Mardi Gras: riscoprendo la miscela carnevalesca della buona musica

Dopo aver registrato l'ultimo album negli studi di Abbey Road e dopo la loro partecipazione allo Sziget Festival, i Mardi Gras sono tornati alla grande l'anno scorso con la loro musica coinvolgente, ammiccante ai generi rock, swing e groove e con un occhio rivolto verso la tradizione americana, irlandese ed inglese

I Mardi Gras sono uno di quei gruppi che se avesse una carta di identità inglese o americana sarebbe in tour per 367 giorni l’anno.
E basta un attimo ad avere questa sensazione.
Arrangiamenti perfetti, voce non solo di qualità, ma anche dosata e dotata di un timbro che non si confonde facilmente con quelli stereotipati che escono dai vari Talent.
I Say Yes” non è il mio commento a questi ragazzi, ma è una delle canzoni più belle del loro repertorio. Martellante nelle chitarre, esplosiva nella voce, ampia e ariosa negli strumenti.
Tried” non è un sentimento che accomuna molti, ma un altro brano in cui i Mardi Gras optano in una collaborazione con Claudio Desideri. Stavolta la canzone non si discosta dal motivo iniziale, ma prende forza, in un crescendo continuo modulato su una base solida.
Ma è con “Shoes” che i Mardi Gras mi conquistano. Qui si va verso altre radici, più ballerecce e soul, con cambi di tempo e di dinamiche, che dimostrano una capacità di scelta musicale ampia e sempre di gusto.
Road song” è invece una canzone da viaggio. E l’effetto è sempre lo stesso: questi spaccano. E non lo dico solo io.
Neil Young ha scelto due dei loro brani per la sua speciale classifica “Songs of the times” dove il rocker canadese sceglieva le canzoni di protesta e di pace. Insomma non uno scemo qualunque.
Ho sentito tutti i loro lavori, dai più vecchi ai più nuovi, e devo dire che maggiore era l’esperienza che maturavano, maggiore era la qualità, le idee che fluivano e rendevano le canzoni ricche e valide, anzi belle.
E se non fosse che sono solo bravi, mi potrei fermare qui. Ed invece i Mardi Gras hanno anche un cuore, e grande.

I Mardi Gras hanno infatti deciso di scendere in campo con la Light of Day Foundation, che da anni sostiene la lotta al morbo di Parkinson grazie al potere “benefico” della musica. Così la band ha deciso di partecipare a questa insolita raccolta fondi con una cover di un brano di Wille Nile, cult rocker americano da sempre legato alla Light of Day Foundation. E lo hanno fatto alla grande.
One Guitar” è da oggi disponibile su tutti gli stores digitali e il ricavato dalle vendite andrà tutto in beneficienza. Un video diretto da Marco Gallo con le video grafiche di Marco Castellani fa da corredo al brano che è davvero bello, anche rispetto all’originale.

I Mardi Gras non sono nuovi a questo genere di iniziative.
In passato hanno già legato la loro musica ad Amnesty International, la “Drop the Debt Campaign”, e altre associazioni realizzando tre dischi con un ampia visione internazionale che li ha anche portati sui palchi irlandesi e negli studi di Abbey Road per terminare il loro terzo album.
Per cui seguitemi i Mardi Gras, che sono bravi, bravi, e sopratutto fanno musica. Quella vera.

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Matteo Madafferi

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