Quella strana sensazione di Déjà Vu…

Oggetto di interesse per la psicologia e neurologia, nemmeno la religione sembra essere estranea al fenomeno del déjà vu

Semplice segnale elettrico finito fuori pista per i più, finestra dell’anima sulle sue precedenti incarnazioni per alcuni. Il déjà vu è uno dei fenomeni più sfuggenti della nostra mente.

 

La sensazione di déjà vu è molto frequente e contemporaneamente poco compreso.

Per secoli scienza e religione hanno cercato di trovare una spiegazione del perché a volte un evento, una situazione ci sembra talmente famigliare da farci sospettare di averla già vissuta.

Secondo “A Review of the déjà-vu Experience: Essays in Cognitive Psychology“, uno studio americano del 2003 del professor Alan S. Brown, psicologo alla Southern Methodist University, circa 6 persone su 10 sperimentano, almeno una volta nella vita, un episodio di déjà vu. Sempre secondo la stessa ricerca l’impressione di “déjà vu” diminuisce con l’età e sarebbe stimolata da stress e stanchezza. Peraltro, sembrerebbe che questo fenomeno sia più frequente nelle persone di livello socio-culturale elevato e in chi ha viaggiato molto.

 

Il termine déjà vu è stato utilizzato per la prima volta da Emile Boirac, uno psicologo francese e sta ad indicare la sensazione di aver già vissuto un avvenimento che si sta verificando; Boirac descrisse questo strano fenomeno nel suo libro “L’Avenir des sciences psychiques” e dopo di lui molti altri medici e psicologi hanno approfondito il tema.
Nonostante ciò non si è mai arrivati ad una conclusione universalmente condivisa, ma dai numerosi studi effettuati sul dèjà vu sono emerse 4 spiegazioni plausibili associate ad altrettante teorie (spiegazioni puramente neurologiche; la teoria del processamento duale; la teoria attenzionale; le teorie mnestiche).

Alla fine del diciannovesimo secolo gli psicologi produssero qualche spiegazione di questo strano e misterioso fenomeno, ma poiché si presentava troppo raro e troppo effimero da catturare in laboratorio e siccome non produceva alcun comportamento esterno misurabile, la psicologia lo archiviò presto in un cassetto con su scritto “interessante, ma inspiegabile”.
Nel corso degli ultimi anni, forte dei progressi nel campo delle neuroscienze, qualche ardito studioso ha riaperto il cassetto e ha cercato di tirar fuori una spiegazione convincente che si armonizzasse con le conoscenze acquisite sul funzionamento del cervello.

Secondo molti ricercatori il fenomeno del déja vu è un’esperienza basata sulla memoria e che sono le zone del nostro cervello deputate al controllo dei ricordi ad esserne i responsabili, vi sarebbe una sovrapposizione tra i sistemi neurologici responsabili della memoria a breve termine (quella che controlla gli eventi che si percepiscono come presenti) e quelli responsabili della memoria a lungo termine (quella che controlla gli eventi che si percepiscono come passati).

Chris Moulin, professore dell’Università inglese di Leeds, in uno studio del 2006 sul déjà vu cronico (vi sono persone che sperimentano continuamente la sensazione di déjà vu lungo il corso della giornata e sono continuamente persuasi di aver già vissuto mentre vivono!) ha cercato di capirne la natura secondo i criteri della neurologia e quali siano i fattori scatenanti dal punto psicologico. La sensazione di già visto sarebbe scatenata da un segnale elettrico anomalo, ma mentre il percorso di questo segnale è noto (l’amigdala dà il via, lo stimolo echeggia attraverso la corteccia limbica per finire nella corteccia temporale), meno comprensibile è la natura del rapporto tra déjà vu e stato psicologico di chi lo vive. La nuova frontiere degli studi scientifici in merito a questo fenomeno è oggi quello di capire il rapporto tra memoria e coscienza.

 

 

Come ho detto il percorso dell’impulso elettrico è stato individuato, ma qual’è il contenuto del segnale elettrico? Se consideriamo che il punto di partenza è l’amigdala, possiamo ipotizzare la forte componente emotiva che gioca un ruolo fondamentale nell’esperienza del déjà vu.

Non si tratta di una memoria diversa che si esprime nell’individuo, ma di una percezione diversa dei fenomeni del mondo che si basa sul loro carico emotivo e sulle relazioni emotive che intercorrono fra di loro. Non una memoria, ma una conoscenza dovuta alla percezione di una struttura del mondo che esula dalla descrizione della ragione e che agisce attraverso relazioni emotive anziché relazioni fenomenologiche descritte.

Al di là delle spiegazioni scientifiche vi è chi considera il fenomeno di déjà vu come legato a ricordi di vite passate. E perchè no?! Alcune teorie scientifiche parlano della possibilità di una trasmissione ereditaria della memoria. Alcuni ricordi, al pari del colore degli occhi o delle pelle, verrebbero trasmessi alle nuove generazioni attraverso il codice genetico.

Quindi perché escludere che il déjà vu sia il manifestarsi di memorie passate?

Katia Valentini

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8 Comments

  • il fatto che sia associato al nostro stato mentale è vero! credo che la chiave sia quella. concordo con quelle teorie. grazie alla Valentini per l’interessante articolo

  • per la scienza esiste la trasmissione ereditaria della memoria??? allora è plausibile anche la teoria delle reincarnazioni… embè!

  • nel rapporto tra memoria e coscienza ci sono in verità una miriade di “fattori” importantissimi per svelare tra i maggiori quesiti scientifici riguardo la realtà sia fenomenica che quantistica tutto sembra dipendere da questo “rapporto”, dove il sistema limbico è fondamentale!!!!

  • grazie a Katia Valentini per i suoi sempre interessantissimi articoli. il deja vu è un mistero della mente davvero affascinante. anch’io credo che il carico emotivo sia rilevante su questo fenomeno…almeno per esperienza! 😉

  • Quando mi capitano questi episodi di deja vu sento anche una sensazione di calore
    Dentro al corpo che dura pochi secondi . Cosa significa?

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