La vignetta di Charlie Hebdo è geniale!

Je sui…? Crisi di identità diffusa in Italia, gli psicanalisti ringraziano (Si parla anche di molto altro)

La vignetta di Charlie Hebdo mi fa schifo, non per il tema che tratta, ma per la sua bruttezza innata.

La vignetta di Charlie Hebdo è geniale e funzionale per un giornale che ha avuto il suo picco di notorietà quando è stato attaccato da fondamentalisti islamici francesi. Giornale, che è bene ricordare, in crisi di vendite e finanziarie da sempre.

Charlie Hebdo ha pensato di fare un po’ di sciacallaggio e di risolversi almeno temporaneamente dei problemi, respirando ossigeno dai corpi ancora caldi del terremoto.

Quando ci fu l’attentato alla loro redazione lavoravo in un’azienda in cui il “grande capo” della mia line of business era francese. Incontrandolo all’area del caffè mi disse che voleva fare un discorso ed un minuto di silenzio per le vittime. Gli dissi che era giustissimo, ma che probabilmente avremmo dovuto farlo anche dopo i bombardamenti per cui la Francia si era prontamente attivata, per le centinaia di civili e innocenti che sarebbero morti a breve e per quelli già seppelliti (nelle migliori delle ipotesi) che nulla hanno a che vedere con questa pantomima di guerra permanente in cui la Francia era parte attiva dopo il colonialismo sfrenato. Non disse nulla, ma quando diedi le dimissioni non credo fu dispiaciuto.

La satira è libertà, a qualunque livello, il fatto di poterla fare ci rende migliori, perché vuol dire che siamo nella condizione di poterla fare. Fare satira su Maometto vuol dire stabilire che la nostra cultura e la nostra satira non si piega ai fondamentalisti, ai lettori selettivi del Corano, a quelli che si offendono se ribadiamo i nostri diritti di espressione e non vogliono rispettare le nostre leggi sulla sicurezza e identificabilità né i nostri costumi e le nostre usanza. Perché, è inutile girarci intorno, ci sarà sempre un noi e un loro, siamo diversi ma integrazione non vuol dire omologazione.
La base della civiltà è il dialogo, se non ci parliamo non ci capiamo e ci sono persone disponibili al dialogo, ci sono persone disposte al compromesso, se dobbiamo esserlo noi, devono esserlo anche loro, altrimenti non siamo sullo stesso piano e questo porta ad un inevitabile razzismo/vittimismo/buonismo, un circolo vizioso che si alimenta di se stesso.
Che cosa è la satira? La satira è una cosa complicata, è una cosa che può essere sporca, che va a pescare nel torbido, che crea uno shock e fa riflettere. La satira non è necessariamente educata, ma non è obbligatoriamente volgare. La satira si esprime in virtù della libertà e pretende che la libertà aumenti per avere via via una vita più difficile (la satira, non la libertà). Credo che in un mondo perfetto la satira sarebbe quasi impossibile.

Ma la satira deve essere libera dalle crisi editoriali, la satira non deve avere dei fini commerciali, deve essere scomoda e senza guinzaglio. Sul finire degli anni Settanta in Italia esisteva “Il Male”, quella era satira pura che Charlie Hebdo se la sogna (poi dopo furono uccisi/comprati anche loro, ma per un po’ fu bellissimo).

Charlie Hebdo è riuscito a far parlare di sé spostando il fulcro dell’attenzione, come mossa di marketing è stata eccezionale, ogni pubblicità è buona pubblicità (Berlusconi quante elezioni ha vinto così?), ma non vengano a dire che è satira, non vengano a rigettare la nostra indignazione su di noi («Le case con la sabbia le ha costruite la mafia, non le nostre vignette» hanno affermato), stanno cercando di giustificare un autogol facendone un secondo, veramente, se chiedessero scusa farebbero una figura migliore, un semplice “Avevamo altre intenzioni, ci è uscita male”.

 

Concludo sul terremoto, meriterebbe un post a parte, ma visto che ci sono…

La prima cosa che mi viene da pensare è che sono stato fortunato, la seconda è che delle persone che conosco lo sono state incredibilmente di meno. Ci sono modi diversi di affrontare il dolore, chi lo fa respirando a fondo e chi lascia andare a richieste di aiuto urlate ai quattro venti. Non credo sia facile affrontare una situazione del genere e rimanere lucidi e razionali, ma penso che essere vittima non voglia necessariamente essere vittimisti, come essere buoni non voglia dire essere buonisti, non è una sovrapposizione giusta secondo me. Vedo persone che pretendono aiuti da parte di tutti, persone che scosse si spaccano in quattro.

Ok, ma seriamente?

Viviamo in uno Stato e non posso accettare che il massimo affidamento sia sull’iniziativa volontaria privata. Viviamo in una Nazione che non ci pensa due secondi prima di aumentare le spese militari e che poi si affida in larga parte alle iniziative private per fronteggiare i terremoti, le alluvioni, le frane (i vertici della protezione civile sono sempre dalle massaggiatrici brasiliane?)… vogliamo ricordare Firenze e gli angeli del fango? Tragico e bellissimo, ma non credo che abbiamo imparato realmente a non mettere i libri sotto il livello del fiume (si, è una metafora funzionale!).

Come cittadino io pretendo altro, io voglio che lo Stato dia tutto il suo supporto e che lo Stato dia l’esempio, che dia delle sistemazioni provvisorie in loco, che faccia delle gare d’appalto trasparenti, che controlli la regolarità dei lavori e dei materiali. Voglio che se mette un’altra accisa sulla benzina iniziasse col togliere quelle che vanno dalla campagna d’Abissinia al terremoto nel Belice, alla guerra in Kosovo, all’aumento dei ferrotranvieri.

Vorrei non sentire parlare di infiltrazioni mafiose, di fondi inutilizzati dal comune di Amatrice per la messa in sicurezza per semplice pigrizia e inerzia, di perizie affidate al cugino dell’assessore, geometra all’occorrenza, perché anche questa è mafia, il piccolo orto, l’inadempienza, la negligenza.

La cosa migliore che si possa fare per i terremotati coincide con la cosa migliore che si può fare per gli italiani: chiedere allo Stato di fare lo Stato, con serietà e correttezza.

 

Chiudo con un’ulteriore riflessione per il prossimo cretino che parlerà di utilizzo del nucleare (tempo qualche mese, quando la memoria del terremoto sarà svanita nel colesterolo del panettone); l’Italia è un territorio sismico, non va bene per il nucleare e non va bene per le grandi opere per quanto belle e ben fatte. Ricordate il Vajont? Bene, duemila morti per una frana, ma la frana non era caduta sui paesi ma bensì in un bacino idrico (che ha retto benissimo), tre onde, una delle quali ha spazzato via completamente Longarone, l’onda d’urto dello spostamento d’aria è stato il doppio di quello generato dalla bomba atomica lanciata su Hiroshima. Avremo pure ottimi ingegneri, ma ci sono troppe variabili che non riusciamo a considerare.

Ed anche lì, lo Stato non ha fatto lo Stato, la mafia democristiana postfascista (che ha riabilitato Volpi e gli ha dato appalti e totale libertà, che poi è lo stesso del premio assegnato al Festival di Venezia) ha speculato prima, dopo e durante la tragedia. L’Italia è ricca se considera la diversità una ricchezza, di risorse, di imprese di ogni cosa. La crisi italiana è iniziata dalle politiche scellerate di Berlusconi in cui si sono uccise le piccole e medie imprese per favorire i grandi gruppi (che delocalizzano, spostano le sedi fiscali e non hanno memoria storica, vero Marchionne?). Allo stesso modo dell’economia in cui le piccole e medie imprese hanno trainato il benessere economico, devono esserci gli impianti energetici, idroelettrico, eolico, solare, solo per citare i maggiori, adesso si può ricavare energia da moltissime cose aumentando l’efficienza e limitando eventuali danni. Ma bisogna investire e sviluppare e mandare avanti persone per merito, che i migliori traccino un futuro migliore per la comunità con l’aiuto e il supporto della comunità stessa.

E in tutto ciò che lo Stato faccia lo Stato, cioè nella legalità, l’interesse di tutti, nessuno escluso.

 

Nicholas Ciuferri

 

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11 Comments

  • continuo a ripetere che quella vignetta è orrenda,tremenda. altroche’
    sono comunque d’accordo con Nicholas,il discorso ovviamente non fa una grinza!

  • la crisi editoriale se la sbattessero in faccia! eppure hanno visto cadaveri da vicino
    si pretenda buona creanza,almeno per i morti. cosi’ come si pretenda dallo stato…come scrive Ciuferri

  • si certo. il post è condivisibile. rimane il fatto che quel giornale dovrebbe darsi una ridimensionata,soprattutto in vista di quegli interessi di cui parlava Ciuferri, crisi editoriali ecc… allora il discorso sulla libertà della satira vacilla. non si stanno regolando e non hanno la coscienza a posto

    • credo solo non sia per niente facile fare satira e non cercare fondi finanziari per poter sopravvivere. se hanno fatto una mossa di marketing, lo hanno fatto con il loro stile inconfondibile. rimane il fatto che quando ho vista la vignetta la prima volta ne sono rimasto infastitido
      sul discorso del terremoto è tutto vero. per quel che vogliono loro i soldi li trovano sempre,per aiutare il popolo in difficoltà invece invocano il volontariato! ipocriti !!!!!

  • Bravo,ha raccontato i fatti.Ha fatto cadere le mele che nessuno poteva prendere perché troppo alte.Con questa vignetta ha smosso l’albero e sono cadute le mele.Lui ha smosso le coscienze assopite

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