Come ogni pomeriggio da ormai 3 anni a questa parte, Tiziana, dopo aver controllato di aver chiuso il gas 2 volte, scendeva di casa, con tutta la sua imponenza matronale, per recarsi negli studi di Cinecittà.
Tiziana aveva le mani rosse e gonfie, forse per il caldo, forse per la vita che con lei non era stata generosa, fatto sta che era riuscita ad accaparrarsi un posto serio da opinionista sentimentale nello studio di Canale 5 di Uomini e Donne. Maria l’aveva conosciuta in un bar poco distante e subito le aveva detto, con la sua voce roca ma sicura: «Senti, dai, vieni a farti un giro da noi, si tratta di poche ore a settimana. Io so che hai un punto di vista diverso dal mio, e poi, mi piace il tuo volto che trasmette esperienza in amore».
Tiziana, pur non comprendendo molto l’ultima frase, non aveva esitato ad accettare; in fondo era sola in casa, il marito Franco era morto da 10 anni circa, e poi non capitava così di rado che, nei grigi pomeriggi romani, fatti di ferro da stiro e solitudini ancestrali, si soffermasse a osservare la freschezza di quei giovani amanti che si scambiavano passioni con nonchalance riconosciuta.
Giunta al cancello degli studi, attraversò i lunghi cortili del purgatorio, fino ad arrivare nel camerino del trucco. Lì c’era ad attenderla, come di consueto, Piero, il make-up artist, l’illusionista capace di abili giochi di prestigio sulle carni umane. Piero era molto garbato e gentile con Tiziana, un bell’uomo sulla cinquantina, protesi perfetta per il programma dei bellissimi di canale 5: alcune volte, forse aizzata da troppi anni di astinenza, Tiziana aveva pensato di approcciare Piero. I suoi erano pensieri grossolani, effimere tentazioni di donna che chiede vita. La sua mente era già altrove quando venne a conoscenza dell’omosessualità del truccatore.
Anche oggi si era pronti per le riprese: le luci, il pubblico, i tronisti, Maria e Tiziana erano al loro posto. La grande macchina dello showbiz degli anni zero poteva partire aggredendo gli spettatori come un bolide fiammante.
Si parte subito alla grande con la storia più importante, quella di Otello e Vanessa. Otello è un ragazzo di 26 anni, laureato in economia alla Bocconi; è uno dritto, sa di far cadere ogni donna che incontra con il solo potere del suo curriculum da prima classe: figlio di un noto imprenditore lombardo, sta ora partecipando a un progetto di ricerca dell’università milanese. Otello conosce lo spread, la bolla finanziaria, conosce l’Europa dei banchieri e la troika e proprio non so che cosa ci faccia qua: forse, però, pensandoci, è la stessa cosa. In fondo ogni cosmo di successi corrisponde ad un microcosmo estetico narciso, che, vai a vedere poi, risultano spesso disgiunti. Un mio amico geometra mi diceva: «Nella vita soldi e cervello non s’incontrano mai».
Ora non credo nelle verità assiomatiche della matematica, ma per Otello la si poteva liquidare così.
Vanessa, invece, è una ragazza bella, forse solo questo. È bionda, ha 22 anni, un diploma al liceo scientifico e tanti sogni irrealizzabili. Ma lei ancora non lo sa.
La storia di cui si discute è molto semplice: Otello è uscito con un’altra tizia dello studio e Vanessa non ha preso di buon grado la cosa. Si lascia tempo ai due di sfogarsi con calma. Vanessa ha un vestitino magenta che le scende sulle gambe, tacchi rosa e smalto rosso tranne sull’anulare destro dove ha messo uno smalto blu elettrico vertiginoso. Vanessa vuole andar via, urla «Tu per me eri diverso, bastardo!», ma l’amore è impossibile così, che poi è già difficile per strada o a casa, figuriamoci sotto i riflettori. Il voyeurismo dei sentimenti non ha mai portato a nulla di buono, comunque.
Le parole di Vanessa, la bionda bella, sono sacre per l’auditel di Maria che pensa compiaciuta «Anche oggi abbiamo vinto», ma Tiziana pensa a tutt’altro: pensa ai domani rimandati, pensa ai figli che non ha mai avuto e che probabilmente non ha mai desiderato, pensa al marito Franco che è morto troppo presto e che non ha mai conosciuto veramente e che non le manca. I suoi occhi chiusi guardano liturgicamente a un altro mondo. Fuori è già notte. Una voce le dice qualcosa che non riesce a decifrare. Una lingua di fuoco sta prendendo Tiziana per l’apostolato del nuovo millennio.
Nel marasma generale, ove ogni frase si accavalla e pare disperdersi nel nulla, suona greve la voce di Maria: «Otello ma quindi tu hai intenzione di continuare con Vanessa?» – «Maria, io voglio solo vivere, poi si vedrà l’amore cosa ci riserverà. L’anno prossimo parto per la California, forse non me la sento di impegnarmi seriamente con lei. Mi dispiace le abbia fatto credere delle cose diverse dalla realtà».
La lapidaria risposta di Otello, oltre alle moine fiabesche di Vanessa, provoca le polemiche degli opinionisti in studio: «Nooo Maria ma stiamo scherzando non si può trattare la ragazza così, si sta giocando coi sentimenti qui eh. Basta ora!» – «Ha ragione Tina, Maria. Otello bada solo ad apparire. È qui per apparire!».
Maria, allora, sentite le opinioni in studio, si rivolge a Tiziana. Tiziana, fra le parti, rappresenta il pubblico, il popolo che fa sentire la sua voce.
Tiziana è la democrazia.
Tiziana però non sa cosa dire, ha perso le parole, ha la faccia madida di sudore e le labbra fuori posto. La possessione è già realizzata.
Tiziana ha una missione.
Scuotendo la testa e squadrando lo studio da capo a piedi, riesce a mettere una frase insieme con fatica: «Nun ce vedo più chiamate er medico..» sviene sugli scalini, come in estasi.
Mentre nello sgomento generale e nello share alle stelle, i paramedici la portano fuori dallo studio, Tiziana, passando accanto ad Otello, gli sussurra:
«Ricordati di amare».
Otello la guarda sorridente, carezzandole bonariamente il volto già rigido. Gli altri non si accorgono di nulla. Maria dà la pubblicità e Mastrota è già lì, pronto con la sua offerta “solo per oggi”, paradigma umano della terrena stanchezza.
Sono passati molti anni e Otello è un imprenditore straricco che non ha mai amato. Guadagna soldoni e ha una vita infelice.
Otello non ha mai capito che i miracoli si fanno in due.
Tiziana è morta due giorni dopo il malore in studio e mi piace pensare che sia lì, da qualche parte in Paradiso, a far catechesi d’amore a qualcun altro più disposto ad accogliere le sue parole.
Forse un giorno San Tiziana di Canale 5 sarà canonizzata da Papa Francesco.
di Domenico Porfido
Figata!
Interessante e simpatico.
Ci piace il Porfido
La tristezza è che la fantasia non supera di molto la realtà….
Ricordatevi di amare….
Simpatico racconto, un tragico surrealismo ispirato alla pazzia della società odierna. Complimenti a Porfido…
Carinissimo e tutti matti siete! ^-^
Amare non è apparire… Ma si puó amare l’apparire…