Ora noi siamo liberi

Reportage esistenziale dai confini russi. Georgia e Armenia due nazioni: punto d'incontro tra Est, Ovest e Medio Oriente

«Dove sei?» mi chiese guardandomi negli occhi, «Sono su un’assolata spiaggia di un’isola greca, sono nei capelli di una donna armena, sono nei canti d’amore di un ragazzo cileno. Sono laddove manca la libertà e dove il grido di speranza si erge più forte. Sono al centro di un viaggio eppure sono fermo. Sono nell’immaginazione di un bambino e nella passione di un uomo. Sono sulle sponde del mio pensiero. Ma attualmente sono reduce da una sbronza causata da un’ottima vodka georgiana»

. Si, evidentemente non sono al massimo della forma. Lo specchio riflette un volto bianco, cadaverico. I capelli sono un groviglio inspiegabile, neanche di notte avessi fatto a rissa col cuscino. Una doccia e proseguiamo, abbiamo da prendere un bus, dobbiamo partire, l’Armenia ci aspetta. Gianluca forse sta peggio di me. Occhi sbarrati, posizione Tutankhamon, non accennava un movimento. E pensare che eravamo partiti con i migliori auspici: dai stasera riguardiamoci, abbiamo da affrontare un lungo viaggio domani. Buoni auspici un cazzo, erano tutti finiti nel fondo di un bicchierino da shot. Ma va bene così, “Tanto va”. Sono le etichette il vero male del nuovo millennio. Come scriveva un famoso eroe greco: «Gli ismi fanno tutti rima con fanatismo». Ed ecco che Comunismo, Fascismo, liberismo e chi più ne ha più ne metta sono facce della stessa medaglia. Medaglia a due lati: buoni e cattivi. Quanto è facile generalizzare e mangiare la solita minestra riscaldata. Quella precotta che trovi al supermarket è perfetta. Viaggio in Georgia eppure il mondo è un gran villaggio globale dove le regole sono le stesse. Se ti appiccichi l’etichetta sei identificabile, se esci dai binari sei un essere strano, ostrogoto, barbaro, impossibile da identificare, da leggere e da capire, quindi un nemico. Questo è “evidentemente” il passato, questi sono gli anni della cortina di ferro. Eppure un ronzio nella testa mi porta a pensare che il leviatano non abbia cambiato il suo modus operandi. Da una parte mi trovo immerso in una realtà singolare, una realtà fatta di individualismo destrutturante. Non c’è critica, non c’è pensiero, ma massificazione individuale. E come in un circolo vizioso, il popolo impaurito si affida, dopo un lungo percorso, agli “ismi” che conosce. Torna all’origine. Un’origine troppo compromessa, ma che adesso, grazie al beneficio degli anni trascorsi, si confà perfettamente ad un nuovo corso. Prima di partire incontriamo John nell’ostello. John è un militare americano stanziato a Tbilisi. John ha una storia d’amore alle spalle con un cuore infranto e tanti se… John è l’americanità nella sua più controversa accezione. John ha origini pellerossa, ma è nato in Texas. È nato nello Stato delle armi, dei cowboy, della sedia elettrica e delle bionde bellissime, ma con poco cervello. John ha rinnegato i suoi natali di indiano. John è anche una metafora. La metafora la esprime da solo, non servono le domande. Gli USA sono i buoni, il resto del mondo sono gli scolari, chi attenti alla disciplina e chi cattivi. E l’insegnante insegna, castiga, punisce e da buoni voti. Ma la storia è una valle di lacrime, una valle buia fatta di misteri e incongruenze. Facile parlare così, lo so, sono in Democrazia direbbe qualcuno. Una Democrazia malata, ma pur sempre una Democrazia. Ed è proprio in Democrazia che l’acceleratore di libertà può spingere. Ma fin dove? Quando si troverà di fronte al precipizio della tirannide insita dentro se stesso? “Il terrorismo is enemy”… e poco importa a John se le stesse armi dei Medio Orientali siano made in Usa. “La Russia is an evil”… e poco importa a John se il presente è conseguenza di scelte passate.   «Quando un popolo, divorato dalla sete della libertà, si trova ad avere a capo dei coppieri che gliene versano quanta ne vuole, fino ad ubriacarlo, accade allora che, se i governanti resistono alle richieste dei sempre più esigenti sudditi, sono dichiarati tiranni. E avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei confronti dei superiori è definito un uomo senza carattere, servo; che il padre impaurito finisce per trattare il figlio come suo pari, e non è più rispettato, che il maestro non osa rimproverare gli scolari e costoro si fanno beffe di lui, che i giovani pretendano gli stessi diritti, le stesse considerazioni dei vecchi, e questi, per non parer troppo severi, danno ragione ai giovani. In questo clima di libertà, nel nome della medesima, non vi è più riguardo per nessuno. In mezzo a tale licenza nasce e si sviluppa una mala pianta: la tirannia». Platone Cosa c’entra questo con la Russia, la Georgia, l’imperialismo e la guerra? Beh, la guerra è fatta dagli uomini. Dallo stesso popolo sempre ignaro, sempre compatibile, sempre giustificato. Ed ecco che le persone diventano simboli, simboli da poter usare per l’etichettatura. Putin vale il tiranno, probabilmente è così, ma non è solo. Gli USA sono marci, ma da chi sono composti gli Stati Uniti? La piccola Georgia è vittima, forse … oppure è tutto più complicato. È il momento di salire sul bus, anche se chiamarlo così è un complimento. Adesso c’è da scoprire l’Armenia prima di tornare nella grande madre georgiana…  

Davide Lemmi

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13 Comments

  • Platone non era un fesso… penso che il testo si commenta da solo… è la chiara dimostrazione di un cliama così distorto, quasi di fantapolitica.
    …”Quando un popolo, divorato dalla sete dI libertà…”
    ottimo spunto di riflessione per molte situazioni attuali. La questione interessante è che se non lo sapessimo, non ci acorgeremmo che l’autore dell’opera è un uomo vissuto nel V secolo a.C. Quello che più mi lascia perplessa sono le accuse che Platone rivolge alla società, priva di valori e di unità, una società morta spiritualmente.

    • noi invece siamo soliti pensare che la nostra è l’epoca del degrado morale. invece già a quel tempo gli intellettuali vedevano l’inizio di questo processo , cosa è cambiato????

      • il discorso è che gli onesti vedono il degrado ognuno nella e della propria CULTURA DEL TEMPO
        all’epoca platone criticava la tirannia o le forme degenerate dell’epoca, oggi si critica la (finta) democrazia o la finanza ….
        il filo conduttore è l’uomo! la politica è un’attività umana,dunque sempre soggetta a degenerare per interessi

  • concordo.
    d’accordo anche con Lemmi,che appunto sottolinea che la guerra è fatta dagli uomini. è li che dobbiamo agire , invece ci hanno abituato a parlare inutilmente di leggi,riforme,soluzioni,ecc… ma è cosa vuole e fa davvero l’uomo il problema

  • le etichette dei buoni e i cattivi, amici e nemici, patrioti o infedeli , si gioca da sempre con queste etichette in quelle zone,ma dappertutto
    bellissimo post . grande Davide!

  • due facce della stessa medaglia. abbiamo l’ illusione dei buoni e cattivi , ma il leviatano e’ sempre solo uno!
    complimenti Davide. Buon viaggio

  • E’ significativo come la massificazione del pensiero ha abolito il binomio critica / autocritica, essenziale per l’evoluzione, provocando un entropia che conduce al “circolo vizioso” in cui ripetiamo gli stessi errori, senza domande. Gli “ismi”… è stato ben definito nel loro nome, la storia ha fatto terribili errori più dei loro prodotti tossici, come le dittature. L’industria delle armi è un Ente parallelo ai membri; non importano motivazioni… l’ ideologia è qualunquista, devono vendere, si vince a braccio … e ancora di più per poi disarmare, e quello che attraversa il “circolo vizioso” e che diventa involontariamente manovratore.
    UkiZero, grazie per il testo ottimo.

  • Un’analisi dettagliata, direi illuminante, devo farti i complimenti. a volte si si perde in tante ipotesi ma alla fine ci si accorge che basta mettere in atto insegnamenti che sono vecchi quanto lo stesso tempo ma sempre immortali.
    La realtà è che siamo sempre alla ricerca di scappatoie dimenticando che, strutture poco solide non sono destinate a durare! Buon pomeriggio caro!

  • si evince in maniera terribilmente adamantina, come sia difficile ormai capire dove sia il nemico e dove l’amico. Il relativismo del “buono e cattivo” ha reso tutto amalgamato e inestricabile. La cosa certa è che per esercitare la tirannia, facendola passare da democrazia, SERVE il NEMICO (dove il verbo servire assume due accezioni distinte e complementari). La misura è colma, la pressione è ai massimi, ma si fatica ora piu’ che mai, ad individuare l’uomo nero… forse questo babadook eterno non verrà mai trovato ed a LORO va bene cosi.

  • La guerra è la parte oscura dell’uomo, la seduzione della morte. Quella che si contrappone all’amore, alla vita. …perché non la sopporta.

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