Il film di Pascal Chaumeil è tratto da un libro, da cui inevitabile sarà il confronto. «Se posso spiegare perché volevo buttarmi dal tetto di un palazzo? Certo che posso spiegare perché volevo buttarmi dal tetto di un palazzo. Cavolo, non sono mica un deficiente».
Non buttiamoci giù: il film. L’altro ieri nelle sale italiane è uscito questo film tratto dall’omonimo romanzo di Nick Hornby. Nel complesso è un film gradevolissimo, strutturato secondo quelli che sono i tempi, ritmi ed esigenze cinematografiche, queste ultime relative ai gusti del pubblico. La storia è quella di quattro personaggi che, per un motivo o per l’altro, si ritrovano su un tetto tristemente famoso per il numero di suicidi che si buttano da lì. Il momento preferito per fare questo è la notte di Capodanno: una fine per un nuovo inizio!
Non buttiamoci giù: il libro. Da parecchi anni è ormai in giro il libro da cui è stato tratto il film. È un romanzo che parla di persone, ognuna con i suoi problemi, ognuna con le sue difficoltà e i suoi impedimenti. Quattro personaggi per quattro diverse fascie d’età. Ad ogni età i suoi problemi, che quindi risultano più o meno gravi alla persona appartenente ad una fascia d’età differente. Il libro, come il film, è strutturato narrando gli eventi attraverso l’alternarsi del punto di vista dei quattro personaggi, che così creano il filo della storia.
Non buttiamoci giù: il film e il libro. Pur assomigliandosi, il film è decisamente più lineare del libro, in quanto la narrazione è affidata prima ad un personaggio, poi al secondo, poi al terzo, poi al quarto, per una conclusione che accontenta tutti gli spettatori e che è narrata non da uno di loro, ma da un occhio esterno super partes. Nel libro invece la narrazione è sempre suddivisa tra i personaggi, fino alla fine, che rimane più aperta.
Non buttiamoci giù: aggettivi che caratterizzano il film. Il film può essere così descritto: leggero, ironico, piacevole, senza pretese, diverso, poco profondo, lineare. È consigliato?
- Sì, se volete vedere qualcosa di non troppo scontato e che affronta problematiche da un punto di vista diverso dal solito.
- No, se cercate il drammone e il grande spessore psicologico per i personaggi di cui sono narrate le vicende.
- No, se lo guardate per fare un confronto col romanzo.
- Sì, per fare un confronto col romanzo.
Non mi sono rincretinito o ho cominciato a parlare come un disco rotto, è solo che guardare pensando a quello che si è letto può essere criticamente utile ma altrettanto improduttivo!
Non buttiamoci giù: il film. Leggero, ironico, piacevole. Sono questi gli aggettivi che inizialmente si possono utilizzare per descrivere la pellicola cinematografica. Il film ci racconta una storia e all’occorrenza ci fa riflettere sui bisogni e sui problemi delle persone e su come il dialogo e il confronto possano aiutare a far chiarezza, a farci rendere conto di cosa davvero conta e quali sono le strade da percorrere alternativamente a quelle del suicidio! I personaggi sono spinti a mettere a nudo, attraverso il confronto con gli altri, le loro preoccupazioni e i motivi della loro scelta.
Non buttiamoci giù: il film e il libro. Se anche viene rispettato l’intento di portare il fruitore della storia a riflettere sulle problematiche altrui e a mettersi nei panni dell’altro, il libro naturalmente può vantare una profondità e un’ironia maggiori del film. Le storie dei quattro vengono sviscerate molto meglio e la psicologia dei personaggi risulta molto più vivida e reale. Alcuni elementi del film mancano nel libro e viceversa, quindi guardare un film pensando al libro può essere tanto costruttivo quanto altamente sconsigliabile.
Non buttiamoci giù: il film. Se visto con gli occhi di uno spettatore che non ha letto il romanzo, risulta certo gradevole e simpatico: narra una storia, senza troppe pretese. Sicuramente l’innovazione sta nel fatto che difficilmente un film che ci racconta di suicidi acquista un ritmo così leggero! Risulta abbastanza semplice seguirlo e potrebbe farvi fare anche qualche risata. Non è certo uno di quei film che restano nella memoria e indimenticabili nei secoli dei secoli, ma è comunque un buon passatempo e un film diverso dal solito, come abbiamo detto.
Roberto Morra
ci penso…
pure io, mica son tanto convinto
forse c’era davvero poco da ridere
🙂 😀
forse è proprio per questo che è carino…..come d’altronde dice R.Morra.
Son curiosa..
LOL
sorridere con un dramma è una cosa molto difficile e interessante, rispetto ad un opera. Magari Chaumeil ha fatto un altro bel film
bella recensione del Morra
😉
A me sembra buono. Insomma, è gradevole! Al cinema si va anche per storie come queste….addirittura porta a riflessioni, insomma!
Grazie a Roberto Morra, simpaticissimo post!