Manuel Agnelli @Rocksteria MusicBrunch

Cronaca di una pace annunciata

Poiché non mi conoscete, mi presento: mi chiamo Silvana e amo gli Afterhours in modo viscerale. Tanto vale dirvelo subito.

Fu amore al primo ascolto. Dal 1995, io e Manuel (perché, sia chiaro, gli Afterhours sono Manuel Agnelli) non ci siamo mai lasciati. Grazie ad alcune amicizie strette che abbiamo in comune ho avuto la fortuna di trascorrere con la band tanti momenti meravigliosi pur rimanendo nell’ombra. Ho stretto la mano di Manuel solo due volte e il respiro si è fermato per non so quanti secondi interminabili. Che vi piaccia o no, Manuel ha presenza, è presente, trasuda carisma.

Poi è arrivato “I Milanesi ammazzano il sabato“, album che mi ha lasciato un po’ perplessa.

Poi è arrivato “Padania” e mi sono arrabbiata ferocemente.

Poi il tour di “Padania” e non ne ho voluto sapere più niente per un bel po’. Ho resettato e sono tornata e rimasta a “Ballate per piccole iene“. Il mio “Ritorno a casa”.

Ma questa è un’altra storia.

In realtà sono qui per ben altri motivi. Probabilmente avete già smesso di leggere e avete lasciato questa pagina. Non vi biasimo.

 

Se siete rimasti, anche solo per indolenza, sappiate che sono qui per raccontarvi di domenica 13 gennaio, data in cui Rocksteria ha riaperto i battenti con lui, l’ospite con la O maiuscola.

Sì, c’era anche Rodrigo d’Erasmo ad accompagnarlo egregiamente al violino ma, Rodrigo non me ne voglia, chi c’era era lì per Manuel e lui era lì per noi.

Per l’occasione, Rocksteria si è trasferita alla Locanda dei Matteini per poter ospitare un pubblico più vasto: oltre 100 sono stati i fortunati che hanno potuto trascorrere una giornata indimenticabile, grazie anche all’ottimo buffet e all’organizzazione ineccepibile di Raffaella Mastroiacovo e di tutto il “Wild Brunch Team“.

 

L’ultimo boccone del delizioso dolce della Locanda dei Matteini ancora non è andato giù che “Ballata per la mia piccola iena” arriva come un pugno allo stomaco.

Uno dei più grandi talenti di Manuel Agnelli, oltre a una scrittura dei testi unica e ineguagliabile, è quello di riuscire a suggestionare anche solo con la voce e la chitarra. Una veste acustica davvero unica che riesce ad arricchire anche i brani più duri, più propriamente rock, come “Male di miele“.

 

L’atmosfera è calda, raccolta, quasi familiare in pieno stile Rocksteria. Solo che stavolta eravamo tutti visibilmente emozionati, organizzatori compresi. E a Federico Fiume è venuto naturale cominciare la chiacchierata con l’artista chiedendogli, quasi a bruciapelo, se provasse agio o disagio in una situazione così insolitamente intima. «Sono a disagio e questo mi piace», risponde Manuel senza mezzi termini, spiegando che avere un contatto così privilegiato con il pubblico è cosa veramente rara.

Quasi a voler essere profetici, si prosegue parlando di “Padania“. Difficile non sentirmi chiamata in causa, è evidente che ho una lunga coda di paglia avendo ascoltato l’album solo tre volte: la prima, troppo incredula per esprimere un’opinione; la seconda, perché una seconda opportunità non si nega a nessuno figuriamoci agli Afterhours; la terza, per decidere che nel complesso non mi piace. Ma avevo detto che non sono qui per questo, giusto?

 

Di certo è che “Padania” è una fotografia del particolare momento storico che sta vivendo il nostro paese. Un album musicalmente scuro e a tratti disorganico, complice anche l’impronta noise del figliol prodigo Iriondo.

Ben accolto dalla critica (si è aggiudicato addirittura il ‘premio Tenco’ per il miglior album del 2012) ma «più difficile da digerire per alcuni… un album che forse va ascoltato con più attenzione di altri…», ha detto Federico Fiume passando la parola a Manuel che ha prontamente risposto: «Se uno vuole ce la mette, sennò no. Non è obbligatorio, non c’è scritto sulla copertina. Se non ti piace al primo ascolto, lo butti via, va bene lo stesso».

Questa è la franchezza disarmante di Manuel, che comunque ha voluto precisare che non vuol dire che gli Afterhours se ne fregano del pubblico: «…è chiaro che speriamo che piaccia, eccome se speriamo che piaccia, però non facciamo le cose cercando di farci piacere a tutti i costi…». È qui che ho perdonato Manuel, supportata anche dall’intervento di Federico Fiume che crede che “la forza degli Afterhours sia quella di non aver fatto mai un disco uguale all’altro”. Niente di più vero.

 

Tornando alla situazione attuale nel nostro paese, Manuel ha voluto esprimere la sua solidarietà con chi nel panorama culturale si sta impegnando in manifestazioni e occupazioni come quella del Teatro Coppola di Catania e dell’Angelo Mai a Roma: «… la gente finalmente sta iniziando a muovere il culo, a partecipare in prima persona. Perché va bene Internet ed esprimere le proprie opinioni ma è anche molto importante fare delle cose concrete…».

 

Si è parlato anche dei tour oltreoceano. A oggi gli Afterhours sono stati in tour negli USA ben nove volte, e Manuel ci ha dato la sua visione concreta delle differenze tra l’ambiente musicale statunitense e quello italiano, dal punto di vista degli artisti ma anche dal punto di vista del pubblico e dei fruitori di musica.

 

Nonostante l’evidente stato influenzale, Manuel ha dato tutto, con la musica e le parole, dando prova, semmai ce ne fosse ancora bisogno, del suo spessore artistico, culturale e umano.

Grazie alla complicità tra i due, Manuel e Federico Fiume ci hanno regalato anche momenti di grande divertimento: dal siparietto in cui il leader degli Afterhours cercava speranzosamente di utilizzare una matita e un elastico per capelli come capotasto, all’ennesimo episodio correlato al caso “Facce strategggie!” (i fan più sfegatati sanno di cosa sto parlando).

 

Vorrei poter raccontare di più, entrare nei dettagli, ma confesso di non essere in grado di trovare altre parole per descrivere il rimescolamento delle emozioni, la meraviglia degli occhi che brillavano, il calore dei sorrisi di questo appuntamento di Rocksteria che senza dubbio rimarrà nella storia.

 

Vi lascio con la scaletta, come ricordo per chi c’era e come playlist per chi non c’era:

Ballata per la mia piccola iena, Il mio ruolo, Padania, Pelle, Bungee Jumping, Ci sono molti modi, Quello che non c’è, Male di miele, Costruire per distruggere, Bye bye Bombay, Voglio una pelle splendida.

Silvana Cinus

Reportage fotografico: Agenzia “Sottopalco”, foto di Pasquale Modica

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