Spartito Gastronomico: Riso Bangladesh

Un ricettario di buon gusto con una sinfonia di accordi culinari, per uno stile CoUKIsound di piatti inediti!

La Rubrica vuole essere un mix di musica e cucina. Questa nasce dal voler accordare la musica alla buona cucina, suggerendo ai lettori dei succulenti brani, facili da ri-comporre e in grado di accontentare/conquistare/accostare l’orecchio e lo stomaco più raffinato. Canteremo di ricette e armonie di ingredienti, capaci di toccare le note di ogni palato. Cercando di raggiungere ogni volta una tonalità più alta

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U-ki si rivede! U-ki si risente!
Qualcuno che alle vostre pupille gustative non risuona indifferente.
Un lusso per pochi… udite, udite è tornata la Mochi!
Perché come canta Santigold «Like when I’m without a care, a bomb will drop out of thin air!».

Preparatevi dunque ad inebriarvi di profumi oltre confine, per un piatto di cui non vorreste arrivasse mai la fine.
Tranquilli, nulla di complicato. Rilassatevi sulle melodie del giovane talentuoso Jacopo Castagna (in arte Le Larve) che, prima di esordire a Sanremo, ci aiuterà nella realizzazione di questo piatto «Semplice, come una canzone che s’impara già la prima volta che si suona».

Direttamente dal laboratorio culinario e salutare della “SCEMziEATen pazzen”, ecco per voi il “Riso Bangladesh” preparato a modo mio.
Buonissimo da solo ma speciale se abbinato a dei crostacei, e perché no, anche a un carico di proteine vegetali quali le lenticchie rosse decorticate.
Cosa mi chiedeva il mio amico Leonardo Angelucci nel suo nuovo album?: «Non dirmi che hai ripreso a cucinare?».

Mai smesso caro. Dovrò contribuire anch’io in qualche modo a quel famoso «Frastuono immenso» di cui parli.

Torniamo a noi, ecco le note che vi serviranno per comporre questo pezzo.

Bangladish sounds:

70 g di riso Bangladesh (da reperire presso lo spacciatore di fiducia, da scovare in uno di quei negozietti sconosciti e meravigliosi di Roma. Il mio proviene dal “bangladino” di Collina Fleming. Testato da mia sorella e ordinato dalla medesima al tizio che ha provveduto a fare scorte una volta tornato in patria).
125 g di gamberetti in salamoia (meglio ancora se li usati freschi)
radice di zenzero
sale
Olio evo q.b.
peperoncino
succo di limone
Fiori di zucchina n.2
100 g di lenticchie rosse decorticate

Componimento gastromusicale

Mettiamo a bollire l’acqua con il sale. Lasciamo risuonare il riso Bangladesh su fuoco lento per circa 12 minuti e contemporaneamente cuociamo i due fiori di zucchina al forno (a 200 gradi per 10-12 minuti).
Nel frattempo negli studi di registrazione a fianco, occupiamoci delle lenticchie che risciacqueremo e lesseremo per 20 minuti, per poi procedere con la preparazione del condimento afrodisiaco. Ripuliamo dunque i gamberetti dalla salamoia, lasciandoli 3 minuti in ammollo con del bicarbonato, limone e acqua. Scoliamoli e facciamoli cuocere in padella per 5-6 minuti circa, con un pizzico di peperoncino, succo di un limone, un pezzetto di zenzero in radice e un filo d’acqua.
Impiattiamo il tutto con l’aiuto di due stampini rotondi (uno grande e uno più piccolo) da biscotti.
Creiamo dunque i nostri due ‘health magic circles’ ai quali aggiungeremo un filo d’olio ciascuno e poi godiamoci in pace questa sinfonia.

Da mangiare separatamente o intrecciando insieme tutti i sapori.
Vi invito a tenere bene a mente quanto segue:

Cucinare per se stessi è importante. È coccolarsi. Volersi bene. Bisogna imparare anche a condividere il nostro amore.
E allora cosa state aspettando?
«Let’s eat my love, my love, my love, love love».

E se non sapete come dimenticare qualcuno, la bontà di questo piatto appagherà momentaneamente la vostra fame di sentimenti.
E così come suggerito sempre dai pazzeschi Alt J: «Something good, oh something good tonight will make me forget about you for now»…

Il buon cibo può fare miracoli, può allontanare i brutti pensieri, colmare vuoti, riunire gli amici… «ed è un po’ come essere felici»…

Curiosità sulle lenticchie rosse decorticate

La lenticchia (Lens culinaris) è una leguminosa conosciuta ed utilizzata fin dall’antichità. È una pianta coltivata in tutto il mondo così come in Italia.
Essendo quella da noi utilizzata biologica e decorticata, risulta ideale per l’alimentazione dei bambini e di chi non riesce a digerire la buccia nei legumi in generale. In tal modo si evitano quelle fastidiose fermentazioni intestinali. La decorticazione favorisce anche la riduzione dei tempi di cottura e la rende perfetta per la preparazione di vellutate, zuppe e minestre.
Tra le sue caratteristiche nutrizionali principali troviamo un alto contenuto di proteine vegetali che la rendono un’ottima sostituta di quelle animali, spesso ricche di grassi saturi e colesterolo. In effetti il suo elevato contenuto di lectina, aiuta a prevenire e combattere il colesterolo cattivo.
In più sappiamo che proprio grazie alla loro composizione bilanciata di carboidrati, fibre e proteine, aiutano a tenere sotto controllo la glicemia nel sangue e quindi l’insulina, che serve appunto a metabolizzare gli zuccheri: quest’ormone, se presente in eccessive quantità, causa accumulo di adipe e predispone a stati infiammatori e diabete.
A me piace gustarle pure lesse e con un filo d’olio a crudo.

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Veronica Mochi

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