«Soldati! (…) Alle spalle del nemico vi sono donne, case, c’è un vino tra i migliori del mondo, c’è dell’oro. Tutto ciò sarà vostro se vinverete. (…) Quello che vi ho detto e promesso mantengo. Per Cinquanta ore sarete i padroni assoluti di ciò che troverete al di là del nemico. Nessuno vi punirà per ciò che farete, nessuno vi chiederà conto di ciò che prenderete». Dal proclama del Gen. Alphonse Juin alle truppe del Corps expeditionnaire Français (C.E.F.)
Tutto inizia con la battaglia 14 Maggio 1944 per lo sfondamento della linea Gustav. In seguito a questa battaglia, terminata il 17 Maggio, il Generale francese Alphonse Juin diete ai suoi soldati cinquanta ore di “libertà”, durante le quale ebbero corso le violenze e i saccheggi nella popolazione locale. Ebbero inizio quelle atroci violenze sulla popolazione ciociara (ma non solo) che vengono denominate “Marocchinate”.
I risvolti della guerra, con le turpi appendici che si consumano nelle retrovie, sono quelli di cui la storia perde volentieri nozione e li confina nel ripostiglio più nascosto e sudicio della memoria. La storia delle donne stuprate dai soldati del CEF, è data quasi per scontata e come collegata alla fatalità della storia. Non se ne parla volentieri, resta un capitolo ermeticamente chiuso, se ne conoscono solo spiragli di dolore, da quelle vittime che con reticenza, sono portate a parlarne.
É questa una pagina di storia del nostro paese, ancora in parte sconosciuta, salvo che alle 60.000 donne, adolescenti e bambini che furono le vittime di questi episodi di stupri e sodomizzazioni.
Fino a qualche anno fa in merito a questo evento vi era un silenzio vergognoso, persino da parte della storiografia: fu una tragedia nella tragedia, che all’inizio fu quasi difficile da raccontare per imbarazzo e vergogna e poi, col passare del tempo, volutamente relegata dalla grande storia ad episodio marginale.
Questo ci porta a dire che la storia è scritta dai vinti, le voci delle vittime resta muta.
Le violenze non furono compiute per un appagamento istintuale, esse erano il simbolo attraverso il quale i vincitori imponevano il loro “dominio” sui vinti, gli sconfitti, che venivano privati della loro dignità più intima, e chi tentava di reagire veniva ucciso.
Testimonianza emblematica, per la sua atrocità, è quella della cittadina di Esperia, in provincia di Frosinone, in cui circa 3.500 donne, tra gli 8 e gli 85 anni, vennero stuprate e nella più benevola delle sorti uccise, circa 800 uomini vennero sodomizzati tra cui un prete, Don Alberto Terilli, che morì poco dopo, i parenti delle vittime o coloro che cercarono di difendere le donne vennero impalati…
Una nota dei Carabinieri ricorda la bestialità di quegli eventi: “Infuriarono contro quelle popolazioni terrorizzandole. Numerossissime donne, ragazze e bambine (…) vennero violentate, spesso ripetutamente, da soldati in preda a sfrenata esaltazione sessuale e sadica, che molte volte costrinsero con la forza i genitori e i mariti ad assistere a tale scempio”.
Ad aggiungersi ad una violenza “esterna”, per le vittime vi fu anche una stigmatizzazione da parte della comunità, non vi furono quasi mai nei loro confronti atti di solidarietà, molte donne vennero ripudiate, stentarono a trovare un marito e un lavoro e molte furono quelle che si suicidarono perché non riuscivano a convivere con questo fardello.
Nelle “alte sfere” si era al corrente di quanto stava accadendo? Purtroppo, la risposta sembra essere positiva, in quanto le fonti ci dicono di “si”.
Secondo alcuni storici tutti sapevano cosa stesse accadendo, De Gaulle in primis, ma soprattutto chi era sul posto, come il Gen. Harold Alexander, che molti dicono ricevette la richiesta di permesso di “carta bianca” da parte del Gen. Juin, limitandosi a contrattare con egli le 50 ore di dominio “anarchico” sulla popolazione civile.
Si può ben credere che non si trattò, quindi, di azioni casuali e sporadiche, ma vista la presenza in quei luoghi del comandate del Comitato Nazionale di Liberazione Nazionale (De Gaulle), di un Ministro del governo francese (Diethelm), e visto il consenso di Alexander, anche se mancano prove documentali, non si può non esser legittimi a pensare che tale infame azione possa essere stata pianificata direttamente al tavolo dello stato maggiore alleato.
A tanti anni di distanza questo crimine non può essere taciuto solamente perché commesso dalla parte vincitrice.
Alberto Moravia scisse un libro affinché tali orrori non venissero dimenticati, e Vittorio De Sica ne ricavò un film, “La Ciociara“, con Sofia Loren, dove si mostra lo stupro delle due protagoniste, madre e figlia. A loro, più che alla storiografia, è affidata la memoria di una pagina della storia del nostro Paese.
Katia Valentini
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http://youtu.be/FKF7ULdN7oc