‘Scrotandomi’ dentro

Quando uno vuole scrutare dentro di sé e scopre di essere un po'...

Era una mattina, quando il vento divenne freddo e il sole andò ad intermittenza sull’alberello addobbato di stelle. Click, clack, mi pare fosse il suono dell’apocalisse, o almeno così mi suggerì il tipo con la mirra.
Il brivido si insinuava tra le coperte, insaporito di ottone, pomelli e manici di scopa. I piedi al di là del consentito, sospesi nel vuoto, pochi centimetri dal parquet, fa tutta la differenza del mondo.

«Tagliategli la testa» gridava la regina, e tutti a pensare «È pazza, poverina». L’avete sentita, mi pare di ricordare, quando quella volta mi raccontaste della tazza di tè, di me, e di lei.
«È pazza poverina» avete pensato. Ma il pazzo si avvede, prevede, e pontifica. Delle tre, è l’unica a non essere una parola composta, l’ultima, eppure contiene il desiderio di milioni di persone, il pazzo lo sa, e voi?
«Sei pazzo poverino». Si, perché il pazzo non schematizza, non è intrappolato. Non semplifica, lui pontifica. Sempre lì sta lei però.
Viaggia, esplora, piscia un po’ dove vuole, anche sulle teste dei passanti. È liberatorio sapete?
«È pazzo? Si è pazzo» è così, e lui fa quel che vuole. «Che ci vuoi fare, è pazzo, scansati» e lui continua a imbracciare l’uccello e fa quel cazzo che vuole. Lo dirige sul gregge, battezza le sue pecore di minzioni d’orate, e ne gode di quella liberazione così primitiva, vanagloriosa.
Eppure folle, così libero, la sventura di colui che non vuole farsi capire, eppure parla senza filtri e doppi termini, è li che risiede il seme di quel dono.
«È pazzo» colui che non si nasconde, dottor Jackill, non Mister Hyde. Eppure nasconde errori per farsi correggere dagli stolti, la forma prima della sostanza, attenti a voi miscredenti e millantatori. Dissemina false sciagure per farsi mal giudicare, il dito punta la luna, occhio a non darvelo per l’occhio, è il dente per il dente.
Era una mattina con un filo teso su per la terra, tonda pare a dirsi, eppure così piatta, per alcuni. L’apparenza, anche qui, la sostanza ne differisce.

Eppur così appare, piatta, e non lo è. Capite vero? Non siate dotti e ignoranti, non giudicate un giullare da quel che non è. In fondo il jolly Joker è vestito da pagliaccio, ma quando lo peschi dal mazzo tutto cambia, lui diventa quel che vuoi te. Lo pensi davvero? Non è così caro amico. Il pazzo si mostra perché è il suo gioco, le carte sono tante, il caso è il modo che hanno gli scienziati di chiamare ciò che non sanno spiegare.
Era una mattina, Quando così fissò un punto sul muro, dove il gatto fissava prima di lui. «Non c’è nulla gridò». Ma non distrarre il gatto per favore, lui vede ciò che tu non puoi.
Lui è gatto, te sei pazzo, cambia qualcosa, forse no.
Chiedete pure, chiedete ad alta voce dolci creature, e vi sarà dato lo scarto di una esistenza, non temete, basterà. Se chiedete questo riceverete, cosa pretendete di fronte a tale viltà?

Dicevo, chiedete pure dolci creature, a me chiedete la verità.
Chiedete, era una mattina, è già giorno. Si vedrà.

 

Matteo Madafferi

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