Quel Sole dimenticato

Lo sguardo di chi si volge al cielo d'Occidente è saldo come lo erano le certezze di quel faraone Akhenaton il cui sole noi oggi vogliamo adorare

Ogni lembo di pelle è illuminato dalla luce solare, i canneti danno voce al vento, le acque del grande Iteru, il Nilo, sono placide, i giunchi fioriti e i papiri sono riparo per le rane e gli insetti più sacri, il fior di loto risplende sulla superficie del fiume. S’alzano in volo gli stormi d’uccelli, è il tramonto. Scende la frescura sulle calde terre d’Egitto e tutti gli uomini tornano nelle loro case. C’è sicurezza e stabilità nella nazione, così come nel ciclo di rinnovo della vita: il sole che tramonta risorge sempre. Lo sguardo di chi si volge al cielo d’Occidente è saldo come lo sono le certezze di chi vive sotto la protezione di Amenhotep III.

Nessuno osa attaccare l’Egitto, le forze armate sono così possenti che i Mittanni e i Babilonesi si mantengono all’interno dei propri confini, solo Suppiluliuma re degli Ittiti ha fame di conquista, ma l’azione diplomatica controllata e discreta del sovrano garantisce la pace. Uno dei sei figli del faraone, chiamato anche lui Amenhotep, “Amon è contento”, possiede una sensibilità particolare: educato a Menfi non lontano da Eliopoli città del sole, è cresciuto portando con sé una consapevolezza nuova, già alimentata dal nonno Thutmose IV e dal padre, del Sole divino. Amenhotep vive nella reggia di Malqata con la famiglia reale sulla riva occidentale di Tebe, di fronte a sé, sull’altra sponda, ha il complesso di Karnak, dedicato al più potente dio d’Egitto: Amon. Il fanciullo cresce nella reggia splendente di bellezze naturali e artistiche nominata dal padre faraone il “Palazzo di Aton abbagliante”. Tra la campagna nei pressi del fiume e il deserto, correndo tra le stanze del palazzo adorno di pitture con raffigurazioni di uccelli, pesci e vegetazione, bagnandosi i piedi nel bacino artificiale solcato dalla barca chiamata “splendore di Aton” vicino gli appartamenti reali, godendo dei giardini in fiore attorno al palazzo il giovane comincia a prendere coscienza della manifestazione del Creatore attraverso il tripudio della natura. Natura, arte, lusso e sacro si confondono nell’opulenza abbondante delle risorse d’Egitto.

Amenhotep prega molte divinità, con particolare attenzione loda Amon dio nazionale, creatore di tutte le cose, ma sembra essere legato ai culti eliopolitani dove al primo posto viene a porsi Ra-Horakhty, la luce del sole creatore, “colui che si rallegra all’orizzonte nel suo aspetto di luce che è Aton”. Tebe è il grande centro religioso del paese e il clero tebano è ricco e forte: potere economico e spirituale si fondono nella ricchezza ostentata dei santuari tra i quali primeggia quello del dio Amon, il “Nascosto”. Ma il giovane è attratto da tutte le divinità solari, al di là dei culti ufficiali: la pace del regno del padre aveva creato un clima dal carattere universalistico e l’unico elemento che poteva rappresentare il divino che crea e conserva oltre i confini dell’Egitto era il sole, da sempre antico oggetto di venerazione. Mentre il faraone, sovrano-divinità, è il dio d’Egitto, il sole è il dio del mondo. Amenhotep contempla il sole, sente il calore sulla pelle, ne percepisce il riverbero, ogni elemento naturale è in relazione con esso, per lui il Creatore supremo non è “Nascosto”, ma concretamente visibile e presente nel Disco Solare che è Aton. Il ragazzo comprende inoltre che il clero tebano e il Gran Sacerdote di Amon, personaggio più potente dopo il sovrano, possono influenzare l’economia di tutto il paese, mentre Eliopoli sembra avere un corpo sacerdotale esemplare, legato all’idea solare del re.

Nella reggia di Malqata il giovane poté intrattenersi, raffinando le proprie conoscenze del sacro, con molti personaggi illuminati come Amenhotep figlio di Hapu scriba e “supervisore dei cantieri del Re” e i fratelli architetti Suti e Hor la cui stele funeraria esalta un Amon “solarizzato”. Quando Amenhotep III si ammala, oltre a beneficiare del giubileo Heb-Sed nel trentesimo anno di regno celebrando il proprio funerale fittizio per rinascere in forza e potenza, a seguito del quale i riti di rigenerazione della forza vitale del faraone sarebbero stati ripetuti ogni due anni, fa costruire 730 statue in onore della dea Sekhmet, protettrice dei medici, e riceve nella sua reggia un’immagine miracolosa della dea babilonese Ishtar. In questo regno di pace l’Egitto accoglie gli usi e le credenze dei paesi vicini, perfino l’arte si raffina, diventa espressionistica, l’artigiano è così libero tanto da poter deformare le fisionomie. Il giovane Amenhotep non può che divenire l’interprete di quella trasformazione che era in nuce nel regno del padre, esaltando sé stesso, attraverso un nuovo individualismo favorito dalla stabilità dell’impero, e sintetizzando i caratteri delle divinità solari in un’unica entità compresa da tutti, anche oltre i confini del paese senza pretesa di conversione dei popoli: si torna al “pensiero dell’Uno”.

Morto il padre, il giovane Amenhotep sale al trono con il nome di Amenhotep IV: è l’anno uno del regno. Elimina Amon dalla titolatura reale e ogni epiteto guerresco. La sua prima opera è la creazione a Karnak di un tempio dedicato a Ra-Horakhy-Aton, dalla testa di falco, e del benben una sorta di piramide rappresentate il raggio pietrificato, sul modello del tempio solare di Eliopoli. Il ragazzo che aveva nutrito la propria anima con le lodi al dio solare non vuole combattere, non lotta contro i sacerdoti di Amon, amplia invece Karnak con quattro templi dedicati alla sua divinità prediletta: gem pa Aton, “Aton è trovato”; “la dimora della pietra primordiale hut-benben che é nel disco solare-è-trovato”; rud menu n Aton r neheh, “resistenti sono i monumenti del disco solare per sempre” e teni menu n Aton r nehehesaltanti sono i monumenti del disco solare per sempre”.

Per la prima e unica volta nella storia d’Egitto il faraone stabilisce che alla divinità venga dato un nome formale in un cartiglio, egli chiama il suo dio “Ra-Horakhty“, che “esulta nella regione di luce nel suo nome di Shu, che è Aton”. Ra-Horakhty rappresenta la funzione creatrice del Sole, Shu è l’aria luminosa che dona la vita, Aton è la manifestazione del principio creatore nella sua forma di Disco. Ra-Horakhty-Aton perde le sue raffigurazioni teriomorfe per essere puro Disco, con braccia terminanti con mani datrici di Ankh, vita. Amenhotep IV è l’unico intermediario tra il principio divino e il suo popolo e allo stesso tempo è figlio di Aton e suo profeta prediletto. Ogni suddito, senza la delega ad un clero specializzato, può stabilire un rapporto diretto con la divinità poiché Aton è manifesto nella luce e nel Disco.

Nel quarto anno di regno Amenhotep IV comprende che Karnak è un centro in cui Aton non può coesistere con altre divinità e trova a metà strada tra Tebe e Menfi il luogo prediletto dove sorgerà la città santa del Disco: lì verrà costruita la nuova capitale dell’impero. Immediatamente ogni risorsa economica, compresa quella destinata al culto di Amon e alla ristrutturazione dei suoi templi, viene deviata per la costruzione del nuovo centro politico e spirituale d’Egitto: Akhetatonla contrada di luce di Aton” limitata dai confini precisi rivelati da Aton padre al faraone. Nel quinto anno la città sta prendendo forma e il sovrano si qualifica come “colui che vive di Maat”, volendo manifestare ai sudditi che ogni sua azione è posta sotto la protezione dell’equilibrio cosmico e della giustizia.

Ma l’azione più rivoluzionaria avverrà nel sesto anno di regno quando il faraone Amenhotep IV cambierà nome in Akhenaton, “colui che è utile per Aton”. Il nome per gli egizi è fondamentale poiché esso è la componente immortale dell’essere e il faraone mutandone il proprio è come se volesse tornare a nuova vita: è una rinascita nella piena consapevolezza di sé e di Aton in rapporto alla fondazione nella nuova capitale Akhetaton. La corte si trasferisce finalmente da Tebe nella nuova città, parte dei sacerdoti tebani rimangono ad assicurare il culto di Amon, Akhenaton infatti, pur potendo provare diffidenza per la casta sacerdotale amoniana oramai diminuita nei suoi poteri, permette tutti i culti, il faraone è il primo sacerdote d’Egitto, ma come tale non può imporre agli altri una verità né tantomeno dogmi o testi sacri, egli è un mediatore ed esalta la supremazia di Aton sugli altri dei. La religiosità egizia è liquida. I nuovi santuari voluti dal faraone non sono bui, gli altari sono all’esterno bagnati dai raggi del Disco e il naos si apre per accogliere al meglio possibile la luce solare, non c’è la statua di Aton, egli è luce.

Nell’ottavo e nono anno di regno il faraone vuole accrescere il potere del proprio dio e ordina la distruzione, nei punti nevralgici del paese, delle statue di Amon e della sua sposa Mut e stabilisce la soppressione del nome del dio di Tebe e del plurale della parola dio per poter diminuire l’influenza di tutto il pantheon: è una azione magica. Le ricchezze dei santuari del paese continuano a fluire nella nuova capitale, mentre Akhenaton decide di eliminare gli ultimi residui teriomorfi nella rappresentazione di Aton: egli non è neanche più Horakhty nella forma di falcone, ma solo Ra nella sua circolarità. Aton è gioia, luce, vita e movimento ed è incarnazione ed epifania della pura energia creativa, astratta, divina e luminosa che è Ra. Nel secondo mese del dodicesimo anno di regno, Akhenaton e la sua compagna Nefertiti vengono festeggiati dai sovrani asiatici ad Akhetaton, ma dopo la morte di Tiy, la madre del faraone esperta nella gestione degli affari esteri, l’equilibrio dell’impero sembra vacillare. Il faraone deve reprimere una rivolta in una sua colonia, la Nubia sulla quale aveva fatto costruire un piccolo santuario di Aton. L’economia del paese é in crisi, le popolazioni estere non pagano i tributi, molte delle ricchezze erano state investite nella costruzione di nuovi monumenti. Muore Nefertiti nel quattordicesimo anno e la ritualità della coppia divina per Aton con la quale vivificare il Ka, la forza vitale, di ogni egizio viene meno. Il faraone nomina un coreggente del potere e questi si reca a Tebe per spostare nuovamente la capitale nella santa città di Amon. Poco dopo Akhenaton muore, il figlio Tutankhaton convertirà il proprio nome in Tutankamon, “immagine vivente di Amon”, Akhetaton viene abbandonata e inghiottita dalle sabbie e gli antichi culti ripristinati. Dopo di lui Ramses II smantellerà tutti gli edifici legati ad Aton per la creazioni di nuovi complessi cultuali.

Akhenaton, esaltando il proprio ruolo di faraone in linea con la tradizione, aveva trovato in Aton, che egli considera unico, un principio creatore visibile e comprensibile e, pur non essendo esattamente orientato verso una pura visione monoteistica della religione che avrebbe previsto lo smantellamento completo delle altre divinità a favore di un solo dio, sembra il fautore di un enoteismo compiuto nella esaltazione di Aton sugli altri dei ridotti nel potere. Ay, un comandante di Akhenaton, è spesso associato alla figura del Mosé biblico, ma quella è tutta un’altra storia… Considerato romanticamente come primo “fondatore” del monoteismo, Akehanton è in realtà un uomo del suo tempo cresciuto in un regno di pace, caratterizzato da un forte senso del sacro e della spiritualità, sensibile alla natura. Egli cerca di attuare una sorta di riforma, sintetizza le divinità nel Disco Solare, visibile e allo stesso tempo onnipotente nella sua estensione e attività, ma anche tangibile nella terra, nella vegetazione, nelle acque, negli animali, visibile nei raggi solari e nel sole stesso. La natura è il tempio e in essa Aton agisce e si concretizza.

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Questa parentesi nella storia dell’uomo, breve e intensa, non è solo storicamente interessante, ma anche umanamente stimolante per noi che viviamo la contemporaneità, in cui la natura soffre della nostra incuria e il ciclo naturale della vita, delle stagioni è dato per scontato. Se pensassimo alla fragilità del sistema in cui viviamo e avessimo coscienza della reale importanza degli elementi, verrebbe spontaneo pregare il sole e la sua presenza, non necessariamente come manifestazione divina, ma anche come nostro quotidiano sollecito e ammonimento del primato della natura senza la quale noi non saremmo. In quel sole, che spesso ignoriamo e che diamo per fisso ed eterno, c’è veramente un principio vitale, il calore vivificante. In esso il nostro sguardo si completa e la pupilla è riempita dalla sua circolarità. Non è più Ra-Horakhty-Shu-Aton, Elios o Sol Invictus, ma c’è e con esso ci siamo noi.

Ogni lembo di pelle è illuminato dalla luce solare, i canneti danno voce al vento, le acque dei nostri laghi sono placide, i papaveri e i fiori di campo sono riparo per le zecche e gli altri insetti, il castagno e la quercia fanno i nostri boschi. S’alzano in volo gli stormi d’uccelli, è il tramonto. Scende la frescura sulle nostre terre e tutti gli uomini tornano nelle loro case. C’è sicurezza e stabilità nella nazione? Nel ciclo di rinnovo della vita, sì: il sole che tramonta risorge sempre. Lo sguardo di chi si volge al cielo d’Occidente è saldo come lo erano le certezze di quel faraone Akhenaton il cui sole noi oggi vogliamo adorare.

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Gabriele Romani

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Grande Inno ad Aton del faraone Akhenaton
(XIV secolo a.C.)

Bello è il tuo rifulgere all’orizzonte,
o Aton vivente, principio della vita!
Quando sorgi all’orizzonte orientale,
colmi ogni terra della tua bellezza.
Sei luminoso e grande e splendente,
e sei alto sopra ogni terra.
I tuoi raggi avvolgono le terre,
fin dove si estende tutto ciò che hai creato.
Tu sei Ra, e arrivi fino ai loro confini,
e domini su tutti tramite il tuo diletto figlio.
Tu sei distante, eppure i tuoi raggi sono sulla terra;
tu sei davanti alla loro faccia, eppure non si conosce il loro cammino!
Quando cali all’orizzonte occidentale,
la terra piomba nell’oscurità, come se fosse morta.
Essi dormono nella loro camera, le teste imbacuccate,
e nessun occhio vede l’altro.
Benché siano state portate loro via tutte le cose di sotto la testa,
non se ne sono accorti.
Ogni leone esce dalla sua tana,
e tutti i serpenti che mordono.
Fuori c’è la tenebra e la terra tace
perché colui che la creò posa nel suo orizzonte.
Quando la terra schiarisce e tu ti levi all’orizzonte,
e brilli come l’Aton del giorno,
Quando disperdi l’oscurità e mostri i tuoi raggi,
i Due Paesi sono in festa,
Tutti sono svegli e in piedi,
perché tu li hai fatti alzare.
Si lavano il corpo e indossano i loro abiti,
e le loro mani lodano il tuo sorgere.
L’intero paese si accinge al lavoro!

Tutte le bestie sono contente nei loro pascoli,
e gli alberi e le erbe verdeggiano.
Gli uccelli volano via dei loro nidi,
e le loro ali lodano la tua Essenza Divina.
Tutte le fiere selvagge si destano,
e tutto ciò che vola e si posa.
Tutti vivono quando esci a risplendere per loro!
I battelli vanno su e giù per la corrente,
e ogni via è aperta, da quando ti sei levato.
I pesci del fiume guizzano davanti alla tua faccia,
e i tuoi raggi sono in mezzo al mare.

Tu che poni in essere i figli nelle donne,
e crei il fluido nell’umanità.
Che nutri il figlio nel grembo della madre,
che lo lenisci affinché non pianga,
o nutrice di chi è in grembo!
Che da il respiro per tenere in vita
tutto ciò che ha creato;
quando il piccolo esce dal grembo il giorno della nascita,
tu gli apri la bocca alla parola, e gli dai tutto ciò di cui ha bisogno.
Il pulcino nell’uovo cinguetta nel guscio,
perché là dentro gli dai il respiro per tenerlo in vita.
Lo porti a completezza nell’uovo affinché lo rompa;
e quando è completo esce dall’uovo,
e si muove sulle sue zampe quando ne esce.

Come sono varie le creature da te create,
nascoste agli occhi dell’uomo!
O dio unico, che non hai secondi a sé stesso!
Hai creato la terra a tuo piacimento,
mentre eri da solo,
con gli uomini, il bestiame e le fiere selvagge,
tutto quello che vive sulla terra e si muove sui propri piedi,
e tutto quello che si libra in alto e vola con le proprie ali.

Le terre di Siria e di Kush,
e la terra d’Egitto,
tu poni ogni uomo al suo posto,
e provvedi ai bisogni di ciascuno.
Ognuno ha provviste
e la durata della sua vita è calcolata:
Parlano lingue diverse,
e hanno forme altrettanto diverse;
le loro pelli sono differenziate,
perché tu distingui i popoli dei paesi stranieri.

[…]

Perché tu sei il signore di tutti quanti,
che ti affatichi per loro,
il signore di ogni terra, colui che sorge per loro,
o Aton del giorno, grande di maestà!
In tutti i bizzarri paesi stranieri,
tu crei ciò di cui gli uomini vivono.

[…]

I tuoi raggi nutrono ogni campo,
e quando appari splendente
essi vivono e fioriscono per te.
Tu crei le stagioni
per far si che tutto ciò che hai creato continui:
l’inverso per rinfrescarlo,
e il calore perché possa impregnarsi del tuo sapore.
Tu hai creato il cielo lontano in cui risplendere,
per poter guardare tutto ciò che hai fatto.
Tu sei solo, mentre brilli nelle tue forme come Aton vivente,
che appare, splende, scompare, ritorna,
tu crei milioni di forme tutto da solo!
Città, distretti, campi, strada e fiume,
tutti gli occhi ti guardano contro di essi,
O Aton del giorno sopra la terra!

[…]

La terra venne in essere per opera tua,
proprio come hai creato loro.
Quando sorgi essi vivono,
e quando tramonti essi muoiono.
Ma tu hai l’eternità nelle membra,
e tutte le creature vivono in te.
Gli occhi contemplano la tua bellezza finché tramonti;
ogni lavoro è accantonato quando tramonti a Occidente.

[…]

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14 Comments

  • Molto interessante anche se toglie un poco quel velo di mistero dell’antica spiritualità dei popoli egiziani. Se tutto si è veramente svolto con questa successione di eventi, allora la tanto discussa spiritualità e misticismo dei popoli antichi non esiste. Esiste anche da parte loro una ricerca di risposte che non arrivano mai in modo completo! bellissimo l’inno dedicato ad Aton!

  • anche la natura umana è sempre la stessa…. e la ricerca della verità è stata sempre la nostra tensione spirituale ….. fino a quando gli dei erano sempre gli stessi, ma i loro nomi e concetti diversi !!!

  • come disse la Storia, tanta filosofia in un corpo deforme e una fine ingloriosa per se e per il suo Dio. I tempi non erano ancora maturi e neppure un faraone poteva vincere sulla sete di potere e avidità di coloro che avrebbero dovuto seguirlo. Si sa e la Storia insegna, il peggiore nemico è quello che hai in casa e noi Italiani ne sappiamo qualche cosa………….

  • Romantica e bellissima finestra sul personaggio. Grazie davvero a Romani per questa rappresentazione biografica ….. illuminante sul personaggio !

  • un faraone illuminato ! che evidentemente sapeva dell ‘ originalità divina del sole . ha ricercato un monoteismo pacifico , che ispirera’ quello abramitico .. ma poi boicottato e distrutto dalla vecchia classe sacerdotale .
    lotte intestine tra istituzioni religiose …. il rischio di chiudere la spiritualita’ in un sistema sociale , lontano quindi da una consapevolezza interiore
    bravissimo romani , splendido post !!!

  • Questo inno ad aton e’ illuminante per capire la nascita degli dei e poi di Dio. Tutte le qualita’ cantate al sole verranno poi attribuite a Dio,sono le stesse. E poi e’ un canto bellissimo.

    Grazie a Gabriele Romani

  • Akhenaton è stato oscurato affinchè mai più si arrivasse alla verità. Persino Howard Carter tolse dalla tomba del suo unico figlio maschio Tutankhamon, le prove (rotoli di papiro) della sua vera storia nonchè del suo popolo scacciato. Infatti mai più si indagò sul quel buco fatto la notte stessa del ritrovamento della tomba e delle sue giare che ne contenevano i papiri…
    Grazie dell’inno è ben accetto e approvato (scherzo) :)) 

  • a prima vista con una letta veloce lo trovo estremamente interessante, pieno di spunti di ricerca e illuminante, si, estremamente illuminante, per me, come per coloro che non hanno mai fatto ricerche nel campo delle divinità e delle dinastie dei faraoni.
    mi riprometto di approfondire ulteriormente

  • Gabriele, Gabriele… bel pezzo. Il bello è che il dato storico nel tuo racconto diventa un dato umano. Ma su Akhenaton avevi gioco facile. Un personaggio che intriga, io lo seguito e sono andato a vedere il suo santuario. E’ una piana brilla e poi una collina con un grotta e una statua sconciata, le cui offese fanno ancora male. Grande 🙂

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