– «‘Bene e male sono i pregiudizi di Dio’ disse il serpente»: queste le parole di Nietzsche, probabilmente per affermare che l’altruismo potrebbe esser visto anche come una perversità finalizzata alla sopravvivenza… tanto tutto dipende dall’interpretazione che se ne da. Allora, è proprio in nome dell’egotismo, e non tanto dell’altruismo, che l’umanità dovrebbe rispettarsi… perché sebbene i filosofi ci hanno chiarito cosa siano questi concetti, mentre oggi gli scienziati affermano che l’uomo è sostanzialmente cooperativo, di primo acchito è l’odio che sembra prevalere nella storia. Ma forse è così perché l’egotismo è solo una malformazione dell’immaginazione: una perversione dell’amore che divora sé stesso… alla faccia dell’ “Altro”, dimenticando ergo “Se Stesso“! Tutto dipende dall’equilibrio nella Vita. In fondo sappiamo che il peggio è arrivato quando l’uomo ha diviso l’Unità, quando l’uomo ha chiamato Male l’altra metà della stessa medaglia…
ORIGINE DELL’AGGRESSIVITÀ E DELLA COOPERAZIONE COME EMOZIONI COSTRUTTIVE O DISTRUTTIVE: L’EVOLVERSI DELLA DUALITÀ BIOENERGETICA
Dobbiamo tenere a mente che l’universo è le sue leggi. Tutto nell’Universo è vibrazione, dal piano della materia fisica fino a quello delle energie più sottili tutto si muove! In sostanza, moto uguale vibrazione, vibrazione uguale suono. Tutto è in espansione, qualsiasi forza energetica è costituita da particelle che si muovono secondo una certa lunghezza d’onda e una certa frequenza al secondo. La realtà è dunque energia (vibrazione, onde sonore) che si muove attraverso dei ritmi dovuti dalle sue frequenze vibrazionali. Oggi la scienza sta arrivando alla conclusione che la differenza tra coscienza e materia, mente e corpo, è solamente nella vibrazione. Come il ghiaccio è acqua e vapore in tre differenti stati così noi siamo corpo, mente e pura coscienza (anche detta anima). Siamo una potente ricetrasmittente collegata con l’Universo! L’UniVerso è un tutt’Uno energetico manifestato da continue emanazioni di Vibrazioni.
Il Campo Purico dell’energia cosmica vitale emana le leggi naturali attraverso due vibrazioni opposte ma complementari: la vita si evolve, in senso omeostatico, per mezzo di:
– un’energia di espansione… tendente all’ordine
– e una forza entropica… tendente al disordine.
Perciò se tutto è energia, lo è anche l’essere umano, la cui solidità e sistema nervoso sono regolati sempre dalla stessa energia cosmica (“Energia Debole”), che attraverso differenti vibrazioni si ripercuote su frequenze bionergetiche, le stesse che accendono le energie emotive: l’espressione del movimento energetico nel corpo -le emozioni non sono altro che scariche elettromagnetiche calibrate a seconda delle risonanze energetiche. Così la Vita è in continua tensione tra:
– pulsioni entropiche/egoistiche (che nell’intersoggettività culturale e sociale si esprime in un accentramento del potete su se stessi)
– sentimenti solidaristici e cooperativi/espansivi.
..un po’ come la storia dello Yin e dello Yang, per capirci. Il “Tao” ci ricorda infatti che le due forze complementari della Vita fanno il bello e il cattivo tempo sia nell’universo che nell’animo umano, e nostro compito è quello di saperle compensare per trovare la Pace e l’Armonia.
Alla stregua di tutto e alla faccia di questo stadio antitetico, a parità di condizione (fenomenica) tutto ciò comporta una situazione costantemente a rischio di crisi. Come in natura per le leggi della termodinamica, la situazione infatti rischierà sempre di collassare, per questo sarà sempre necessario innovare e controllare continuamente i propri stili di vita. Non dobbiamo perdere l’equilibrio… siamo sempre sul filo del rasoio.
Non a caso allora gli antichi facevano partire l’origine divina del Tutto (la creazione dell’universo cosmico) dal cosiddetto “Caos“, l’equivalente di ciò che oggi gli scienziati chiamano Vuoto Quantomeccanico, quel brodo primordiale in cui tutto è niente… é si un vuoto, ma di tale pienezza che tutto è mescolato in-potenza (l’unica condizione affinché il Caos non implodi a causa delle sue svariate “interiora”).
Già i Miti insegnavano che la stessa Esseità divina in principio è un “punto”: una sostanza Unica, ancorché nel suo “essere” è una coesistenza di forze complementari e contrastanti (che nelle loro combinazioni sincroniche generano infinite possibilità e condizioni energetiche). La teoria sistemica della Complessità, la Teoria del Caos, insieme alla fisica quantistica e alla Sincronicità sono a dimostrarcelo. Ebbene, quando dal caos/vuoto scappò la prima vibrazione iniziatrice, lo fece attraverso due frequenze complementari. La dialettica delle forze è necessaria all’evoluzione della vita affinché la degenerazione di una si trasformi nel germoglio dell’altra. L’energia non muore ma si trasforma… deve sempre rimanere unica, perché è un “punto”. Questo dell’ “Eterno Ritorno” è il prologo e l’epilogo di ogni religione esoterica. Segno di questa Legge è che in tutte le forme di vita (a parte poche eccezioni che confermano la regola) esistono tre fasi: nascita, riproduzione e morte! All’infinito… tutto si trasforma!
La complessità della vita fuoriesce dalla sincronicità a cui sono sottoposte le informazioni contenute nelle frequenze dell’energia che nascono dal Vuoto Quantico, dove tutto è possibile in-potenza. Così come il fotone autoriflettendosi su se stesso crea uno specchio di sé, rispecchiandosi dunque in un altro (..se stesso), allo stadio fenomenico, anche l’essere umano percepisce oggetti esterni a sé, ma ha dinanzi anche altre soggettività che sono per sé, ovvero altre autocoscienze su cui non ha alcun potere. C’è sempre un movimento duplice delle due autocoscienze. Ciascun soggetto vede l’altro muoversi così come agisce lui stesso, tutti fanno quello che fanno perché lo hanno visto fare ad altri, non accadrebbe nulla senza il fare dell’uno e dell’altro. In questi movimenti, all’interno della coscienza, si crea il processo del “gioco delle forze“. Ogni cosa è in mano a ciascun soggetto, e ognuna di queste autocoscienze afferma lo scambio della propria determinatezza: in questo modo compie nondimeno un passaggio assoluto nel soggetto opposto.
In ogni caso, ciascuna autocoscienza è certa di se stessa ma non dell’altra; e per lo stesso motivo, in principio, la certezza di sé non ha alcuna verità.
Solo attraverso il riconoscimento dell’altro è possibile l’astrazione pura dell’essere-per-sé, solo per mezzo del proprio ʿfareʾ e il ʿfareʾ dell’altro.
Ecco che l’autocoscienza per affermare e presentare la propria esistenza, in un’astrazione pura per intenderci, deve per forza negare la propria modalità esterna… deve cioè mostrare di non essere legato con nessuna esistenza determinata, finanche con alcuna singolarità universale dell’esistenza in generale.
La necessità di elevare a verità la propria autocoscienza (e mettersi quindi in distacco con l’Altra), sia in se stessa che nell’altra, è l’unico modo per avere “certezza” di essere-per-sé.
Per questo rischiare la vita mette alla prova la nostra libertà.
In sostanza, l’individuo si vede presentare dinanzi la propria essenza come un altro, e ciò significa che l’individuo è fuori di sé: esso deve allora rimuovere questo essere-fuori-di-sé per tornare a sentirsi autonomo. Infatti nessun soggetto si concede all’altro o lo accoglie nella propria coscienza, e in questa rimozione ..quel soggetto lascia l’altro in una libertà indifferente, per così dire.. Allora, l’attività delle autocoscienze è la “negazione“ astratta (che ad ogni modo non è la negazione della coscienza in se.. per questo ognuno sopravvive al proprio venire-rimosso).
Questi momenti soggettivi si presentano come due autorappresentazioni opposte della coscienza:
– l’una è la coscienza autonoma che ha per essenza l’essere-per-sé,
– l’altra è la coscienza non-autonoma la cui essenza rimane la vita, l’essere per un altro.
> Uno è il “signore“, l’altro è il “servo“.
– Il “signore” è la coscienza essente per sé. Ma è un soggetto non solo come coscienza essente-per-sé, lo è anche perché rimane pur sempre mediata da un’altra coscienza… che è autonoma, esterna, e che egli deve negare. Ecco che il ‘volere’ questa separazione fa si, alla stregua di tutto, che il signore si senta autonomo/distaccato dal servo.
– Il “servo” invece è legato a quell’ “essere” perché non ha potuto astrarre l’altro/signore nel corso della “lotta” delle parti: questo soggetto si è rilevato non-autonomo proprio perché ha voluto avere la propria autonomia nell’essere esteriore.
Il “signore” al contrario, poiché nella “lotta delle parti” ha considerato l’essere autonomo soltanto come un negativo (negazione dell’altro), è divenuto la potenza che domina su questo essere. Il “signore” dunque ha potere sull’altro attraverso questo stesso “essere” che è potenza autonoma, e non solo, egli interagisce col mondo esterno proprio attraverso il “servo”.
Anche il “servo“, in quanto autocoscienza ma generale, si rapporta negativamente all’esteriorità rimuovendola, anche se per lui l’oggettività è appunto rimasta autonoma, ed egli quindi, pur negandola, non può annientarla del tutto: il servo può solo elaborare la cosa esteriore, trasformarla col proprio “lavoro“!!!
Ecco che, grazie a questa mediazione del “servo”, il rapporto intersoggettivo che il “signore” tiene anche con l’esterno diviene “negazione pura dell’oggettività“, diviene cioè il “godimento“; e ciò che non era riuscito al desiderio -annientare la cosa ed appagarsi nel goderne- riesce adesso al godimento stesso del “signore“. Il fallimento del desiderio era dovuto all’autonomia della “cosa”; adesso, invece, inserendo il “servo” tra la cosa e se stesso, il “signore” si appaga sillogisticamente solo con la non-autonomia della cosa, e quindi se ne frega e ne gode allo stato puro. Il lato dell’autonomia della cosa lo lascia al lavoro del “servo”.
Ancora una volta una dialettica duale viene a ricoprire tutte le dinamiche soggettive, e dunque anche emozionali, dell’essere umano, così come accade nella Vita dell’universo.
Questa legge primigenia si estende avendo potenzialmente nella sua natura tutte le vibrazioni emotive e le onde cerebrali dell’essere umano (l’e-mozione è sempre energia in movimento). Gratificazione e frustrazione, egocentrismo aggressivo e cooperazione altruistica, amore e paura.. sono le dicotomie che fanno la Volontà dell’essere umano: è il teatro della Vita di cui noi siamo gli attori. In sostanza, le molteplici combinazioni di queste dicotomie creano tutte le possibili sfumature dei sentimenti che conosciamo (le esperienze su cui è costruito il nostro mondo e l’interpretazione di esso), così come in natura, per lo stesso principio si vengono a creare infinite possibilità, forme di vita, situazioni e condizioni della realtà. D’altronde senza la possibilità di scelta (vedi il famigerato “libero arbitrio“) tra diverse alternative, non sarebbe possibile la libertà… la Vita.
Si tratta di energia cosmica (“Campo Debole”) le cui alte frequenze vibrano veloci oppure basse e lente, arrivando fino allo stadio di energie biologiche.
Immaginate delle intermittenze di luci: fissando lo sguardo su quei tanti e diversi bagliori il tempo si scandisce, riusciamo in effetti a collocarle persino spazialmente quelle luci (secondo gli scienziati il “Soggetto” co-creatore della realtà percepisce il tempo attraverso l’esperire della proiezione olografica della sua autocoscienza -che si manifesta dunque nella nostra dimensione tridimensionale). Ora immaginiamo invece di velocizzare quel ritmo intermittente; via via ci apparirà un’onda unica di luce… esattamente così si manifesta una vibrazione ad alte frequenze. Ebbene, dovremmo nutrirci di quest’ultime tonanti vibrazioni… sta li l’esperienza numinosa!
Di fatto, l’animo dell’uomo non è perfezione e stabilità (quell’equilibrio armonico dobbiamo ricercarlo per tutta la vita, e non meno semplice è poi mantenerlo, amici miei), l’animo dell’uomo è pur sempre un riflesso del caos, è in conflitto. Ci sentiamo vivi quando dentro di noi infuria una tempesta di sentimenti, quando reagiamo a determinate frequenze con cui il nostro campo magnetico entra in risonanza… che siano amore, odio, rabbia o felicità… «Inebriatevi!», scriveva Baudelaire. Perché ci conforta il fatto che sono emozioni che derivano dal vivere un mondo che ha perso l’immutabilità perfetta di quello stato primordiale in cui ogni cosa è solo in-potenza, laddove la fusione del caos è, direbbero gli esoterismi: Esseità divina, beata estasi del silenzio, il Nirvana che tutto avvolge. Mica male..
Ad ogni modo, è bene tenere a mente che la natura umana è fatta dalle regolarità ereditate dello sviluppo mentale comune alla nostra specie. Esse sono le “regole epigenetiche” che si sono sviluppate grazie all’interazione fra l’evoluzione genetica e l’evoluzione culturale: il codice simbolico con cui rappresentiamo il mondo.
Tutto ciò porta alla condizione in cui se un individuo dovesse rimanere insistentemente polarizzato su una determinata frequenza, questa gioco forza ..rischierà di tramutarsi, alla stregua di tutto, in un’intenzione tendenziosa, a causa proprio del desiderio di raggiungere quelle aspettative gratificanti collegate appunto alle contingenze sociali che comporta quel tipo di emozione/frequenza.
DALL’EMOZIONE BIOENERGETICA (DELL’AUTOCOSCIENZA) ALLE RIPERCUSSIONI INTERSOGGETTIVE NEL FORMARSI DELLA SOCIETÀ E DELLE CULTURE
La storia insegna che dall’antichità la scarsità gravosa dell’accesso alle risorse creò un contesto di competizione nel momento in cui l’uomo fu soggiogato da tendenze aggressive piuttosto che cooperative. In quelle contingenti necessità ..quel gioco delle parti delle autocoscienze che abbiamo poco fa descritto, acquisivano tutta la loro immanente influenza. Lo scontro tra l’essere per sé e l’essere per un altro, nella vita quotidiana, ha sempre fatto sentire tutto il suo peso e la sua influenza. E così fin dal principio si iniziò a cooperare all’interno delle proprie comunità ma si rimaneva in concorrenza con le altre. Tutto ciò creò gioco forza delle disuguaglianze. D’altronde quando dei pari litigano tra loro -anche per il pur semplice fatto di essere fatti in modo diverso- c’è bisogno di uno che si innalzi “sopra le parti”.
Secondo gli scienziati la degradazione delle prime comunità di uomini iniziò con l’avvento dell’agricoltura sedentaria. Nei primi villaggi gli anziani acquisirono col tempo una posizione sociale primaria creando una società a struttura conica. Dagli anziani come “capi famiglia” al cosiddetto pater familias fu infatti un passaggio conseguenziale e lineare, ma non certo breve o scontato. Col passar del tempo inoltre, durante l’accaparramento di risorse, alcuni individui si ritrovarono ad offrire servizi in cambio di ospitalità (o risorse appunto..): era la nascita dei futuri schiavi e di tutto ciò che ne conseguì.
Così, quando i maschi ormai cacciatori e a quel punto organizzati in collettività gerarchizzate, sottomisero le primitive e pacifiche comunità agricole, lo fecero con lo scopo di accaparrasi maggiori risorse e schiavi da sfruttare (iniziare a mangiare carne fu ad esempio un aspetto fondamentale nel mosaico d’influenze evolutive che hanno agito nelle tappe successive dell’Ominazione, soprattutto l’introduzione della caccia -nel processo di sapientizzazione responsabile dello sviluppo encefalico ed intellettivo della nostra specie- fu l’inizio di ogni conflitto. Le proteine animali strutturarono i muscoli stimolando l’aggressività).
Il primo colpo mortale cadde allora sulle cosiddette società gilaniche; la Madre Terra, la sacralità della donna (che partoriva la Vita) furono col tempo sottomesse ad una sociodicea maschilista più idonea al perseguimento del maggior vantaggio materiale.
Fatale
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> La Monarchia dell’Essere: “Perché Io so’ Io” (Part. 2)
> La Monarchia dell’Essere: “Perché Io so’ Io” (Part. 3)
> La Monarchia dell’Essere: “Perché Io so’ Io” (Part. 4)
> La Monarchia dell’Essere: “Perché Io so’ Io” (Part. 5)
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il possedere le risorse…. fanculo alle risorse!
splendido articolo del sempre mitico Fatale!!!
illuminante. come sempre.
la competizione crea disuguagliane…. tutto questo in cerca di gratificazioni per mezzo delle risorse, e pensare che madre terra ci da tutto a disposizione, per tutti!
le nostre emozioni come riflesso di legge naturali che muovono l’intero cosmo,come dire dal macrocosmo al microcosmo….interessante, molto interessante
in effetti questa chiave di lettura è particolarmente esaustiva e chiarificatrice! e siamo solo alla prima parte….conoscendo Fatale ci sarà da divertirsi! 🙂
queste forze energetiche sono responsabile della natura delle nostre pulsioni….l’interpretazione delle nostre percezioni fanno la differenza, come leggiamo quelle sensazioni alla luce dei fatti….per scegliere tra altruismo o aggressività…siamo solo all’inizio, ma già mi piace.
complimenti a Fatale.
teorie facilmente confermabili oggi, niente di nuovo, il bello di Uki è però come ci vengono di volta in volta presentate queste “Verità”……
complimenti all’autore
già in astinenza dalla seconda parte………………
xkè io so io e voi non sete un cazzo! è stato l’apice……l’apice di tutto, in tutti i sensi!
grande Fatale!!!!!!!
la marmellata e la nutella !! 🙂
e quindi i cinesi avevano già capito tutto millenni di anni fa!?
“……..tutto ciò comporta una situazione costantemente a rischio di crisi”,ecco…..è qui la fregatura!
la spiegazione finale dal punto di vista biocentrico di ciò che è un essere umano? ma wao!!!
Bravo!
un processo dialettico inevitabile,ergo sta a noi trovarne l’equilibrio
eccellente post!
la gerarchia diventa inevitabile quando si crea un leader , quando si coninciano a delegare le decisioni , si perde cosi’ altrettanto inevitabilmente la sovranita’ su noi stessi
ci vorrebbe una sana anarchia
Fatale sei genio.
Il caro Andrea libera le redini e la sua mente abita la complessità, territorio che esplora con fine intelligenza.
L’umanità è ancora “Bambina” e come tale ha tutti i limiti dell’infanzia ossia irrequietezza, opposti intenti, scatti di ira e frequenti addormentamenti sociali.
Il problema sta nel fatto se mai l’umanità diventerà adulta, ossia se abbia ancora il tempo per farlo.
Oramai i sistemi mentali come quelli eco-esistenziali sono al collasso, le filosofie che hanno condotto l’umanità sin qui hanno dimostrato tutti i loro limiti.
Ancora non è stato creato un sistema “umanistico” che raccordi l’esperienza sin qui acquisita con la sopraggiunta precarietà di Gaia.
Le drammatiche condizioni della Terra-Gaia sono anch’esse da attribuirsi all’età infantile dell’umanità, ancora avvezza a tirare troppo latte dalla madre terra, portandola allo sfinimento ed all’esaurimento delle materie e della sua forza rigenerante.
Che fare allora ?
Ben vengano le riflessioni del nostro caro Andrea e benvenuti i risvegliatori di anime.
Con Affetto
Giorgio
concordo in pieno con Giorgio…. la razza umana ha ancora molto da lavorare su se stessa.
splendido Speciale… anche gli altri post sono illuminanti!
Scientia est Potentia..
. sin dall’antichita’ sempre la stessa musica.
Ma io mi domando…è colpa di chi detiene la conoscenza oppure di chi si accontenta dell’ignoranza ?
Di entrambe…. mi sembra di aver capito!