L’interpretazione dei sogni [ 8 ]

"L’interpretazione dei Sogni" è da ritenere una delle pietre angolari della scienza psicoanalitica: noi di Uki siamo essenzialmente junghiani, ma fu certamente Sigmund Freud a definire l’analisi del sogno come la via regia verso l’inconscio. Un compendio sulla realtà dei sogni, che volge ad una migliore comprensione del mondo onirico e di sé stessi. Superato lo stupore derivante dall’affermazione che "i sogni sono appagamento di desiderio", cominciano a sentirsi le prime obiezioni, i primi “ma”: non vi preoccupate perché il dottor Freud ha una risposta per tutto!

In seguito alle scoperte freudiane C.G. Jung dimostrò che il sogno non poteva essere solo un «appagamento camuffato di un desiderio nascosto» ma era qualcosa di più complesso: i sogni erano indipendenti sia dalla nostra volontà sia dalla nostra coscienza, gli oggetti e le persone di un sogno non sono sempre investiti di un desiderio – sessuale o non – mancato. Ne consegue la rilevanza degli strati più profondi e i sedimenti depositati nel tempo: un tempo che per Freud si limitava alla sfera individuale, mentre per Jung abbraccia la storia dell’umanità (“Inconscio Collettivo”).
Oltremodo, dal momento che la realtà è solo un artificio dell’Io, ogni essere umano imposta la sua vita sul significato che lui e solo lui da ad uno specifico fatto o evento: fa o non fa una cosa, solo sulla base di quella realtà a cui vuol dare credito, per poi scoprire che era una cosa falsa, ipotetica oppure vera. Ecco che dall’Inconscio Collettivo, dove risiedono gli Archetipi che predispongono i sogni, il “significato” si converte nella soggettività e nell’esistenzialità di ognuno di noi.
In aggiunta, la coscienza è comune sia alla veglia sia al sogno: entrambi sono “stati di coscienza”, se non fosse che i sogni sono più sottili. Dobbiamo tenere a mente che la neurobiologia e la fisica quantistica dimostrano che il cervello non fa distinzione tra ciò che immaginiamo e ciò che è l’osservazione concreta della realtà. Dunque qual è e cos’è la vera realtà? Qual è la distinzione tra veglia e sogno? In entrambe si verifica un collasso di onde di possibilità – del cervello e della mente – e una separazione tra soggetto e oggetto. La vocazione della nostra natura, di chi siamo veramente, è sovente espressa da una “voce interiore” (“Daimon”) che giace nell’inconscio più profondo: esso ci conosce bene; rimanendo in suo ascolto sarà la ‘sua’ voce a sussurrarci la terapia del benessere per l’esistenza!

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Le obiezioni che di sicuro si sono sollevate nelle vostre teste riguardano il fatto che in molti sogni si riconosce un contenuto davvero penoso, quindi come è possibile ritrovarvi un appagamento di desiderio? Nel sogno spesso sono presenti tutte le noie provate durante la veglia. Spesso i sogni sono angosciosi. Il dolore e la ripugnanza sono più frequenti del piacere.

Ma allora dove sta ‘sto desiderio?

La risposta del dott. Freud a tutto questo mare di obiezioni, che a rafforzare i loro argomenti hanno il contenuto spiacevole che spesse volte il sogno ci presenta, è che tutto quanto detto è vero, ma tutto questo appartiene al contenuto manifesto. In realtà tramite l’analisi del sogno quello che si deve scoprire è quello che chiama il contenuto latente, che sta dietro, e che ad un primo sguardo non è visibile.
Se a questo uniamo il fatto che anche i sogni di contenuto indifferente sono degli appagamenti di desiderio, viene da chiedersi: perché non manifestano chiaramente il loro significato?
Se per scoprire il desiderio che si nasconde dietro il sogno abbiamo bisogno di un’analisi, forse c’è un altro attore in campo, cioè quello che richiede l’intervento di analisi appunto.
Questo nuovo attore è chiamato deformazione del sogno: cioè quel fenomeno che non ci fa apparire le cose in modo chiaro.
Che esista una sorta di incapacità di dare una chiara espressione ai pensieri che caratterizzano il sogno? Il dott. Freud non ne è molto convinto, data l’analisi di alcuni sogni.
Seguiamo quindi un’altra strada. Se l’appagamento di desiderio è irriconoscibile, vuol dire che ci deve essere una difesa contro il desiderio, che quindi può esprimersi solo in maniera deformata. Nella vita sociale esiste una deformazione analoga: quando ci sono due persone e la prima ha un certo potere sulla seconda, questa seconda persona sarà portata a usare qualche riguardo, cioè è portata a dissimulare. La stessa cortesia che usiamo quotidianamente è una dissimulazione, se non è veramente sentita.
Nel sogno accade lo stesso: la dissimulazione, cioè finzione e/o deformazione del nostro modo di fare e che nel sogno chiamiamo deformazione/censura aumenta, rendendoci irriconoscibile il desiderio. Quanto più è inaccettabile il desiderio, tanto maggiore è la censura.
Semplificando: c’è un desiderio da appagare nel sogno, ma il desiderio non deve essere riconosciuto, quindi entrano in gioco censura e deformazione.

Il ”colpevole”

Poniamo quindi, così come ci sono desiderio e censura, che esistano due istanze della psiche che si occupano l’una di dar forma al desiderio, l’altra di censurarlo. Ma da dove proviene il potere della seconda istanza? Se è tanto forte da riuscire a censurare, evidentemente è quella che regola il divenire coscienza, cioè è quella forza psichica che regola il sopraggiungere a consapevolezza dei nostri pensieri. Quindi la prima istanza si occupa di formare, la seconda istanza decide cosa può essere cosciente e cosa no e poi c’è la coscienza.
Data questa spiegazione, è conseguentemente spiegato anche il contenuto penoso di certi sogni: la deformazione e la censura, che ci fanno apparire un contenuto penoso, non servono ad altro che a mascherare il desiderio.
Mentre l’istanza del desiderio viene soddisfatta, quella seconda istanza che censura ci fa apparire un contenuto penoso, così che alla coscienza perviene la pena, non l’appagamento.
Dobbiamo sempre ricordarci che il desiderio appagato può essere sottinteso al sogno, e che può non venire esplicitato chiaramente dagli accadimenti del sogno, pilotati dalla seconda istanza, cioè quella di censura. Per scoprire il significato nascosto, va analizzata la situazione generale e che caratterizza la vita da svegli.

Altro esempio sulla dissimulazione del desiderio nei sogni

Riflettiamo insieme su un altro esempio che contraddice ancora quello che abbiamo detto: una signora sognò di andare in villeggiatura con sua suocera. Però nella vita da sveglia la signora si era opposta al passare le vacanze vicino al suocera, allora come è possibile che il sogno si opponga così chiaramente al desiderio che ho e che riconosco e che è già cosciente? Il desiderio che si nasconde dietro al sogno è un altro: la signora si era già aggiudicata la possibilità di passare le vacanze lontano dalla suocera, avendo preso in affitto una cosa molto lontana dal luogo in cui sarebbe stata la suocera. Allora, non è che il desiderio era che il dott. Freud avesse torto e il sogno della signora, opponendosi a un desiderio evidente, appagasse questo desiderio?
Eh già, se io dico A, che sta per la teoria di appagamento di desiderio, e il tuo sogno mostra B e A e B sono opposti, allora tu mi puoi dire “Avevo ragione!”, ma magari il tuo desiderio era proprio quello di darmi torto, quindi hai sognato qualcosa che andasse contro A, ma facendo questo hai solo confermato la mia tesi (A).

Siamo tutti un po’ masochisti

Inoltre dice Freud, ricordatevi che ciò che teorizza è basato su osservazioni e dati raccolti, non teorie campate in aria, che nell’essere umano c’è una componente masochistica, che trae piacere dalla sofferenza non fisica ma psicologica. Quindi i sogni spiacevoli possono anche essere legati a questo e al desiderio insito nell’uomo di provare sofferenza.
Proviamo, dopo tali sogni, una sensazione spiacevole? Forse è perché non vogliamo trattare o considerare questi argomenti, come quello del masochismo di cui tutti siamo dotati. Come spiegate il continuare a stare male a causa di una persona di cui siete innamorati ma che si è comportata male? Non è forse masochismo quello?
I desideri non sono sempre esprimibili agli altri, perché non lo si vuole, e spesso non vogliamo neanche ammetterli a noi stessi. Ecco allora che entra in gioco la deformazione/censura: così non ce ne rendiamo conto.

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Roberto Morra

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