Sembra esserci una lobby di strizzacervelli agghiacciante tanto quanto quella della big pharma. Oggi le problematiche psicologiche sono in aumento, fanno tendenza, anche sui fatturati degli antidepressivi, oltreché sulle diagnosi dei medici. Certamente un’incidenza importante esiste, frutto delle frenesie dell’epoca postmoderna, un’epoca però, talmente contaminata da sovrastrutture lobotimizzanti, che dimentica quanto spesso siamo succubi delle nostre stesse seghe mentali. Psicologismi spiccioli con cui ci ingrovigliamo il cervello senza i quali potremmo vivere una vita serena in modo naturale, senza interventi clinici invasivi, magari condividendo di più, relazionandoci maggiormente, magari solo limitando le nostre frenesie di fronte un buon calice di vino durante una cena tra amici.
Una delle caratteristiche più sorprendenti della nostra mente è, indubbiamente, la sua capacità creatrice, la sua forza di elaborare e definire, sulle ali della fantasia e dell’immaginazione, realtà impossibili e allucinanti, parallele ed opposte a quelle in cui vive.
Mi spiego meglio, quante volte abbiamo immaginato un mondo un po’ fuori dai soliti schemi? Non solo più giusto o meno scorretto ma, semplicemente, diverso. Un mondo, per esempio, in cui sono i cani a portare a passeggio gli uomini al guinzaglio, dove uomini solitari sono costretti a ore di coccole da parte di gatti bisognosi di affetto, oppure le ore sono invertite vivendo di notte e riposandosi di giorno e gli eterosessuali vengono considerati proprio loro i diversi, in cui la giustizia e il bene comune sono i pilastri. Insomma, tutti per un motivo o per altro, vorremo che questo nostro piccolo grande mondo fosse diverso in qualcosa. In fin dei conti, ormai, l’irrequietezza e la stravaganza psicologica è quasi di moda.
Un cliché della nostra cultura moderna è diventato quello di recarsi, almeno una volta, da uno psicologo, meglio ancora se psichiatra, senza il quale ci sentiremmo assolutamente out, in balia dei nostri “mondi” paralleli e delle nostre sovrastrutture mentali.
Al supermercato, nel nostro carrello della spesa, troviamo gli antidepressivi, li compriamo il sabato e, così facendo, siamo apposto per tutta la settimana; molto semplice fare ironia su questa nuova “tendenza“, in realtà sembra che la cosa inizi a preoccupare anche qualcuno più competente di me.
Lo psichiatra Paolo Migone dell’Università di Parma, codirettore di Psicoterapia e Scienze Umane critica quella che viene definita la “bibbia degli psichiatri“, la DSM-5 giunta alla sua V edizione; è un volumone di 947 pagine in cui sono catalogate le più svariate problematiche psichiatriche e neurologiche.
Sembrerebbe tutto normale fin qui, dopotutto il cervello è un organo in parte ancora sconosciuto, affascinante, misterioso quasi spaventoso se si pensa a quelli che comunemente definiamo “malati mentali”, quindi non risulta strano che agli addetti ai lavori occorra un manuale aggiornato, o forse qualcosa di strano c’è? Secondo il Prof. Paolo Migone il problema esiste in quanto nel DSM-5 sono state abbassate, forse troppo, le soglie per attribuire lo stato di malato.
Come al solito mi pongo alcune domande: perché preferiscono etichettarci così facilmente come matti?
La risposta più semplice e la prima che forse mi viene in mente è di natura economica, semplicemente perché il comunissimo attacco di panico ci costa un bel po’ tra ansiolitici e integratori vari, considerando che si tratta di una situazione patologica non grave; ma può essere solo questo il motivo, un “banale” problema di soldi.
Mi sentirei quasi offesa, nella mia intelligenza da pazza, se il solo scopo per cui ci etichettano come depressi etc, fosse solo quello di farci spendere altri soldi. Tuttavia, se affermassi che, ad oggi, esiste nel mondo medico-scientifico una lobby degli “strizzacervelli” non credo che nessuno di noi avrebbe molto da controbattere. Ma forse conviene non fermarsi ad una così ovvia e, quantomai scontata, osservazione.
Conviene spingerci un po più in là. Il fatto è che, secondo me, nonostante tutti i progressi e le comodità di cui godiamo, l’uomo moderno resta oggi instabile, lunatico, infelice, nevrotico ed esaurito, magari dovremmo coscienziosamente accettare il fatto che un pizzico di follia rende il viaggio della vita più avventuroso ed imprevedibile.
È lo stile di vita moderno che tende sempre più a renderci freddamente felici, tediosamente sereni, privi di un sussulto o di una emozione, “lobotomizzati“, ciechi. Non siamo più degli illuminati se pensiamo fuori dagli schemi, non siamo semplicemente originali, siamo visionari, ma nel significato più basso che possiamo attribuire a questa parola. L’elogio della follia non è per noi uomini e donne del XXI secolo, perché noi oggi siamo etichettati semplicemente malati ..e dobbiamo curarci.
Lungi da me i finali melensi e banali, ma in realtà molte cose si potrebbero curare con una medicina che i nostri nonni conoscevano bene, vale a dire, la semplicità.
Cose c’è di più semplice e leggero di una serata come si deve, con amici, con i propri fidanzati con tanto di finale con fuochi d’artificio, per superare un periodo no?
Marilena Grasso