Lucian Freud

La stanchezza della carne

Rappresentante emblematico nel campo dell’arte figurativa di fine secolo, Lucian Freud è stato per me il facitore di una gigantesca ombra.

Fuori dalle correnti ed inventore di uno stile copiatissimo, Freud, nipote dello stimato psicoanalista, ha rappresentato tutto ciò che la storia e l’arte ha tentato prima di nascondere poi di dissimulare. Sto parlando della stanchezza mortifera che ha investito l’oggetto a cui il secolo appena trascorso ha dedicato una attenzione quasi ossessiva: il corpo.

Ed è sotto questa chiave di lettura che mi piace pensare Lucian Freud come una sorta di alterego di Giovanni Boldini, inteso quale massimo pittore dello spirito che aveva caratterizzato gli inizi del ‘900. Tanto la menzogna aveva trionfato nell’uno, tanto lo smascheramento si è manifestato nell’opera dell’altro. Dopo tanta finzione magistralmente vestita.. l’opera di Freud, a scapito di ogni esteriorità, ha mostrato il trionfo della nudità violenta, la stessa che in seguito esploderà nell’opera di Francis Bacon, suo coetaneo ed amico. Questa consapevolezza, unita alla potenza delle sue opere, tra le quali spiccano un ritratto della Regina Elisabetta ed il quadro raffigurante Kate Moss, hanno portato Freud al successo mondiale, un successo testimoniato dalle tante personali che negli ultimi trent’anni si sono succedute tra Europa, Stati Uniti fino al riconoscimenti ottenuti in Giappone.

Ci sono molti modi di andare via, di fuggire il pensiero dominante che l’estetica di ogni tempo porta con sé. Lucian Freud ne è la prova.

 

Lucian Freud (Berlino, 8 dicembre 1922 – Londra, 21 luglio 2011).

 Piero Maironi

 

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