“A più tardi”: il libro della dott.ssa Maria Mazzali – l’intervista

Un romanzo come diario introspettivo che alterna il flusso di coscienza a un vero e proprio viaggio nel sé femminile

La dott.ssa Maria Mazzali è una psichiatra e psicanalista; vive e lavora nel suo studio a Parma da libera professionista. Il suo maestro e mentore è il Prof. Giampaolo Lai, fondatore dell’Accademia delle Tecniche Conversazionali, di cui è socia. Collabora con Studio S Architettura al progetto “La casa mentale inconscia”, coniugando, dall’integrazione delle due discipline, il paradigma classico del bello, buono e vero con il concetto di salute dell’abitare. È Presidente culturale del Cineclub “Armando e Maria Grazia Caroli”, dove organizza incontri mensili di cinema e psicanalisi. Tiene corsi sulla psicologia dell’aggressività per aziende e studi professionali, e scrive articoli per riviste scientifiche, quotidiani e libri. La sua lunga esperienza psicanalitica è diventata la fonte ispiratrice dei suoi due romanzi, “A più tardi” (Silva Editore, 2018) e “Tancredi” (Silva Editore, 2019)

  • La sua esperienza con la psicanalisi è stata la sua musa ispiratrice, come ha scoperto di essere anche una scrittrice?

Ho sempre avuto una spiccata propensione per la scrittura già da piccola perché tenevo diari e diari alle elementari, componevo poesie alle medie e i miei insegnanti di lettere sottolineavano la mia capacità di esprimere molto bene emozioni e sentimenti fin dalle medie. Al liceo ho iniziato a scrivere racconti. Poi la scrittura scientifica non ha appagato il mio desiderio di mettere nero su bianco tutto ciò che la professione mi ha lasciato come ricchezza, così ho sentito il bisogno di affrontare questa sfida.

  • Il suo romanzo è stato definito ‘un romanzo eretico’, ci può spiegare perché?

Perché contiene concetti e minorazioni psicoanalitiche trattate in modo divulgativo e non scientificamente rigoroso, quindi eretico rispetto ai trattati tradizionali.

  • Chi è Valentina, la protagonista di ‘A più tardi’?

É un alter ego dell’archetipo femminile che permette di identificare in parte me stessa e tutte le donne che ho ascoltato nel corso della pratica analitica e di creare un modello nuovo di donna autonoma, realizzata, capace, libra e coraggiosa con fragilità molto attuali e diffuse. È importante dare messaggi di emancipazione costruttiva senza contri con il mondo maschile in un confronto di reciprocità e di rispetto, dove le donne escono dalla posizione della vittima per conquistare i propri obiettivi con determinazione e costanza.

  • Parliamo anche di Tancredi, ‘questo amore arrivato apparentemente troppo tardi’?

Valentina ha creduto nell’amore tradizionale, ma i suoi partner si sono rivelati non all’altezza del ruolo e invece di accettare i compromessi classici. La protagonista si ribella perché vuole dall’amore ciò che l’amore deve essere in termini di rispetto delle promesse e della qualità di vita. Se no, meglio soli che male accompagnati, Valentina vuole dare il messaggio che bisogna amare se stessi e non annullarsi per amore di un uomo, come lo stereotipo sacrificale di millenni predica.

  • Sceglie Parigi per questa vacanza all’insegna dell’evasione perché, cosa rappresenta per lei questa città?

Parigi è una città in cui Valentina ha provato un immediato senso di appartenenza e familiarità. Il legame emotivo si è rivelato profondo e commovente fin dal primo viaggio nella capitale, non c’è un motivo razionale ma un vissuto viscerale come se ci avesse già abitato. E’ una condizione esistenziale naturale e irreversibile dato che la sente la sua città del cuore in senso estetico, artistico e metereologico.

  • Quali sono i suoi progetti futuri nel campo dell’editoria, cosa deve aspettarsi il suo pubblico dopo ‘A più tardi’ e ‘Tancredi’?

Il terzo romanzo è già in buona parte meditato e pronto per la stesura. Questa è una trilogia. Poi si vedrà, ma ho ancora tanto da dire tramite Valentina e Tancredi.

  • A livello professionale cosa direbbe ai suoi lettori in questo momento particolare dove la pandemia ha rimescolato tutte le carte nella vita di ognuno?

Di ricollegarsi alla memoria dei nostri avi e trovare la forza nel nostro DNA, l’uomo è programmato per vivere in condizioni estreme. Accettiamo la sfida che ci è capitata e facciamone un’occasione di cambiamento e di crescita. La globalizzazione non è solo viaggi e mercato, ma anche malattie e disagi.

  • È vero che fondamentalmente la pazzia è insita in ogni essere umano e che se usata correttamente può essere un ingrediente creativo e non distruttivo?

Certamente, ma se la si vive come un disagio, meglio portarla dal dottore, mi scuso per la deformazione professionale!

Lisa Di Giovanni

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