“Comics On My Back” è la Rubrica che presenta i sodalizi artistici creati da fumetti, illustrazioni e disegni.. contaminati dalla musica.
La copertina di Comics On My Back è affidata alle matite di Alessio Spataro.
I protagonisti di questa puntata di “Comics On My Back” sono un tizio che «carica video e cartoni animati su YouTube» (cit.) che appena vengono caricati sul canale beccano 100mila visualizzazioni in un giorno e l’altro è la voce, la drum machine e i sintetizzatori del gruppo che, negli ultimi due anni, ha avuto la crescita maggiore nella scena indipendente italiana e che ha concluso i due anni di tour con un festone al Paladozza di Bologna.
Sulle pagine di Comics On My Back abbiamo il piacere di ospitare Simone Sio Albrigi e Bebo de Lo Stato Sociale.
– Sio descriviti in 7 parole!
Tizio che fa cose buffe e altro.
– Come hai iniziato la “carriera da youtuber”?
(ride) Vorrei ricordare che non mi piace associarmi alla parola “youtuber”; sono una persona che carica video e cartoni animati su YouTube. Ho iniziato con il video di “Call Me Maybe” tradotto con Google Translate; da lì ho avuto 100’000 visualizzazioni in un giorno e ho pensato che sarebbe valsa la pena esplorare ‘sta cosa di youtube.
– Hai iniziato proprio con le canzoni tradotte con Google Translate; come ti è venuta l’idea?
Sì, all’inizio facevo solo quello; ho provato a fare un sacco di cose, a sperimentare. Mi piace far cose diverse e far ridere, per cui mi piace trovare sempre nuovi modi per farlo.
– Come è nata l’idea di realizzare dei video musicali con Elio e le Storie Tese e Lo Stato Sociale?
Sio: Me lo han chiesto loro: mi hanno scritto un messaggio su YouTube per chiedermi se mi interessasse fare un video con loro. E ovviamente ho risposto sì.
Gli Elii sono arrivati dopo, in realtà, i primi sono stati i ragazzi de Lo Stato Sociale, con cui abbiamo deciso di collaborare in questo modo: ho fatto per loro il video di “Questo è un grande paese” e poi avremmo scritto una canzone insieme, “La canzone dei piedi“. Prima la canzone doveva essere “La lista delle cose che si possono mangiare”, invece poi abbiamo riscritto tutto ed è venuta fuori una canzone molto diversa.
Bebo: La collaborazione con Sio è nata per sbaglio e per gioco come spesso ci capita. Avevo scoperto i video di Sio su YouTube all’epoca del Dottor Culocane quando era ancora in Giappone… quindi circa 3 o 4 anni fa e me ne sono innamorato subito. Sio ha quel tipo di umorismo tra il demenziale con grande acume, il surrealismo e il completo no-senso allo sbaraglio che mi fa uscire di testa. Quando abbiamo completato “Italia Peggiore” ed è arrivato il momento di pensare ai video la scelta di Simone per il video di “Questo è un grande paese” è stata inevitabile, così l’abbiamo contattato e lui si è dimostrato davvero disponibilissimo e perfetto per andare a segno. Per sdebitarci abbiamo collaborato con lui anche per il suo video “L’invenzione dei piedi” e ovviamente è stato nostro ospite al concerto al Paladozza. È una persona squisita, merita tutto il successo che sta avendo.
– Il concept del video come è nato?
Le immagini e il video sono tutta opera mia, ho preso il testo e l’ho reinterpretato a mio modo.
– Altri artisti con cui ti piacerebbe collaborare?
Mi piacerebbe più che altro fare la mia musica, pezzi come “Cactus sullo skateboard“, “Le cronache di Re Culo“. Canzoni che scrivo e disegno io; così da avere il controllo completo del processo creativo in modo da potermi esprimere al meglio.
– Che musica ascolta Sio?
Ascolto un botto di musica strana; mentre scrivo ascolto un sacco di chip tune, che è tipo musica dei videogiochi: per concentrarmi non posso ascoltare musica con le parole per cui ascolto moltissimi brani strumentali.
Quando invece voglio ascoltare qualcosa scelgo la musica rock e folk italiana, molto blues; molta musica alternativa che non conosce nessuno tipo i Left With Pictures, i City and colour; cose che potrei ricantare io con la chitarra.
– Hai pubblicato le raccolte di strisce, un magazine in edicola, hai scritto diverse storie per Topolino… Quale sarà il tuo prossimo passo?
Sto scrivendo un libro con Tito Faraci che uscirà per Feltrinelli e, spero, ‘Shockdom’; lui si occupa della sceneggiatura e io dei disegni. È un libro su un gioco di equivoci continuo, un disastro!
E poi moltissima altra roba che non posso ancora annunciare.
– I “Fumettisti uniti per la verità su Sio” riusciranno a raccontare la verità?
Spero di no, perché la verità vera è troppo per chiunque!
– Quali sono i fumettisti e disegnatori cui ti ispiri?
Bill Watterson (il padre di Calvin & Hobbes), Silvia Ziche, Tito Faraci, Leo Ortolani.
– Il pubblico che ti segue su internet e che viene a incontrarti nelle fiere è molto giovane; ti aspettavi di fare così tanta presa sui giovanissimi?
Così tanto no, però son veramente contento: i bambini sono le mie persone preferite, sono esseri umani che non sono ancora diventati noiosi. I bambini sono una figata!
– Dobbiamo aspettarci strisce educative del tipo “Sio che insegna cose”; senti un peso educativo nei confronti dei bambini che ti seguono?
No, assolutamente. Anzi, i bambini devi trattarli come degli adulti; ho fatto l’insegnante d’asilo in tante scuole per cui so di cosa parlo. I bambini non li devi trattare come degli stupidi, se li tratti in modo normale loro ti rispetteranno. Ovviamente ai bambini di 3 anni non puoi fargli leggere Bone ma, anche ai bambini piccoli, non bisogna rivolgersi in modo eccessivamente edulcorato.
– Da quando hai fatto il grande successo come è cambiata la tua vita.
Il più grande cambiamento è che non ho più un posto in cui vivere, praticamente vivo sui treni; mi piace anche molto perché la mia cosa preferita è mangiare e attraversare l’Italia mangiando è bellissimo!
– Prima di diventare famoso per i tuoi video e strisce divertenti cosa facevi?
Prima vivevo in Giappone, insegnavo inglese ed italiano; il viaggio in Giappone è stato il mio saluto al paese perché è stata l’ultima cosa che ho fatto lì prima di tornare qua. Quando mi sono licenziato avevo il visto valido ancora per qualche mese e ho deciso di sfruttare questo tempo facendo il giro del Giappone in bici.
– Bebo, tu e Abi avete recentemente scritto il libro “Il movimento è fermo” che ha ricevuto molti apprezzamenti e molte critiche; qual è stata la critica più intelligente e più utile al vostro libro?
Dirò una cosa che può sembrare saccente e presuntuosa ma ti giuro non vuole esserlo: spalare merda su un libro è molto più complicato che su un disco. Questo ovviamente è legato alla diversa fruibilità che le due cose hanno. Un disco te lo metti nelle cuffiette, nell’autoradio, quando fai altro, mentre un libro ti richiede attenzione e tempo. Per questo si legge sempre meno, per questo le critiche arrivate al libro sono state principalmente aprioristiche: «ecco, adesso scrivono pure un libro, chi si credono di essere? Sarà la solita merda opportunista!». Quindi dai, ce la siamo cavata con i grandi classici.
Più nel merito della scrittura, la parte del libro più soggetta a critiche costruttive è stata la costruzione dei personaggi che, per alcuni, è stata poco approfondita. La nostra scusante è che è “la nostra prima volta” e cercare di scrivere un libro tutto sommato abbastanza ambizioso per coralità e struttura non ha aiutato nel raggiungere la perfezione in alcuni punti ma credo sia inevitabile e per come siamo fatti un motivo in più per pensare di cimentarci ancora con la forma del romanzo. Migliorando sempre, cercando di fare sempre meglio.
– Come è nata l’idea di scrivere un libro?
Colpa e merito di Albi che quasi tre anni fa – dopo aver terminato “54 di WuMing” – decise che “si poteva fare”. La scrittura è una passione che abbiamo condiviso sin dai primi momenti di conoscenza alle superiori e intimamente entrambi abbiamo sempre desiderato riuscire ad arrivare alla pubblicazione di un libro. Non è stato un processo immediato, ci abbiamo messo una trentina d’anni… però è stato piuttosto naturale: prima sarebbe stato precoce, dopo ci saremmo consumati di desiderio.
Dicevo: Albi aveva scritto questa manciata di pagine e una gabbia narrativa ma era “bloccato” e mi ha chiesto di dargli una mano che magari in due saremmo riusciti a portare a termine la cosa. Così abbiamo cominciato nelle pause tra un tour e l’altro a lavorarci e nel giro di un paio d’anni l’abbiamo terminato.
– Vi è mai capitato di trovare la vostra musica condivisa da persone e/o spazi diversi da tutto quello che voi siete e fate?
Il bello del fare musica è che quando pubblichi le tue cose poi queste smettono di essere solo tue, si liberano e vanno dove meglio credono e dove meglio possono. È inevitabile che a volte possano finire dove meno te lo aspetti o dove meno vorresti. Di chi è la colpa? Diciamo di nessuno per assolvere papalmente tutti, personalmente credo ci possa essere una “colpa” nel chi fa la musica. Se le canzoni de Lo Stato Sociale vengono canticchiate da un fascista o un da omofobo o da un padre di famiglia che picchia i propri bambini io questo non posso evitarlo o riprenderlo indietro, l’unica cosa che posso pensare di fare è rendere ancora più chiaro il messaggio che le canzoni veicolano, creando in qualche modo ancora più identità. Più rafforzi questa identità, questa lingua o narrazione all’interno delle tue canzoni più è improbabile che finiscano laddove tu non voglia. Detto questo ribadisco che alcuni meccanismi di diffusioni sono così capillari, traversali ed imprevedibili che la possibilità di arrivare dove meno ti aspetteresti c’è sempre. Per qualunque band.
– Qual è la cosa che più vi manca e quella che invece apprezzate di più lontani dai palchi?
La cosa che ci manca di più dei palchi sono i palchi. Una banda come noi che ha fatto dei tour una specie di ragione di vita senza i concerti si sente abbastanza smarrita, uniscici che non solo non siamo in tour ma stiamo anche lavorando sul nuovo disco e che il lavoro di studio e sala prove è una mezza tortura… Un dramma.
La cosa che apprezziamo di più è riappropriarci di una vita più normale, dove hai anche tempo di farti due giorni al mare, andare a vedere una mostra o uscire il venerdì sera con gli amici visto che non lo facevi da qualche anno per suonare a spasso per l’Italia.
– Chi sono le persone che vorreste ascoltassero “Pubbliche dimostrazioni d’odio“, il brano che avete scritto e cantato con Immanuel Casto?
Tutte senza distinzioni di orientamento politico, sessuale.
– Quali sono i fumetti che leggono i ragazzi de Lo Stato Sociale?
Albi qualche settimana fa l’ho visto in treno con il fumetto di Toffolo su Pasolini. Lodo so che legge molto Marvel, specie l’Uomo Ragno che non manca mai nel cesso di casa sua. Da Carrot ho visto Habibi di Craig Thompson. Checco non è mai stato un grande fan dei fumetti a parte qualche Dylan Dog e John Doe, di recente ha letto anche lui cose di Toffolo regalategli proprio da Davide. Io un tempo leggevo qualche graphic novel, ma è stata una passione estemporanea, sono abbastanza capra sull’argomento… Ricordo come un grande fumetto 5 è il numero perfetto di Igort, assolutamente.
Alleghiamo questo video, che è quello che hanno fatto insieme:
.
ci sei mancata Molinari! è sempre bello leggere di queste collaborazioni tra arti. non conoscevo bene questa partecipazione tra i due…interessante!
che ficata Sio!!! 😉
molto bello il video.
e quello che fanno loro due insieme. si sposano perfettamente
sempre interessante questa rubrica di Giorgia!
Voglio il libro!
ricordo l’invenzione dei piedi …. fortissimo!
collaborazione riuscitissima!
simpaticissimo ed esilarante!
la minimale esemplificazione del tratto di Sirio con l’ irriverenza de lo Stato Sociale sono stati un bel connubio
Bella intervista….
Giorgia Molinari lo stai facendo bene!
:)))
un trait d’union fatto di immagini e sarcastiche visioni. una fusione esilarante!
Sio e Stato Sociale meravigliosi!!
bellissima intervista di Molinari,questa rubrica l’adoro! Sio pure, lo trovo bravissimo nella sua essenzialita’…poi con gli Stato Sociale <3
Ennamooo
Wao! Due personaggi che adoro! Sio mi fa stare bene. E con lo stato sociale mi ci sfogo!
Grazie Molinari. Qusta rubrica e’ unica!!!
si anche per me . adorabili entrambi. interessante rubrica,complimenti Giorgia Molinari