una metafora, lo scontato di un “come stai”, l’amore adolescenziale. C’era una lacrima che Tbilisi-Yerevan---3 bagnava quel finestrino così umido. Passa, tutto passa, anzi tanto va… L’Armenia è un deserto di rocce e polvere. La strada, a prova di stomaco, è un potente adrenalinico. Tra folli autisti e stravaganti compagnie, Yerevan sembra più un miraggio che una certezza. Sudore e stanchezza, il pulmino conteneva la vita. A metà percorso salgono un gruppo di donne armene. Occhi orgogliosi, occhi di femmina. Quanta fierezza c’è nel descrivere la propria nazione come naufraghi dopo anni in tempesta? Costretti alle pene di un Oceano avverso, adesso questa è la loro terra. Una terra scarna e inadatta alla vita. Cesso fuori, ma elegante dentro. Bruttina dicevamo… l’odore che ci accoglie nella capitale armena è estenuante. Una cappa di smog preannuncia l’arrivo, un traffico incontrollato suggella l’attracco, in mezzo cartelloni dove il baffo di Hitler è paragonato a quello dei turchi. Siamo a Yerevan. Siamo in un paese in guerra, eppure non ve n’è traccia… Il conflitto è nella memoria, è nel presente tra le province più esterne ed è nel futuro tra i passi incerti di una Nazione con immense sacche di povertà, ma con Tbilisi-Yerevan---4 l’appiglio di un luogo sperato e voluto. La Shoa armena inizia i primi anni del 1900. I turchi, sempre i soliti turchi, reprimevano le minoranze nel sangue, vendevano le donne e massacravano gli uomini. Che banalità! Machiavelli non mi avrai mai! La storia non è un circolo, eppure sembra che torni sempre, con gli stessi attori e le stesse azioni. Adesso ci sono i Curdi ad essere massacrati dalle mire di una Turchia sempre più affamata di Medio Oriente. Monito per gli alleati, problema futuro. Curiamo i mali con le radiazione, un giorno si rivolteranno contro di noi. Sai mr. President le cartine non sono torte sacher? Per dividerle serve lungimiranza.Tbilisi-Yerevan---5 Un po’ straniti scendiamo dal pulmino. Soli, in mezzo ad una rotonda tentiamo un primo approccio per chiedere informazioni. Fallito, comincia un lungo girovagare che ci porta in centro. Nuovo, moderno, pieno di boutique firmate, non è certo la città che ci aspettavamo. Donne elegantissime si fermano nei caffè dallo stile francese, sorseggiando fresche bevute pomeridiane. Otto ore di polvere e sudore, non siamo proprio il massimo della presentabilità. Dobbiamo trovare l’ostello, dobbiamo trovare un letto. Un letto per fare sogni pesanti, sogni di stanchezza. Occhi di donna, flussi di idee, amori nati e morti. Il viaggio che ti cambia.  

Davide Lemmi

. . > TUTTI CONTRO TUTTI (Report esistenziale dai confini del Nero Califfato) > IMMAGINA, PUOI.. (Report esistenziale dal confine con Gaza) > ORA NOI SIAMO LIBERI (Report esistenziale dai confini russi) > IL TERRORISMO DEL DEBITO ED IL TERRORISMO DELLE ARMI (Report esistenziale dai confini russi) > IL NEMICO E’ ALLE PORTE (Report esistenziale dai confini russi)  

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8 Comments

  • Istanti di vita strappati alla quiete… tra una tempesta e in altra. Questo post mi rimanda a come la vita prosegue comunque … in qualsiasi luogo , sotto qualsiasi pioggia di violenza ..

  • Sono Paesi che consideriamo lontani, addirittura “strani”, immersi nella storia e che ogni tanto riemergono dal letargo di secoli quasi sempre per tragici eventi. Conoscerli durante una “pausa” non ci potrebbe fare che bene, per lo meno saremmo preparati e aperti a capire di più le ragioni che hanno costruito un’identità che ha resistito a scoli di vessazioni. Lemmi ci prova, ci tiene svegli. Poi tocca a noi.

  • un diario di guerra, un diario di esperienze umane in terre distrutte dentro …. questi report si fanno sempre più potenti.
    complimenti Davide

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