La sfida

di Melog

Il brano sotto i vostri occhi ha un taglio di scrittura un poco insolito, si discosta dalla mia prosa abitudinaria, il motivo di ciò non va imputato ad una mia improvvisa follia, ma ad un fatto accadutomi giorni fa contro ogni mia volontà.. va quindi chiarito.

Circa quattro giorni fa sul datario appariva il giorno 15, quando, di punto in bianco, chi impagina la rivista patinata, dischiusa ora sotto i vostri occhi, mi ha chiamato con tono allarmato.  Trascorso il primo minuto di saluti sono stato sottoposto ad un fuoco di fila farcito da insulti di ogni sorta, il motivo? Si stava avvicinando il giorno di portar la rivista in tipografia ma mancava ancora il mio articolo. Purtroppo non mi trovavo in condizioni tali da calmarlo, infatti da giorni vagavo in un buio profondo, solo vaghi “fantasmi” intravisti tra la bruma, in pratica ignoravo cosa buttar giù sui fogli bianchi. Con il puro scopo di avvantaggiarmi un poco, l’ho bloccato gridandogli: «Fuga ogni paura, oh pavido, tra poco avrai il mio articolo sul tavolo ma, suvvia, dammi un poco di agio, ho bisogno di calma», «Il motivo?» ha ribattuto lui dubbioso, «Stavolta –risposi subito, mostrandomi disposto al dialogo- la mia spuntatura sarà grandiosa, quindi abbi fiducia, l’avrai a giorni.. sarà un capolavoro». Non ci fu risposta. «L’ho spiazzato! Ho vinto!» ho gridato al mio nascosto io, ma, dopo l’attimo di illusoria tranquillità, ho riudito il suo tono distaccato: «Lo sai.. il boss (così lui chiama chi, dal punto di vista giuridico, ha in mano la nostra rivista) vaglia tutto prima di darmi il “SI STAMPI”.. manca solo il tuo articolo, dimmi un motivo valido!». Ho avuto un tuffo al miocardio, poco ci mancava all’infarto, ma non mi sono dato vinto, ignorando i fogli bianchi ho risposto  «Guarda, ti giuro, abbi fiducia, il brano l’ho davanti gli occhi, mancano solo i particolari, un nonnulla, roba da poco, ma sarà grandioso, un tumulto». Il bluff mi attanagliava. La sua risposta sarcastica arrivò pronta: «Di un poco, caro, cosa significa sarà un tumulto? Vuoi dar vita ad una rivolta? Non voglio pasticci politici!». «Dio ci scampi -ho risposto risoluto– sono un pacifista convinto, ma ti assicuro: potrai solo ammirarmi». «Ammirarti? Sicuro?» ..ora il suo tono appariva più morbido, si apriva uno spiraglio?  «Si, sono sicuro, sarà una sfida di scrittura –ho incalzato io, spronato da un atto di pura follia- un gioco», «Voglio più particolari!» ha urlato lui, immagino fattosi rosso in viso, «Non ora –ho ribattuto- sarà una improvvisata!». Udivo il suo fiato fattosi affannato, tipico di chi cova ira, ma non mi sono dato vinto, giocai il mio asso «Compilando l’orditura ho imposto alcuni limiti», «Limiti? –ha gridato lui- Quali limiti? Qui i limiti li diamo solo io o il boss!». Bisognava calmarlo «Non ora, sono noti solo al sottoscritto, saranno taciuti a tutti, dico di più: ti sfido a scoprirli». «Mi sfidi?» ha ribattuto lui con tono basito  «Si, ti sfido a dirmi la norma applicata!», «OK –ha sibilato lui placando la rabbia- accolgo la sfida! Ma bada non transigo, ti do ancora.. diciamo quattro giorni, poi voglio tutto qui sul mio tavolo!». Vittorioso calcai la mano «Al boss cosa dirai circa il rinvio?». «Trovo una scusa qualsiasi, ma ricorda: quattro giorni, non uno di più!». «Mi bastano. A dopo-dopo-dopo domani. Ciao».

Una volta riagganciato ho capito la trappola ordita a mia insaputa dal mio io nascosto: solo quattro giorni, poi di corsa alla rivista con l’articolo finito in mano.. già, ma con scritto cosa? Guardai il mio viso sul cristallo copri ripiano.. ghignava cattivo. «Cosa hai fatto –gli gridai- solo quattro giorni! Sono troppo pochi.. una follia!». Il mio doppio mi guardava cattivo.. capii cosa rimuginava, gli gridai contro «Cosa? Io rimangiarmi la sfida? Mai! Ho una dignità, un amor proprio, vado avanti, anzi, sai cosa ti dico fantasmino da quattro soldi? Togli il disturbo, scompari! Lasciami al mio lavoro, i giorni corrono, ricordati di Galuois, ma io non morrò».

Rimasto solo mi domandai cosa fa di solito chi ha immolato la propria vita alla scrittura: si guarda attorno, individua un fatto poi lo amplia sino a tramutarlo in un romanzo o in un racconto, in pratica mira a un traguardo costruito da un fatto.. il mio brano sarà l’opposto! Mi ricordai a quando, anni fa, ho ipotizzato la possibilità di dar vita a un racconto in cui la trama scaturiva non da un fatto ma da limiti di scrittura, il risultato? Non solo un brano spogliato da ogni psicologismo ma in cui chi narra si trova obbligato di volta in volta ad adattarsi. Sono giunto così alla scrittura di una storia “forzata”, la sottopongo a voi, lanciandovi la sfida di dirmi la norma applicata. In alcuni punti risulta un poco involuto, vi si riscontra più di una parola arcaica, di tanto in tanto la forma non risulta fluida.. un rischio calcolato causato dalla norma applicata. Voglio mostrarmi buono con voi, darvi una traccia: un ostacolo da non poco l’ho trovato quando andava usato un infinito o quando suonava adatto il ricorso a un qualcosa finalizzato alla saldatura tra più frasi.

Io il mio gioco l’ho fatto, ora tocca a voi.

M%log

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