Obscene: She asked for it!

“Lo ha chiesto”. È il nome della serata. Il pugno chiuso su sfondo rosa parla da sé

Mai come in questi giorni è di attualità la violenza perpetrata sulle donne, qualunque forma essa assuma…

Una “lei” c’è, la trovi subito. Entrando dall’ingresso posteriore la vedi: che sia essa un principio attivo estratto da un erborista che sia essa una scultura di argilla modellata da un’ artista, lei “c’é”, la signora Natura c’è.. Occupa poco spazio, chiusa in alcune boccette e in diverse sculture. Non so se l’abbia chiesto lei. In qualche modo riesce ad illuminare, riesce a fare luce anche in una serata oscura ed “obscena” ma non ha molto spazio: a due passi, sulla sinistra, c’è il buio e la luce ha tutta un’altra “forma”. Non puoi andare avanti se prima non ti perdi a guardare quel vichingo vestito di nero con un enorme teschio in pietra dietro le spalle su cui poggia un lumino rosso. È un tatuatore, ti fermi molto tempo a sfogliare il suo catalogo di disegni ma presto vieni risucchiato dalla saletta accanto, in un attimo cambi scenario: musica Metal, buio; qui l’unica luce è l’enorme pentacolo rosso sopra la postazione del DJ, “della” DJ, una ragazza, una ragazza DJ Metal. Fa strano: un metallaro fai prima ad immaginartelo al maschile, così come fai prima a dire “il” DJ piuttosto che “la DJette” come si usa dire da qualche anno per rafforzarne l’appartenenza al cromosoma X. «In realtà, in questi ambienti è abbastanza normale… come ci son tante donne che lo frequentano, altrettante vi si impegnano attivamente», dice qualcuno. Nulla di eccezionale, quindi. Niente che abbia a che vedere con il tema della serata.

Noorglo: «Di certo, non gioverebbe alla “causa” chiamare una DJ solo perchè “femmina”. Contano solo professionalità e competenza. Se non erro si è combattuto tanto per arrivare alla parità di genere», ci ha detto uno degli organizzatori dell’evento.
Per proseguire bisogna tornare indietro, riprendere il piccolo corridoio e andare nella direzione opposta. Nel farlo, ti devi di nuovo fermare: case abbandonate, letti ancora fatti di chissà quale epoca, quadri, calcinacci, piante che nascono dal pavimento. “Esistono edifici abbandonati con ancora tutta questa roba?” è’ la domanda che ti viene spontaneo fare agli espositori “Urbex”. “C’è anche di peggio…” è la risposta più frequente che si accompagna ad un sorriso. Sono qui per condividere i risultati del loro lavoro: la caccia alla documentazione di luoghi abbandonati da immortalare, dove si può trovare di tutto e provare il brivido di rimanere scioccati ogni volta, come fosse sempre la prima. Scioccanti sono anche le foto: poltrone antiche, letti con tanto di coperte impolverate, libri, album di fotografie abbandonati da non si sa quanto, non si sa il perché… e ti senti dire che ci sarebbe di “peggio”. Indicando una delle foto il ragazzo (sono una coppia) smette di sorridere e sospira: “Purtroppo questo posto è stato scoperto da altri “colleghi”, non è più esclusivo… l’abbiamo perso”. La corsa all’oro è così, è il Klodinke 2.0.

«…Vorremmo andare alla radice del problema per introdurvi quello che sarà il tema della nostra prossima serata che, in quanto proposta culturale, analizza e propone riflessioni sul mondo che la circonda…».

Ah! Stasera le donne non hanno una riduzione sul biglietto, questa pratica comune a tante discoteche non è ben vista qui:
Noorglo: «Da donna, potresti pensare che la riduzione sia un privilegio, in realtà ti trasforma solo in una merce ad uso e consumo: vieni “venduta” come attrazione ai clienti maschi, disposti a pagare per avere un’offerta che sanno essere ampia e variegata, e magari finiscono per prendersi libertà che non hanno. Ad alcuni chiederei come reagirebbero se si parlasse della loro madre, sorella, figlia o fidanzata..».
Insomma, all’Obscene nessun biglietto differenziato.

Proseguendo, trovi la sala principale invasa dalle persone, dal fumo (non passivo), dalla musica “wave“. Anche qui il Dj è una ragazza ma ormai si è capito che il politically correct non c’entra un cazzo. C’è il canapaio sulla destra, lo stesso dell’altra volta, “Grow Shop”, ha una sua postazione, al lato del(la) DJ, su un piano rialzato, illuminato da un faretto: «Fattoni sono quiiii!».

«… A suscitare veramente inquietudine è il pubblico ludibrio che si avventa contro chi denuncia questo tipo di comportamento, rivelando che per la mente comune la violenza sulla donna non esiste. Per il comune sentire la donna ha sempre un secondo fine e non subisce molestia ma è lei l’istigatrice, come se fosse la somma delle tentazioni ed il povero uomo un’anima pia indotta in tentazione…».

Non sono solo i fari a far luce: una coppia di fachiri si alternano sul palchetto centrale. Sono un ragazzo ed una ragazza e sono vestiti come un ragazzo ed una ragazza: lui ha i pantaloni, lei gli shorts. Strano: visto il tema ti saresti aspettato un’omologazione di genere, un annullamento delle differenziazioni tra uomo e donna. Si tratta di un refuso culturale o è un vero e proprio “chissenefrega”? Non è “esposizione e mercificazione del corpo femminile” questa? «Si veste come vuole, altrimenti torniamo al Medioevo e diciamo che è ‘immorale’ se le donne scoprono più della caviglia»… sempre lui/lei che parla. Ti impunti sugli “shorts” ma poi scopri che i giocolieri non sono solo due, ce n’è una terza: Shorts, body nero con topless scoperto, “censurato” da due “X” di nastro, maschera, capelli fucsia, gioca con il fuoco come si fa con un gatto. Ormai non c’è più nulla da questionare.

Tutto questo muore poco più avanti, siamo molto lontani dalla saletta Metal e si prosegue ancora. Si apre un corridoio (15m x 2m.. più o meno?). Qui come illuminazione ci sono solo dei ceri e il suono…. dov’è finito il suono? È un percorso breve, in un attimo ti ritrovi in mezzo al caos. La Sala Industrial è intima ma gremita, c’è anche il bar. Niente birre ad 1 euro, niente vino da discount: i barman sono dei professionisti, la loro fornitura è da professionisti. Stavolta ci sono un cavallo e un coniglio a far da DJ, la loro tana è in un angolo, con tanto di console, casse e un neon a forma di croce rovesciata (un vizio!), è incastrata in un’edicola sul muro, sembrerebbe fatta apposta (cos’era questo posto prima di essere una discoteca?). Verso il fondo della sala c’è un’altra porta, conduce ad un dedalo di corridoi in stile “Wolfenstein” ma senza attrattive particolari, ad eccezione del bagno. È facile incrociare dei “buttafuori” da queste parti, si va verso l’ingresso principale, camminano avanti indietro, un po’ sbuffando, sicuramente un po’ annoiati: chi lavora nella security dell’Obscene non ha molto da fare, nonostante la confusione tutti sono sereni, tutti sono tranquilli (ok, le eccezioni si presentano sempre). Niente di più. Dopo aver superato le ultime salette in cui solo tavolini e sedie fanno da attrattiva, ti accorgi di essere arrivato all’ingresso, quello ufficiale. C’è solo la fila di gente da vedere, val la pena di tornare indietro, di nuovo verso la Sala Industrial. È facile vedere delle ragazze che si bacino, il gruppetto di skinhead in pantaloni neri e polo bianca non ne sono infastiditi, è un luogo comune quello che li vuole “fascisti” per forza, solo perché derubati di uno stile e di un abbigliamento che, in origine, poco aveva a che fare con la politica. Non li disturbano i gothic truccati che gli passano davanti, non li disturba chi si traveste da donna ma ci ridono assieme. Ce ne sono diversi qui. Uno in particolare, la voce che nel corso della serata ha messo a tacere ogni dubbio, ogni illazione in merito “alla” DJ e agli shorts. Non è una voce nuova, Ukizero gli aveva già chiesto di parlare di Obscene ma lo fece con indosso il giubbotto e gli anfibi, e la barba non era rasata:
«Noorglo, soddisfatto di questa serata? Bella parrucca ma perc….»,
«Ho l’hobby del travestimento da quando ho 15 anni, nulla che centri più di tanto con tendenze sessuali o devianze particolari. Quando mi chiedono il perché lo faccia, la mia risposta è sempre la stessa: perché è divertente! Però è paradossale, giuro: rimorchio più donne vestito da donna che non da uomo! È un messaggio forte del carattere di “Obscene”, anche se solo un assaggio…».

Un assaggio…. di un portata degna dei migliori ristoranti: Sabato 28 gennaio 2018 torna Obscene con “Dichotomia” al Kyi Club di Modena, un titolo che dice molto ma non tutto, per maggiori info visitare il link all’evento Facebook.

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«La trasformazione necessaria a far sì che questo deprecabile comune pensiero vada scomparendo cominciando dal microcosmo della psiche individuale, con l’educazione al rispetto e facendo luce sui tantissimi casi in cui ci imbattiamo nella quotidianità al di fuori del circuito dei media, abbattendo il velo di omertà e collusione. Essere Osceni in un mondo dove la stragrande maggioranza ragiona in modi del genere, è un onore. Vi aspettiamo».

 

Daniel Nicopòlis

Obscene : Dichotomìa

27 JAN 2018 : Obscene : Dichotomìa▸ Next event: facebook.com/events/322032391631740 ◂Clip by www.musicphoto.it – Track : Prodigy – Smack My Bitch Up (Sub Focus Remix), all music credits goes to XL Recordings.

Pubblicato da Obscene su Mercoledì 20 dicembre 2017

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