Nick Oliveri @Init Club (Roma) -07/2015

Un concerto mozzafiato con ancora il gusto di ‘suonare’ e provocare...

Appena arrivo all’Init mi stupisco subito del fatto che nonostante sia un caldissimo sabato sera di fine Luglio, ci siano già alcune decine di persone pronte ad un concerto al chiuso.
Alla fine saranno un centinaio, ma sfido qualsiasi artista a riuscire a portarne così tanti ed in queste condizioni.
Arrivo presto quasi per caso, così mi metto a sentire i gruppi d’apertura.
I The Shiver sono davvero un bel gruppo. Compatti, originali e piacevoli, se non fosse per la voce sempre sulle stesse identiche tonalità in ogni brano. Sarebbero fantastici con una cantante più versatile.
A seguire i Cockroaches un gruppo abbastanza sconclusionato, sia nell’approccio visivo che musicale. Promettono un pompino -forse quello gli riesce bene- a Nick Oliveri se avesse fatto un pezzo con loro.
Nick è sotto al palco divertito, sale su e accompagna i ragazzi per un pezzo quasi divertente.
Dopo un breve cambio palco che non mi da nemmeno tempo per una sigaretta, inizia Nick.
Non ci poso fare niente, ogni volta che lo vedo mi viene in mente un video del Live Glastonbury 2002 che ho visto fino alla nausea.
L’apice artistico del bassista barbuto è quello.
I suoi compagni di strada invece, hanno preso la prima a destra.
Dave Grohl, dopo qualche buon album con i Foo Figheters adesso è l’idolo del rock salutista e moralista, con pezzi ed album sempre più uguali a se stessi.
Johs Homme, dopo la felice parentesi con il validissimo esperimento (insieme a Dave Grohl) dei Them Crocked Vultures ha trasformato i QOTSA in una band che produce un rock fighetto e palloso adatto alle 25enni degli anni dieci che adesso tengono famiglia.
E Nick invece? Che fine ha fatto?
A differenza dei suoi amici sopracitati, già dall’idea di fare un “Death Acoustic Tour” direi che ha voglia di sperimentare ed evolversi.
Non si capisce in quale direzione, ma Nick sembra proprio uno che ragiona senza fare troppi calcoli. Fa quello che gli dice la testa.
Adesso è pronto.
Inizia subito con un pezzone dei Kyuss, “Green Machine“.
È strano vederlo con la chitarra acustica in mano e la voce ruvida, lui e solo lui sul palco. Ma lo tiene alla grande. Intrattiene il pubblico, coinvolge, stravolge pezzi, incanta con “Gonna Leave You” dei QOTSA e poi via con un susseguirsi di pezzi suoi e dei suo molteplici progetti. Tutti coinvolgenti e tiratissimi.
Un concerto strano, ma intenso e quasi provocatorio.
Ecco, si, provocatorio è il termine esatto.
La provocazione, quella cosa che va scemando man mano negli artisti che si adagiano beatamente sul loro conto in banca e che pian piano li fa diventare degli esecutori di cover dei loro pezzi di maggior successo.
Nick ha ancora il gusto di suonare e provocare, insomma: è ancora un artista.
Ed è stato un piacere vederne uno.
Ogni tanto fa bene, credetemi.

Marco Caponera

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