“L’Effet C’est Moi” non è francese, ma è un giovane artista italiano, di Recanati per la precisione, di appena 30 anni. Per comprendere meglio questo progetto musicale che ad un primo ascolto potrebbe essere banalmente etichettato dark ambient sinfonico o neo-folk nostrano, in realtà è necessario imbattersi in più profonde riflessioni che richiedono un prezzo forse troppo elevato di questi ultimi tempi. Quello di cui è essenziale disporre infatti per accostarsi a dovere al fenomeno “L’Effet C’est Moi” è forse oggi una delle cose più rare e difficili di cui disporre, ciò per cui spesso si viene intrappolati in realtà inutili e senza senso, quello che in sostanza determina il vero uomo libero da colui che non lo è affatto: il tempo.
Definita quindi la natura di L’Effet C’est Moi, vero ascolto elitario, lusso musicale destinato a pochi privilegiati, esteti ed amanti di mitiche età dell’oro ormai tramontate e, precisato il “valore di mercato” necessario al suo accostamento, la possibilità di entrare in contatto con dimensioni altre, diverse, inconsuete, fatte d’incanto e filosofia, grandiosità e fasti, inni e magie si manifesterà in tutta la sua concretezza e tangibilità.
Così l’animo nobile, aperto e disposto sarà sin da subito messo sulla giusta via, già solo interrogandosi in merito al significato dell’espressione “L’Effet C’est Moi”, scelta dal giovane Emanuele Buresta. Il riferimento è ad un filosofo forse troppo inflazionato e citato dalle correnti dark e neo folk contemporanee, ma di cui nessuno in effetti ha mai parlato nei termini in cui lo fa Emanuele: Nietzsche. Dice Nietzsche: «L’uomo si convince che è “lui” colui che comanda e che è questo suo comando a realizzare l’azione: «L’effet c’est moi» (“l’effetto sono io”) …ma non è la “volontà che comanda” a realizzare l’azione, bensì l’ubbidienza di quelle inferiori… se le volontà che debbono portare a compimento il comando della volontà superiore non sono in grado di farlo, la volontà superiore non ha comandato un bel niente, ma si è limitata, per così dire, a esprimere un desiderio senza effetti». Indizio questo che il mondo in cui ci introduce Emanuele per quanto fatto di suoni marziali e di guerra, di brutalità e vinti, di volontà ed azione, forza e potenza soccombe ad una dimensione ben più illogica, che rifugge dalla volontà per rispondere al sentimento, al sogno, alla visione romantica di una realtà che è non è sottomessa ad alcuna logica di comando ma solo a quella del sentimento.
E quanto fin ora detto è in realtà tutto espresso nella sua musica, in note solenni ed imperiose prima, ariose e gentili poi come nel brano “Carmen Saliare Versus Ianvli”, dove Emanuele far rivivere i fasti di un tempo, immergendoci in un’era classica solo apparentemente lontana perché null’altro in realtà che la nostra prima cultura, le nostre antiche radici, la nobiltà e la ricchezza della nostra stessa civiltà e lo fa non solo riprendendo versi in latino, ma anche proponendo poi brani dal ritmo molto più grossolano e popolare come nel caso “E domani è San Giovanni”, vera e propria ballata da sagra di paese.
Nell’album “Il Sole a Mezzanotte” (Rage In Eden 2012) da cui sono tratti i brani sopra citati, non mancano poi cenni a quel gusto gentile per l’orrido ed il sublime tipico del buon estetismo di primo novecento, come nel caso di “Striges” vera e propria perla, dall’architettura musicale piacevolmente infernale, giusto accompagnamento per i versi di Catullo e le rime dell’inno orfico a Ecate che seguono.
Esotica e porto verso la reverie senza tempo invece, la ghost track in chiusura di album, indicata non a caso come “Unkown”: melodia fantasma che apre però a scene di quiete e rilassamento, lasciando vagare l’immaginazione visiva in ampi spazi aperti tra colonne di pietra bianca e tendaggi in lino e seta mossi al vento sulla grande terrazza di una vecchia e maestosa villa romana in riva al mare.
L’Effet C’Est Moi è dunque in parte quanto descritto e ben altro ancora. Suggestioni e immagini proposte sono solo un esempio di quello che le melodie di Emanuele possono destare. Il cuore e la mente dell’animo disposto all’ascolto sono molto più feconde di quanto si possa pensare e variano da essere ad essere, da io ad io, il tutto facendoci ironicamente riflettere su come appunto “l’effetto” del sentire (e non della volontà), dipenda non tanto dalla musica di se per stessa quanto esclusivamente dalla mente di chi la riceve, ovvero in sostanza solo ed unicamente da noi stessi. Un’interessante esperienza da vivere più che una semplice musica da sentire.
Daniela Masella
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twitter: mascia84
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http://youtu.be/R8yaCFowvCg
mazza che figata!
magnificenti carezze…ottimo gruppo,davvero interessante.
grazie a daniela masella
un ascolto epico ma popolare. eccellenti architetture sonore. non li conoscevo,mi piacciono molto
La Masella ci segnala sempre splendide atmosfere estetiche e musicali! Seguirò questo musicista…..anche per Nietzsche! 😉
Si Masella ci passa dallo stoner al dark (anche sinfonico) che è una poesia come musica per le nostre orecchie!
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LOL
un gradevolissimo rimando ai Blood Axis…….non male.
Interesting,anche se son della viola. ^^
“Time is the enemy”, diceva (e dice ancora) il buon vecchio Albin Julius…