My mini (sexy) Pony

Sarà che le puledre hanno sempre fatto sangue? Intanto i "clopper"...

Chiunque mi conosca sa che ho una certa innegabile inclinazione ad apprezzare gli oggetti carini. Un po’ come la metà femminile della coppia d’oro del pattinaggio su ghiaccio di Ranma ½ (qui un breve compendio video, per le persone che al contrario di me hanno avuto una vita sociale durante l’adolescenza), amo collezionare cose kawaii, e magari assegnargli un nome. Ovviamente, nella mia raccolta di ciarpame non mancano anche accessori mainstream: le suppellettili con il muso privo di fauci di Hello Kitty si sprecano, e chiaramente non resisto neanche al fascino dei cavallini più famosi di sempre.

Sarà quel loro aspetto trasgressivo, con tanto di tatuaggio sulla chiappa, o le loro tonalità pastello, ma li trovo irresistibili: dunque giro imperterrita mercatini dell’usato sperando di salvarne qualcuno dall’abbandono, e riporlo a far bella mostra di sé abbarbicato sulla superficie verticale del mio frigo. (N.d.A. se non siete veri appassionati, vi svelerò ora uno dei primi grandi misteri dei “My Little Pony“: le loro adorabili zampette sono magnetiche. Che animali straordinari!). Ovviamente non ne compro di nuovi, questo perché sono talmente autocritica che neanche per assecondare le mie perversioni metterei mai in dubbio i miei dogmi fondamentali anticonsumistici, che sia ben chiaro.

Ma perché vi parlo della mia insalubre passione per i pony di plastica rosa? Perché ho scoperto che il mio livello di amore per i mini equini non è minimamente paragonabile a quello che emanano i rappresentanti del loro fan club più accanito: i “clopper“.

Apostrofata in tal modo da un amico, conscio della mia mini passione, mi sono fiondata a googlare lo strano neologismo e il risultato è stato leggermente straniante, e lo dice una che bene o male è difficile rimanga sconvolta nello scoprire un altro apice della perversione umana.

Forse ormai l’avrete capito: clopper è colui, o colei, che prova eccitazione sessuale nei confronti dei personaggi di My Little Pony, con una particolare predilezione per quelli dell’ultima versione, “My Little Pony: Friendship is magic”. (N.d.A. quelli che come me amano “Rainbow Dash” ma solo platonicamente si chiamano invece “bronies“).

E parliamo di un vero e proprio feticismo, anche abbastanza inquietantemente diffuso: anche su YouTube, è possibile trovare piccoli hentai con come protagonisti Applejack e compagnia bella; sono facilmente rintracciabili versioni autoprodotte di sex toys; il web pullula di inquietanti siti web dedicati ed esiste perfino una Pagina Facebook riservata agli ippici trastulli.

 

Ora, come vi dicevo, non sono una persona che si sconvolge poi con così tanta facilità: ho da un bel pezzo imparato che i feticismi, le perversioni sono tratti peculiari dell’individuo, e qualsiasi persona con cui sia venuta in contatto nella mia vita ne possiede qualche d’una: dal semplice turpiloquio durante l’atto, a sadomasochismo a vari livelli, alla passione per le scappatelle in luoghi pubblici o per i giochi di ruolo… ognuno, chi più chi meno, ha dei piccoli feticci. E sono anche estremamente convinta che assecondarli, ovviamente quando questi non ledono ad altri, sia sano e naturale. Ma sui clopper, non riesco a soprassedere: e se in effetti il brufoloso diciassettenne (perché dio pony io ti prego, fa che abbiano al massimo diciassette anni) che si fa una pippa pensando agli orifizi turgidi di Twinkle Sparks non commette di fatto alcuna violazione dell’altrui persona, è a mio avviso comunque uno dei sintomi del decadimento totale della società attuale. Il problema sostanziale non è tanto che al ragazzino piaccia pensare a un unicorno mentre si masturba, ma il fatto che un unicorno protagonista di un cartone per bambini possa avere una figura che richiami allusioni sessuali.

E ok, c’è gente che trova eccitante toccare i palloncini, e le parafilie a dir poco bizzarre si sprecano (a tal proposito, leggete il divertente articolo in tre parti che Roberto D’Izzia ha scritto proprio per Uki qualche tempo fa), ma in questo caso abbiamo tra le mani qualcosa di più perverso: se infatti non possiamo imputare alle ditte di palloncini il loro essere ritenuti sexy, né possiamo condannare i produttori di birra se le loro bottiglie finiscono inavvertitamente nel colon di qualche appassionato, è impossibile non considerare il fatto che i character designer della Hasbro hanno lucidamente e consciamente studiato il restyling dei M.L.P., ed elaborato la loro forma attuale in base a quello che sapevano avrebbe venduto di più. E nulla come la sessualizzazione di un prodotto aiuta a venderlo.

Cos’hanno di così sexy i nuovi pony? Occhioni grandi, forme sinuose, espressioni ammiccanti: anche a non voler fare la Ned Flanders della situazione, è palese vedere come abbiano cercato di inserire una connotazione sessuale nel look finale dei personaggi. Anche se molto blanda e volutamente molto nascosta. Il motivo per cui alle Bratz è seguita una generazione di bambine, ora più che adolescenti, con zatteroni ai piedi e occhioni truccati come io non imparerò mai a fare. Lungi da me voler essere moralista, o proibizionista: ma in questo caso, è troppo evidente la volontà del creatore di riuscire a vendere ancora di più un prodotto, e come ci insegna South Park, far leva sulla sessualità è uno dei metodi migliori per mandare avanti qualsiasi business. Lo stesso motivo per cui i pubblicitari amano associare nudi femminili e automobili/detergenti/profumi/polpette e chi più ne ha più ne metta.

Il risvolto drammatico di questa campagna di iper sessualizzazione è la sua onnipresenza, al punto da rendere la persona in realtà quasi insensibile allo stimolo sessuale reale. E soprattutto, essendo un fenomeno diffuso (e qui ancora prego il dio pony: fa che sia così) soprattutto fra i pre adolescenti, genera indubbiamente in essi una confusione e uno stordimento difficilmente recuperabile. Insomma, se invece che farti le pugnette guardandoti due tettone che s’infilano un bifallo di sessanta centimetri negli ani, come fanno tutti, scegli di rimirare le lunghe cosce violette di un pony bidimensionale, forse la tua sessualità non crescerà poi così sana. Anche perché sarà davvero difficile che la cosa sia integrabile in una normale relazione di coppia, a meno di non voler far indossare al partner una di queste meraviglie.

In definitiva, non credo vi sia nulla di male nello sperimentare una sessualità fuori dal comune, ma forse, se il tuo immaginario sessuale è dettato dalla grafica ridisegnata di giocattoli di plastica per bambini a partire dai 3 anni, qualcosa di sbagliato c’è, forse molto più nel sistema stesso che nella testa di chi lo abita.

Cherry Kush

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