Stefano Duranti Poccetti è uno scrittore e giornalista. Oggi ci focalizziamo sulla sua ultima pubblicazione, che è “Don Chisciotte in frammenti. Variazioni sul mito”, una nuova elaborazione del personaggio di Cervantes.
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– Ciao Stefano, da dove l’idea di rielaborare la vicenda letteraria del Don Chisciotte?
Ci sto pensando, perché in effetti non so ben risponderti alla domanda. Ho visto in questa immensa figura la possibilità di creare un’opera attraverso quella che è la mia “Poetica del frammento e della variazione sul tema”, costruendo la narrazione attraverso brevi tasselli in prosa, che infine dovrebbero dare luogo a un risultato completo e solido. Si tratta di una struttura molto precisa.
– Dunque anche gli scrittori sono un po’ degli architetti?
Indubbiamente! Il libro deve essere ben collaudato perché funzioni. Poi in questo caso, nello specifico, si tratta di uno schema particolarmente preciso.
– Che cos’è questa “Poetica del frammento e della variazione sul tema”?
Il manifesto si trova pubblicato per la prima volta proprio all’interno del “Don Chisciotte”. Diciamo che attraverso brevi frammenti poetici in prosa costruisco la vicenda. La particolarità è che questi brani possono essere letti anche individualmente, sono conchiusi in se stessi, ma allo stesso tempo, nella loro moltitudine, danno luogo a una vera e propria narrazione. Per questo parlo di “variazione sul tema”, termine preso in prestito dalla musica colta, perché attraverso segmenti si racconta un determinato soggetto, stando in bilico tra prosa e poesia.
– Perché parlare di Don Chisciotte oggi?
Credo che questa figura sia attuale e che non finirà mai di esserlo. Attraverso Don Chisciotte e Sancio Panza si parla di due personaggi che scelgono di abitare la dimensione del sogno, fuggendo da quella della realtà. Nel mio testo esiste una differenza sostanziale da quello di Cervantes, visto che, contrariamente a lui, i protagonisti si mettono delle vere e proprie maschere per diventare tali personaggi, ma infine la finzione prenderà il sopravvento e loro si crederanno realmente un cavaliere e uno scudiero, vivendo un pericoloso contrasto bipolare.
– Cosa c’è in questo testo?
C’è dimensione onirica, comicità, ironia. È però una comicità che fa piangere, perché noi ridiamo di un personaggio che ha investito tutto sui buoni principi e sui sogni. Parliamo in qualche modo di un inetto, rimasto veramente umano, tra tanta sporcizia umana… non so se mi sono spiegato.
– Quando è uscito il libro?
È appena uscito e per questo devo ringraziare la casa editrice Prometheus, nelle persone di Francesco Solitario e Damiana Rigamonti, che hanno creduto nel progetto letterario, facendo un grande lavoro anche grafico… la copertina è vivace e fantasiosa. Merito anche a Nicola Caldarone, che ha realizzato una introduzione ad hoc, completamente centrata e molto approfondita.
– Potresti darmi un assaggio di questo libro?
Apro una pagina a caso:
«Una pattuglia di Carabinieri fermò la FIAT 600 multipla di Don Chisciotte e Sancho Panza per un semplice controllo. Fu così che vennero richiesti al cavaliere, che stava guidando, la patente e il libretto. Sancho Panza, sapendo che i documenti richiesti in loro possesso non erano proprio canonici, tremava visibilmente, mentre l’altro si dimostrava assai tranquillo. La patente del cavaliere non era una vera e propria patente, ma semplicemente un foglietto ben ritagliato sul quale stava scritto Don Chisciotte, Cavaliere della Mancia, con accanto un’immagine che lo ritraeva sorridente e vincente. Sullo pseudo libretto invece stava scritto Io son Rocinante, il cavallo del leggendario cavaliere mio padrone. I Carabinieri si guardarono perplessi e già avevano pronte le manette, quando un altro della pattuglia, il quale era rimasto fino a allora in disparte, si avvicinò di corsa, proferendo: “Ma quelli sono Don Chisciotte e Sancha Panza! Non li riconoscete? Su internet sono ormai delle celebrità!” E così dicendo volle un autografo dai due VIP e, non contento, fece con loro e l’intera pattuglia persino una foto. Va da sé che i due non furono né multati né arrestati e poterono così rimettersi in cammino verso nuove avventure».
– Quindi per i loro spostamenti utilizzano una vecchia FIAT?
Già, è un Don Chisciotte contemporaneo, ma i nostri personaggi sono un po’ vintage, seppur non così tanto da cavalcare ronzini. Cercano di scappare dai malati meccanismi dell’odierno… ci riusciranno solo in parte.
Leonardo Biccari