Dal film “Il Dubbio“:
«Hai squarciato il cuscino con il coltello?» ..Chiese lui.
«Si Padre. E il risultato qual è stato?».
«Piume» ..disse lei.
«Piume» ..fece eco il prete.
«Piume dappertutto Padre».
«Ora voglio che tu torni a casa, a raccogliere tutte le piume volate via con il vento».
«Ma…», rispose la donna… «Non è possibile, non so dove siano finite, il vento le ha portate chissà dove..»
«..E questo è…» ..disse il Padre: «Il pettegolezzo».
Il pettegolezzo è dappertutto, lo si trova nelle famiglie come nelle comunità, nei circoli elitari come negli ambienti popolari, nella politica e perfino nell’ambito religioso.
L’invidia e l’odio sono spesso all’origine della forma più distruttiva del pettegolezzo: la maldicenza, il pettegolezzo malevolo ovvero la calunnia.
Certuni parlano dei loro simili con una intenzione volutamente cattiva.
Il motivo è talvolta un desiderio di vendetta nato dalla gelosia o da un’offesa ricevuta oppure dall’invidia opportunamente dissimulata o ancora da una naturale, insana predisposizione alla mistificazione della realtà.
Passare dal pettegolezzo alla diffamazione, infatti, il passo è breve!
Con il pettegolezzo organizzato ad hoc e continuo, si possono demolire persone ed organizzazioni. Basta vedere i politici in tv o sui giornali, non fanno altro che spettegolare gli uni degli altri e sono coinvolti in questa interminabile spirale! ..(e la gestione del nostro paese dove va a finire? Loro si calunniano e vicenda, e noi rimaniamo in mutande!). Il fatto è che parlare con un idiota per lungo tempo crea un problema, cioè poi gli idioti sono due!!
Secondo la psicologia della comunicazione il pettegolezzo è uno strumento presente all’interno dei gruppi di tutte le culture i quali vivono di comunicazione senza la quale non sarebbe possibile portare avanti la storia del gruppo stesso ed il pettegolezzo è una manifestazione di questa forte necessità di comunicare. Pertanto quando non c’è nulla di prioritario da comunicare all’interno del gruppo alcuni membri parlano di altri membri del gruppo sia in termini negativi ma anche in termini positivi (raramente!!!).
Frequentemente si parla di voyeurismo comunicativo proprio per il fatto che deve soddisfare la curiosità e la morbosità di coloro che in buona parte dei casi non sono in grado di fare ciò che riesce con facilità al soggetto vittima del pettegolezzo.
A volte si usa il termine di epidemia per indicare come un pettegolezzo, condito da dicerie, si propaga tra la comunità, ricordate “Boccadirosa” di De Andrè ispirata ad una storia realmente accaduta? «…come una freccia dall’arco scocca e vola veloce di bocca in bocca…».
Il pettegolezzo si può considerare il medium più vecchio e più diffuso del mondo, il brulichio comunicativo di cui nessuna società umana riesce a fare a meno.
Quando pensiamo alla persona pettegola ci vengono in mente comari, vicine di casa, nonnine e donnette intente a confabulare tra di loro: «Private dalla vita pubblica, le comari rendevano pubblica la vita privata». (J. Kapferer ).
Ma il pettegolezzo non è donna, o almeno non solo!
Nonostante la tradizione storica ci rimandi al pregiudizio secondo cui sarebbe la categoria femminile a essere additata come più pettegola rispetto alla controparte maschile, il venir meno con il tempo dei rigidi ruoli sociali ha dimostrato come sia uomini che donne amino le chiacchiere allo stesso modo. Il pettegolo si maschera spesso sotto le vesti di semplice traghettatore di un “si dice in giro che…”, sottraendosi da qualsiasi sua diretta responsabilità nella circolazione delle “voci” la cui totale infondatezza rappresenta non un limite, ma bensì un fascino.
Il “far gossip” è quindi una pratica sociale a cui nessuno si sottrae e questa pulsione a curiosare, penetrando sempre più nell’intimità della vita privata altrui, risponde ad una sorta di bisogno biologico.
Lo stesso Primo Levi parlò del pettegolezzo come una forza della natura umana, la cui volontà di trasmetterlo ad altri accompagna il soddisfacimento di un nostro bisogno primario.
Il pettegolezzo pur non avendo una base razionale ne verificabile viene recepito come una verità dal fondamento quasi scientifico soprattutto se poi le fonti sono i mass media e viene vissuto come un’esperienza veramente provata attraverso i sensi di chi lo ha ascoltato e fatto suo.
Da una ricerca eseguita a alcuni psicologi tedeschi è risultato che: «Il gossip ha più effetto di ciò che abbiamo visto con i nostri occhi».
Per vivere liberi e immuni dalle maldicenze dovremmo comportarci come fece (il saggio) Socrate con un suo discepolo, che voleva riferirgli un pettegolezzo sentito sul suo conto: non lo ascoltò! «Allora –sorrise Socrate– se quello che mi vuoi dire non è né la Pura Verità, né qualcosa di buono e bello e non mi è assolutamente necessario, visto che non mi porta alcun beneficio, meglio che rinunci a dirmi alcunché a riguardo».
Katia Valentini
sempre grande saggio Socrate..
non come quelli del nostro governo
invidia,odio..il pettegolezzo può essere un fastidio come la sabbia nelle mutande. una brutta pratica sociale
bell'aticolo
interessanti informazioni tra l'altro su questa "pratica" come sempre gli articoli della Valentini. 😉
ancora una volta emotivamente d'accordo con Katia Valentini
e però come dar torto a Oscar Wilde: "C'è differenza tra pettegolezzo e diffamazione. Il pettegolezzo è una cosa deliziosa. La storia che si studia non è altro che un pettegolezzo. Ma la diffamazione è un pettegolezzo reso noioso dalla morale!"
bè, quella della Valentini è un'analisi dell'aspetto più negativo della "diffamazione" di cui parlava Wilde..
questo discorso si rifà alla distorsione dell'Altro… di cui Katia Valentini ha parlato anche in quel suo altro bellissimo articolo qui legato: "Chi si interroga sulla natura dell'essere umano?", che appunto abbraccia un po' in generale il "rapporto" umano.
molto interessante e bel post
Ciao gente! Vi voglio ringraziare tutti per i bei commenti! Il mio lavoro è tutto per voi!