Sing Street [Recensione]

Un film carico di buone vibrazioni che emoziona ad ampio spettro, sembra facile ma non lo è affatto e mi ha fatto un po’ di invidia...

.«Non si esce vivi dagli anni 80
Dentro o fuori la televisione?
Meglio artefatto e volgare
o meglio coglione?
Cos’è che non mi piace
in questo baraccone?
Sarà che dentro è triste
e starne fuori è una prigione, 
non sai che non si esce vivi dagli anni ’80.. 
Non si esce vivi dagli anni ’80…».
Afterhours

«If i sing a song,
will you sing along,
or should I just keep singing right here by myself?».
Blue Man Group & Dave Matthews

«In time this won’t even matter
This chapter will be long on the grass
And we’ll talk about everything ‘til it’s easier
Your beauty is nothing compared to what
You will become».
Glen Hansard

«Where’d the days go? When all we did was play
And the stress that we were under wasn’t stress at all
Just a run and a jump into a harmless fall from».
Paolo Nutini

 

Premessa: mi dissocio da qualsivoglia doppiaggio. Tutto ciò che dirò a proposito del film è nella sua versione in lingua originale (sottotitolato va benissimo lo stesso).
Una volta dissi a Lababy «Gli irish con la musica hanno qualcosa in più». Mi riferivo ad un quid a cui ho avuto modo di testimoniare più e più volte con un certo stupore e a volte una sottile invidia. Devo dire che ultimamente anche sul versante cinema mi stupiscono molto (recuperate “Calvary” se ne avete modo), producono pochi film ma tutti di una certa fattura. Mi era piaciuto molto “Once“, con il suo approccio low-fi e easy going (perdonatemi anglicismi e barbarismi vari, ma nel momento in cui sto scrivendo vi assicuro che è tardi…) e mi riprometto sempre di vedere “The Commitments” (a breve, sempre a breve).
Con un certo scetticismo sono entrato nel cinema, messo il biglietto in tasca e sono sprofondato nella poltrona chiedendomi se non sarebbe stato meglio vedere che cosa propone J.J. Abrahams. Ma dalle prime scene capisco che mi trovo di fronte ad un film bello e a suo modo complesso che parte dalla crisi economica che ha preceduto la tigre celtica, entrando tra le mura domestiche di una casa in cui anche le certezze più basilari sembrano crollare portando a fondo tutto quello che rimane di un “prima”.
Poi succede che arriva l’amore e con l’amore la musica, che è appiglio, salvezza, catarsi, sogno, gioia, arte, vita. La musica come creazione della realtà e del proprio Io, della propria identità, come il mosaico che compone l’anima. La musica che rende le persone rigide improvvisamente fluide, che cambia tutto nella sua semplicità e immediatezza.
Rimane fuori, ma forse non è nemmeno cercata o voluta, una critica alla colonizzazione culturale, e quindi anche musicale, della splendida tradizione irlandese, l’agghiacciante abbraccio della pop music che globalizza e snatura le peculiarità di un certo scenario unico, in qualche modo ha un’accezione progressista che non riesco a condividere. Rimane fuori il punk e la tradizione secolare.

Sing Street” è un film carico di buone vibrazioni che emoziona ad ampio spettro, si ride, si piange, si sospira, si batte il piede e si viaggia con la testa o con i ricordi, per associazioni più o meno libere, è un film che può sembrare facile ma che non lo è affatto ed è un film che mi ha fatto un po’ di invidia, perché noi nello stivale abbiamo un panorama musicale meraviglioso e difficile che non viene esplorato come dovrebbe nonostante alcuni pregevoli tentativi.. ok “Lascia perdere, Johnny“, ok “Basilicata Coast To Coast“, ma quanto altro si potrebbe e dovrebbe fare…

 

Nicholas Ciuferri

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