.«‘Meglio un giorno da leone o 100 da pecora?’ …che ne saccio io d’a pecora e d’o leone …fai 50 giorni da orsacchiotto, miezz’ e miezz’ e nun fai ‘a figur’ ‘e merd’ ra pecora e nemmeno ‘o leone che però campa nu jorn’… che t’aggi’ a rice…?»
Troisi, “Scusate il ritardo “
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Qualche settimana fa è comparsa sul quotidiano inglese “Daily Mail” una notizia che mi ha fatto sorridere: nelle campagne inglesi sono in arrivo le pecore wifi. In realtà non sono animali robotici, ma vere e proprie pecore che belano e ruminano, ma dotate di collari wi fi che dovrebbero fungere da hotspot.
Le pecore wi fi sono una parte del progetto che, entro i prossimi 18 mesi, i ricercatori della Lancaster University vorrebbero portare a termine. A guidare il gruppo di scienziati è il professor Gordon Blair, informatico presso la suddetta Università.
Al professor Blair è stato recentemente assegnato un finanziamento di £ 171.495 (all’incirca 270 mila euro) dall’Engineering and Physical Sciences Research Council per avviare il suo progetto a Conwy, in Galles.
Alla base del lavoro dello scienziato vi è il concetto di “Internet of Things” (IOT), cioè l’idea che gli oggetti di uso quotidiano possano essere collegati al web e «..Enables object-to-object communication over the internet and real time data monitoring», ha spiegato il professor Blair.
Lo stesso progetto prevede inoltre di posizionare sensori che monitorino la pioggia e la portata d’acqua dei fiumi avvertendo preventivamente in caso di probabilità di alluvioni.
Mentre in Inghilterra nascono le pecore wi fi, in Italia qual’è la situazione?
Nel 2011 una ricerca di “Enter” (hub digitale per la tecnologia e la comunicazione) aveva evidenziato le pecche di un’Italia fortemente divisa al suo interno in relazione alla diffusione degli hotspot wifi sul territorio, mettendo in luce il divario esistente da regione a regione. In totale, nella Penisola ci sono 5mila97 hotspot (concentrati soprattutto in cinque regioni: Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna, Toscana e Veneto), un numero che posiziona l’Italia al 14esimo posto nel mondo. La graduatoria internazionale è guidata da Gran Bretagna, dove gli hot spot sono quasi 1313mila, seguita da Cina, 102mila, e Stati Uniti, quasi 94mila. Seguono Corea del Sud, Francia, Germania, Russia, Giappone, Svezia e Turchia. Davanti a noi anche Taiwan, Svizzera e Hong Kong.
Per quanto riguarda il quadro delle aziende, secondo un recente studio dell’osservatorio di “Between Spa”, dei 90 distretti principali, solo il 19% delle aziende ha accesso alla banda ultra-larga, con una velocità in download superiore a 30Mbps; il 16%, invece, non raggiunge la connessione a 20 Mega. La velocità media di connessione raggiunta è di appena 4,7 Mbps.
Rispetto all’anno scorso, secondo Cristoforo Morandini, di “Between”, non ci sarebbero stati progressi significativi.
La situazione delle famiglie non è tanto diversa. Secondo uno studio condotto dell’Osservatorio sulla diffusione delle reti telematiche, denominato “Il Futuro della Rete”, promosso dalla Commissione Trasporti e Telecomunicazioni della Camera, nel 2010, una famiglia italiana su 2 non aveva un collegamento e solo una su 3 disponeva di una connessione Internet in banda larga.
Sono passati ormai più di 4 anni e dei passi in avanti ci sono stati, ma si continua a procedere con molta fatica.
Nel 2014 in Basilicata, una delle regioni più penalizzate nel campo delle telecomunicazioni (dove il Digital Divide è del 22,3%, al cospetto di una media nazionale dell’8,8%), la compagnia Fastweb si è aggiudicato la gara d’appalto, indetta dalla Regione, per portare la banda larga (fino a 20 Mbps) in 43 comuni appartenenti a zone definite “a fallimento di mercato”, che finora erano state escluse dai piani di investimento degli operatori di telecomunicazione.
Anche in Abruzzo, sempre Fastweb ha stipulato un accordo con la Regione, con l’obiettivo di eliminare entro un anno il Digital Divide in quell’area. Verranno interconnessi i sette punti d’accesso alla rete regionale, e cioè i pop di Teramo, Pescara, Chieti, L’Aquila, Avezzano, Sulmona, Tortoreto, con velocità di connessione comprese tra 1 e 8 giga al secondo.
Il decreto-sblocca Italia prevederà, per gli operatori che decidessero di investire nelle cosiddette “aree a fallimento di mercato”, un credito d’imposta sui tributi Ires e Irap pari al 30% del costo dell’investimento.
La ricerca “Connected Life Market Watch” su Mobile e Wi-Fi, condotto da “Cisco Consulting Services” su un campione di 620 utenti dotati di una connessione broadband e possessori di almeno uno smartphone, dislocati sul territorio nazionale e con età ed estrazione sociale diverse, ha rilevato che oltre il 90% degli italiani va alla ricerca di luoghi aperti al pubblico dove accedere ai servizi wi-fi e che il 68% utilizza gli hotspot pubblici disponibili.
Ciò che emerge, dunque, è che la disponibilità di un Wi-Fi pubblico riveste un’importanza cruciale per lo sviluppo del mobile.
Il Wi-Fi, pertanto, è destinato a ricoprire un ruolo di importanza primaria nell’immediato futuro, sia per quanto riguarda il processo di digitalizzazione, sia per quanto riguarda lo sviluppo economico del Paese.
Un gestore privato che dia la possibilità di agganciarsi ad una rete wireless, lontani da casa o dall’ufficio, offre sicuramente un servizio aggiuntivo e innovativo, che a volte potrebbe essere la discriminante nell’effettuare delle scelte. A parità di servizi offerti, un turista potrebbe scegliere l’albergo o il ristorante dotato di WiFi, scartando quello che ne è privo.
Un gestore pubblico, che sia un Comune, una scuola o un’università, dando la connessione WiFi, offre un servizio al cittadino, qualitativamente migliore.
In conclusione, il WiFi consente di raggiungere obiettivi di una maggiore competitività, produttività e mobilità.
Katia Valentini
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p.s.- riguardo il WiFi… state attenti ad alcune controindicazioni!
“…che t’aggi’ a rice…?”
Sarà un altro Eldorado per i mercati privati
FREE WIFI
FREE WIFI
FREE WIFI
FREE WIFI
FREE WIFI
😀
il wifi è importante anche per leggere sempre i post della brava Katia Valentini….sempre utilissima ed interessante.
Grande Uki! 😉
povere pecore….
attenzione anche al link finale di approfondimento….non è uno scherzo.
il problema è sempre tutelaci da questi progressi tecnologici
Col decreto del fare, approvato in via definitiva questa estate, il wi-fi è diventato libero…..forse c’è speranza!
😉