Robert Mapplethorpe

A Milano la retrospettiva dell'artista che ispirandosi al classicismo portò nella fotografia la ricerca della Bellezza attraverso la perfezione tecnica

Dal 1° Dicembre 2011 al 9 Aprile 2012 presso la Fondazione Forma di Milano in collaborazione con la Robert Mapplethorpe Foundation si è tenuta la retrospettiva del tanto amato quanto discusso Robert Mapplethorpe. Centosettantotto fotografie in bianco e nero dalle prime polaroid di inizio anni Settanta, ai celebri still life, ai fiori, ai ritratti, alla serie dedicata a Lisa Lyon, alle immagini dedicate al corpo maschile, all’omaggio alla sua amica di sempre Patti Smith, ai ritratti di bambini.

Nel 1973 Robert Mapplethorpe abbandona la sua prima polaroid acquistata nel 1970 per una Graflex 4×5 pollici con dorso Polaroid e lo stesso anno espone in quella che fu la sua prima mostra personale: “Polaroids”.

Ma è grazie all’Hasselblad 500 (macchina fotografica ad alta precisione e completamente manuale), regalatagli nel 1975 dal compagno Sam Wagstaff, nonché curatore d’arte e collezionista, che Robert inizia la sua densa carriera fotografica distinguendosi marcatamente dalla scena artistica dell’epoca dominata principalmente dal minimalismo e dal neoespressionismo. Prendendo spunto dall’arte classica rende le sue immagini raffinate ed eleganti. La sua personale forza immaginativa gli permette di andare oltre a tutto quello che gli altri avevano già fatto e di mettere un soffio nuovo nelle sue realizzazioni, una nuova idea, una nuova posizione, un nuovo effetto, ma soprattutto un nuovo punto di vista. Da qui la sua prima opera di grande maestria tecnica: “Portfolio X” del 1978, che all’epoca provocò scandalo per i suoi contenuti pornografici. Immagini di pratiche erotiche quali fist-fucking e bondage e scatti della sottocultura omossessuale newyorkese di cui lui stesso faceva parte.

Fotografie realizzate in studio, cariche di tensione vitale, sensuale e violenta, circoscritte in un bianco e nero elegante e delicato. Uno studio ossessivo che lo porta ad una ricerca ostinata della bellezza e della perfezione tecnica, si concentra sui corpi e li studia nella loro fisicità e plasticità, proprio come  Michelangelo.

Le immagini di Robert Mapplethorpe sono opere d’arte costruite mediante l’ordine ed il numero, che tendono, per mezzo delle forme geometriche come il cerchio ed il quadrato, alla perfezione rinascimentale, ricreando una nuova forma intesa come senso della vita che ci indirizza alla bellezza.

Immagini fotografiche come sculture, lui stesso dichiara: «Se fossi nato cento o duecento anni fa, avrei potuto fare lo scultore, ma la fotografia è un mezzo molto veloce per vedere e per fare scultura».

 

Negli anni ’80 la ricerca della perfezione lo porta ad abbandonare il medio formato per una ricerca ancora più sofisticata e dettagliata. Raffina alcune tecniche fotografiche, come la famosa stampa al platino su carta e lino, e il cibachrome (stampa fotografica con colori ad altissima stabilità cromatica).

Mapplethorpe è riuscito a creare qualcosa di durevole, è rimasto un individualista, cioè capace di lavorare a modo suo, non ha rinunciato alla libertà artistica, non si è abbassato alla corrosiva influenza dell’opinione pubblica, va ricordato che l’esplicita natura pornografica delle sue opere causarono il congelamento dei finanziamenti pubblici alle sue esposizioni e progetti.

 

Robert Mapplethorpe nasce il 4 novembre 1946 a Long Island, New York. Nel 1986 gli viene diagnosticato l’Aids.

Nel 1988 il Whitney Museum of American Art organizza la sua prima grande retrospettiva. Nello stesso anno crea la “Robert Mapplethorpe Foundation” che ha la missione di supportare i musei che si occupano di fotografia e di trovare fondi per combattere l’Aids. Muore il 9 marzo del 1989.

Micol Del Pozzo

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