Paolo Benvegnù è uno degli autori più significativi del panorama italiano. Fondatore degli Scisma, vanta una lunga e fortunata carriera da solista con brani che hanno lasciato il segno nella storia della canzone italiana. Recentemente ha vinto il premio speciale di “Musica contro le Mafie“, per la canzone “Il sentimento delle cose”, assieme a Brunori Sas e Rocco Hunt: «In virtù della capacità di diffondere buone idee e buone prassi attraverso la musica».
A marzo e aprile sarà ancora dal vivo per “Racconti delle Nebbie”, un reading intenso e originale in cui le canzoni di Paolo Benvegnù e le narrazioni di Nicholas Ciuferri si intersecano e si mescolano per esplorare i fondali degli oceani delle nostre emozioni e le rugiade dei nostri risvegli. Un percorso di musica e parole sugli uomini, sulle cose, sulla relazione tra “noi” e “l’altro“.
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– La prima domanda è la più banale di tutte, ma ci aiuta a capire il percorso che avete intrapreso, il come e il perché. Come è nata l’idea di questo spettacolo e sopratutto come vi siete incontrati?
Ciuferri: con Paolo ci siamo incontrati diverse volte nel tempo (e nello spazio), ma nell’ultimo anno abbiamo iniziato a collaborare su molti fronti, lo spettacolo è uno di questi. Nasce (come al solito) da una bellissima idea di Paolo che poi abbiamo sviluppato insieme. Per motivi contingenti ultimamente scriviamo molto insieme e ad un certo punto abbiamo visto che i miei racconti e le sue canzoni potevano essere collegati e così abbiamo lavorato nel costruire ponti.
Benvegnù: Nicholas è un giovane uomo generoso. Generosamente, infatti, mi ha dato la possibilità di un incontro legato a stretto filo alle intuizioni e all’espressione di esse. Penso che converrà con me quando affermo che il nostro sia stato, nel tempo e nello spazio, un incontro normale, perciò meravigliosamente non casuale ed anti-tecnologico. Ci siamo trovati a pensare ad altro, alle storie dell’Altro. Ne abbiamo intessuto un seme. Germoglia.
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– In una Italia che sembra non promuovere la cultura, la scelta di fare cultura (giacché la musica e la scrittura sono cultura) fondendo due arti, come è nata?
C: Molte persone sostengono che la canzone d’autore è l’incontro tra poesia e musica; spesso lo credo anche io, specie quando leggo i testi di Paolo, che reputo un poeta prima di tutto. Tornando a “I Racconti delle Nebbie”, abbiamo fatto un ulteriore passo, quello di collegare la prosa con la poesia e la musica, cercando semplicemente di dare un insieme che fosse di più della somma delle parti.
B: Siamo due uomini troppo timidi per fondere. Penso piuttosto a due sorgenti che si uniscono, che prendono una terza via. Siamo due benzinai in un futuro ed in luogo dove tutti usano automobili ad idrogeno. Perciò siamo seriosamente inutili, pericolosamente antichi. Non è arte, è Vita.
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– Riprendendo la domanda precedente, mi chiedevo se potevate spiegare meglio il gioco di rimandi continuo che ricreate all’interno dei vostri spettacoli. È una scelta di movimento, un vezzo estetico di uno spettacolo, o nasconde un significato più remoto e intimo?
C: Penso che quando si scrive, si comunica a qualcuno, anche a noi stessi. A me piace molto la dimensione del racconto e mi piace molto trattare temi diversi, ce ne è uno che narra di una scena di prostituzione (dall’interno), il brano è introdotto da “Feed the destruction” e a sua volta introduce “Achab in New York”; In questo caso, anche se Paolo non ha scritto una canzone che andasse a trattare l’argomento nello specifico, la sua sensibilità per il mondo contemporaneo va a toccare le aberrazioni del mondo, di cui la prostituzione, ad esempio è una componente importante, considerando la sua genesi e le sue conseguenze. In questo caso c’è una forte critica sociale che può anche essere descritta con versi come: «Venditori degli abissi / del sabato sera / Caino respira / Non sapeva dove andare / Per trovare un senso, per stupire il branco»; oppure: «L’avete fatta pagare a mio padre / e a quelli che come lui / hanno creduto alle parole perfette / e alle dighe per togliere la sete / e al mio maestro elementare / che mi parlava delle stelle / e del rispetto per chi giudica / e dell’amore per chi non ha niente». L’arte è anche così bella per questo, per le diverse chiavi di lettura che possono essere date ad un’opera.
B: Per quanto mi riguarda, si tratta davvero di movimento, senza alcuna estetica. È bava alla bocca, bacio infinito di tenerezza ai boccioli di rosa. Cerco di essere per Nicholas un compagno di suggestione. Danzatore della parola lui, generatore di rumore io. Nel tendere verso la Ricreazione di una realtà. Nell’essere la Ricreazione di ambedue, studenti dell’ignoto: una Campanella di Trasmissione.
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– Non avendo potuto partecipare (ancora) allo spettacolo, mi chiedevo se potreste dare una vostra esposizione a quello che un potenziale spettatore potrà vedere, o meglio ascoltare, durante le quasi due ore di performance. Ad esempio una narrazione recitata o più in prosa; una band acustica, elettrica o il solo Paolo al pianoforte o chitarra, o con l’uso di basi e loop station?
C: Lo spettacolo alterna un recitato/lettura basato su dei miei racconti alle canzoni di Paolo, il quale durante i racconti fa un commento sonoro elettroacustico. È una performance molto densa.
B: Confermo. In più, cosa poco consona, c’è il fatto di rispettare tempo e luogo della Trasmissione. Perciò, è inutile dirlo, è sempre tutto diverso. Tutto meravigliosamente diverso. Di terra, alle volte aereo.
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– Chi ha scelto il titolo dello spettacolo e sopratutto cosa sono le “nebbie” di cui si parla?
C: Il nome è stato scelto insieme, nato da un’idea di Paolo e una mia, anche qui devo dire che l’insieme è più della somma delle parti.
B: Viene da dire, quasi, che i nomi le cose se li diano da soli. Sta a chi li declama, questi nomi, avere l’attenzione per la decifrazione esatta e la profusione di essi a terzi. Io e Nicholas siamo uomini molti attenti.
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– Per chiudere, quale è il vostro rapporto con il pubblico? Mi spiego meglio: si scrive e si suona spesso per esprimere cosa non si riesce a dire direttamente. Lo strumento, la canzone, il libro, è un tramite, ma al tempo stesso una protezione dagli altri, una sorta di scudo per molti autori. Cosa succede nel momento in cui si fa una sorta di reading musicato? Si ottiene una dimensione più intima, o cos’altro?
C: Il rapporto con il pubblico è molto bello perché chi si approccia ad assistere ad uno spettacolo del genere ha necessariamente un’indubbia apertura mentale e una spiccata sensibilità. Onestamente credo che lo spettatore abbia un ruolo fondamentale di completamento dell’opera (e l’autore rimane il primo spettatore…). I motivi che spingono a scrivere e poi a portare al pubblico un determinato lavoro possono essere i più disparati e oltretutto nemmeno troppo distinti tra di loro. “I Racconti delle Nebbie” è più di un reading musicato, è una piccola galassia fatta di storie, emozioni, affreschi, surrealismo e sensibilità, c’è la descrizione di un mondo che alla fine è il nostro, quello che tutti condividiamo, visto da fuori e al tempo stesso da dentro coscienti che la stessa cosa vista da due persone diverse, non è la stessa cosa.
B: Per me non esiste pubblico. O meglio. Si è nello stesso luogo e si tesse insieme. Così, normalmente, il mio rapporto con il pubblico è privato. E la mia privazione è pubblica. Si mostrano intuizioni e ferite, così a nudo, così a nudo.. Ma è un dialogo sommesso, uno ad uno. Così umano, così irraggiungibile eppure frequente, per mia fortuna. Nel caso de “I Racconti delle nebbie” è bellissima la soluzione di scioglimento tra la parola di Nicholas, il suo corpo in campo, e lo sguardo dell’Altro. Tutto sembra uno, l’invenzione ed il reale. L’Uno è l’Altro. Insospettabilmente.
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Matteo Madafferi
un seme dal germoglio lucente …. <3
bhe non e’ arte e’ vita , come dice Benvegnu, autore che ho imparato a scoprire grazie a voi di Uki e che ora adoro
curioso di scoprire questo esperimento con Ciuferri
il reading e’ una forma d arte che mi ha sempre colpito per il modo con cui riesce a denudare artista pubblico e ambiente circostante
bella finestra del bravo Madafferi su questo interessante spettacolo. quel poco di essere di Ciuferri ho imparato ad apprezzarlo nei suoi post , ora a fianco di un personaggio così sono curiosissimo anche io
Benvegnù intanto non smette di creare parole , indubbiamente uno degli autori più profondi della nostra musica alternativa che ormai sconfina con grazia nel cantautorato tout court . Il suo ultimo disco è un altro gran pezzo di cuore,non l ‘ho mai visto dal vivo,devo rimediare :)))
quelli che come lui ….hanno creduto alle parole perfette
così mi fate piangere
la magia di Paolo Benvegnù è infinita ! un grande !!!