Posto finestrino (mezzi di trasporto, resoconti) – capitolo 1

Opera di scrittura creativa ed elaborazione fotografica di Edoardo Vitale

Spazi definiti meticolosamente. Vi si spalmano gli organismi umani anomali e viaggianti su questo pullman.

Lamenti, bottiglie che rotolano, unghie troppo lunghe e colpi di tosse.

Le regole.

I sistemi di ventilazione.

Gallerie.

Malattia, in generale.

Tutti conoscono la propria meta qui. Non sono previste incognite. Ognuno è chiamato ad onorare il proprio tragitto come ritiene necessario, dando per scontato, con superficiale fiducia, che ogni singolo soggetto disponga di sufficiente autocontrollo. È per questo che nessuno trema impaurito, nessuno impugna un’arma pronto a difendersi. Al contrario, sono tutti straordinariamente rilassati. Incoscienti. Immersi completamente nella rassegnazione, pronti a sgomberare la mente da responsabilità.

Perché non sono spaventati da me, potenzialmente in grado di ucciderli?

Come se la morte fosse una cosa da niente.

 

Un vecchio enorme, annaspando tra le oscillazioni, dice al nipote: «Se qualcuno dovesse farti domande, tu sei mio fratello».

Tutto giace nel silenzio brulicante di cartacce del pranzo al sacco.

Uno dopo l’altro, i passeggeri, cadono nel sonno a braccia conserte, con la bocca spalancata sbavando anche un po’.

Siamo una famiglia di sconosciuti.

 di Edoardo Vitale

 

Foto: “iUole“, di Edoardo Vitale

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