“Panta Rei”: la riscoperta del mondo interiore e della spiritualità, tra il rispetto e l’accettazione della vita e della morte

Installazione/film che si occupa del tema della reincarnazione dal punto di vista delle antiche civiltà mediterranee come monito per l'uomo contemporaneo

L’installazione si apre dunque su Pantalica, la più grande necropoli d’Europa, testimonianza della vita e delle civiltà esistenti in Sicilia prima dei Greci e in epoca bizantina. Si tratta di una vera e propria fortezza naturale, sulla cui parete rocciosa vennero scavati più di 5.000 sepolcri. La difficile accessibilità al sito ricalca il carattere sacrale che gli antichi davano alla vita dopo la morte.
Secondo le antiche civiltà mediterranee l’uomo era composto da tre parti: il corpo fisico, la sua ombra e l’anima.
Il corpo fisico dopo la morte era destinato a dissolversi, mentre l’anima poteva raggiungere l’immortalità solo liberandosi della sua ombra, fortemente attaccata a cose, persone e luoghi, così che gli oggetti funerari presenti nella tomba non erano destinati al defunto ma alla sua ombra. Coloro che riuscivano a trascendere la propria ombra, potevano anche liberarsi dal ciclo delle reincarnazioni.

L’anima in “Panta Rei” indossa una tunica bianca e una maschera zoomorfa, mentre l’ombra porta una maschera nera dipinta e un velo anch’esso nero.
La vita viene rappresentata in forma trittica, ovvero seguendo attraverso tre vite differenti il percorsokarmico” di un’anima, che secondo il ciclo nascita-morte-rinascita arriva al suo miglior stadio che si conclude con il distacco dell’anima dalla sua ombra.
I protagonisti delle “tre vite” portano sul capo lo stesso disco dorato, che rappresenta l’unicità dell’anima da loro incarnata.
Dalla necropoli di Pantalica si affaccia “la prima vita” in cui si compie la prima esperienza dell’anima che scopre la materia e incontra la propria ombra. Poi l’anima si riveste di un corpo di donna, che durante un rito nuziale indossa un velo rosso, chiaro riferimento al culto di Sant’Agata, patrona di Catania, ma anche simbolo della fertilità della terra e dell’amore carnale che nutrono l’ombra e la legano a persone, cose e luoghi.
Viene poi mostrato il trapasso, il meraviglioso viaggio che trascina il corpo fisico all’aldilà, all’inconoscibile.
Il terzo e ultimo personaggio rappresenta l’apice del percorsokarmico” di distacco dell’anima dalla sua ombra, che si dissolve liberando l’anima e ponendo fine al ciclo di reincarnazioni.
Possiamo considerare il terzo personaggio come un iniziato, una sorta di sciamano che mette in pratica il rito di purificazione/iniziazione dell’uomo contemporaneo.

Ancora oggi taluni sciamani asiatici hanno una concezione dell’anima e del mondo simile a quella degli Egizi e degli Etruschi e dividono l’universo in 3 mondi: inferiore (acquatico e oscuro), mondo di mezzo (o dei vivi) e superiore (di entità celesti creatrici).

Occorre riscoprire il senso del sacro che, per millenni, in molteplici forme e contenuti è stato patrimonio vitale di tutte le culture umane. Molti riti di consacrazione, solstiziali, d’iniziazione, funerari, appartenenti al passato sono andati perduti. Il senso del sacro oggi è considerato antiquato, o meglio, superato da una logica materialistica e consumista, tuttavia si avverte un forte bisogno di spiritualità, alimentato dal dilagante deserto interiore mai saziato dallo spasmodico consumo – possesso di beni materiali.
Panta Rei” vuole esaltare la riscoperta del mondo interiore e della spiritualità, il rispetto e l’accettazione della vita e della morte, la curiosità per un passato remoto ma pur sempre esemplare costellato di riti e di simboli antichi che possono ancora guidare l’uomo di oggi nella sua ricerca interiore e nella lettura – comprensione della vita e del passato proprio e del mondo.
In “Panta Rei“, celebre aforisma di Eraclito traducibile in “tutto scorre”, si affronta il tema della reincarnazione, della sua oscura fascinazione, dei suoi antichi rituali, della sua ciclicità e del suo ovvio collante con la vita. La morte è la giovinezza del mondo, essa soltanto assicura il rinnovarsi della vita. La legge della natura è semplice: la vita è esuberanza, contraria all’equilibrio e alla stabilità. È un movimento tumultuoso che esplode e poi si spegne. La sua esplosione perpetua è possibile ad una sola condizione: che gli organismi vissuti cedano il posto a nuovi organismi che entrano nella danza con forze nuove. Tutto esige in noi che la morte ci distrugga. Ciò che ci turba è la sua conoscenza, che gli animali non conoscono.

Panta Rei” è un cortometraggio del 2014 realizzato da Dem e Seth Morley durante una residenza di tre settimane in Sicilia e prodotto da Ritmo, ambientato a Catania, Pantalica e Valle dell’Anapo, e sugli scenari lavici dei Crateri Silvestri del monte Etna, le aree boschive che circondano il grande leccio secolare nei pressi di Milo. Le musiche sono state realizzate dai Graziella Kriminal.

 

Cinzia Puggioni

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