La Caduta e l’Ascesa nell’esperienza (2)

Condivido uno studio, in 5 parti, come riflessione sulla ricerca della felicità, sulla scia dei più grandi insegnamenti spirituali e filosofici di tutte le civiltà della Terra dalla notte dei tempi, fino alle ultime avanguardie scientifiche… [PART 2 di 5]

Abbiamo visto nel primo articolo, come gli esperti affermano che il Campo Unificato del Vuoto emana unità di consapevolezza in grado di oggettivare la realtà. Tale laboriosità coscientiva sovrasensibile (di cui abbiamo appunto accennato nella prima parte), quando diventa mentale, si proietta sullo spettro sensibile come conseguenza della formazione degli aggregati neurali autonomi – gli stessi che si legano ai composti organici. Infatti queste Anime, come le chiamavano gli Antichi, pur essendo supplementi della Coscienza Assoluta emanata dal Vuoto (dall’Intelligenza originaria di fatto si emana lo Spirito/Lògos, ossia l’intellezione che crea dei continuum mentali i quali legandosi ad un corpo conformano infine l’anima), hanno la stessa proprietà del Principio di proiettare immagini mentali. Tuttavia allo stadio di coscienza animico, il mentale si proietta secondo le sensazioni dovute dai sensi, ergo secondo percezioni che ci illudono riguardo forme e materialità (dando vita alla “narrativa” sul mondo di cui facciamo esperienza), e ciò accade in un calderone di forze intrapsichiche circostanti che rendono la mente “schiava della vibrazione più forte”, della “rappresentazione/immagine” più possente, insomma della “narrativa” più convincente… E dal momento che, come affermavano i saggi mistici, questo nostro è il “Mondo del Desiderio“, ecco che la forza energetica che più di tutte ci spinge nella vita è proprio il desiderio: quel fare, sperare, curiosare, pretendere… che non di rado si trasforma in brama e “volontà di potenza”! Il desiderio è lo slancio vitale della nostra stessa natura, ma può essere anche l’abbaglio luciferico a monte delle nostre sciagure emotive, fino a diventare la tragedia satanica della nostra intera esistenza.
«L’inferno non è che l’ego portato alle sue estreme conseguenze» – Thomas Merton.
Ebbene, l’Io animico si crea non a caso un Ego, ovvero una maschera di difesa della propria rappresentazione identificativa, e così tutto quel mentale non fa altro che traboccare in un senso di individualità eccessivo, che impulsivamente (spinto dall’autoconservazione) si trasforma in egocentrismo, un fare che immancabilmente trova ripiego più che altro nel desiderio e nell’egoismo (dovuto alla spinta di sopravvivenza). Da qui si genera il Karma e inizia la “Caduta”!
Rimaniamo ammaliati da forme-pensiero labirintiche (o samsariche) che gli Antichi conoscevano bene. Venivano simboleggiate con allegorie sui dèmoni, angeli caduti, arconti, Elohim, Satana, Legione, le paure inscenate dal Drago, fino al Leviatan…
Per sconfiggere i nostri dèmoni interiori, i mostri che albergano il nostro inconscio, alimentati pure dalle forze astrali di ugual frequenza vibrazionale, dobbiamo immergerci di nuovo nella nostra essenza più pura, nella Luce della Coscienza: “la Via, la Verità e la Vita“, come diceva Gesù. Si è sempre trattato dunque di una “via”, una pratica, quella delle “Virtù“, l’unica in grado di contrastare le influenze karmiche delle emozioni più basse e separative – c’è da integrare l’Ombra come diceva Jung. In questo senso erano importanti le pratiche meditative di contemplazione al fine di purificare la mente, tanto da liberarla dall'”Ignoranza/Illusione” dell’Ego luciferino, in modo da convergere la Coscienza nel “Fuoco Sacro” del “cuore“, che è il centro di irradiazione del Lògos: l’intellezione che tutto ordina grazie alla forza dell’amore. Così come la Natura coopera, di cellula in cellula, per creare, e poi distrugge per creare ancora, così l’uomo deve rispecchiare questa Legge Eterna (“Dharma”, “Tao”, ecc.), accettando la vita e la morte secondo l’etica della fratellanza e dell’altruismo (che unisce non separa, perché così facendo ricongiunge all’Uno) per poi trascenderle fino ad “illuminare” la sua stessa mente, e trasfigurarsi infine nell’Esseità Divina.
«L’inferno è nulla più che l’incapacità di amare» – Meister Eckhart.
Secondo i saggi il Karma, soprattutto quello “negativo”, entra in gioco quando il nostro “fare” è macchiato dai pensieri emozionali più grossolani, mossi dalla separazione e non dal senso di unità originario (dal Campo di consapevolezza primigenio/archetipale di cui abbiamo precedentemente parlato) – quando ci muoviamo non nel senso del Campo Unificato ma secondo deviazioni egoiche (arcontiche come direbbe la Gnòsi)… Tuttavia dovremmo sempre tener presente che questo fumo di pensieri utilitaristici si muove solo intorno al senso dell’Ego, intorno alle sue motivazioni, istinti, impulsi, brame… Il Karma allora è il programma che incarcera il nostro vero Sé, il quale rimane intrappolato in una vita fittizia inventata dai limiti delle percezioni di un fantomatico senso di un proprio Io (l’abbaglio di Lucifero)! Ecco la paura che ci affligge! Da cui una cronica mancanza di fiducia! Che genera la paura di fallire, dell’abbandono, ergo ogni avversione! Ogni somatizzazione
Pertanto, la “Liberazione” di cui parlano le scuole d’Illuminazione dipende da quanto riusciamo a spersonalizzare (grazie al “distacco consapevole”) le nostre esperienze, a distaccarci dall’Ego per tornare a vivere nel Sé, da quanto cioè riusciamo a prendere le distanze da una narrazione moralistica mendace, fatta di oscillazioni nel passato (tristezze) e nel futuro (ansie), per restare piuttosto nel Presente, uno stato fatto di libere intuizioni benefiche, vivificato da ciò che siamo o “sentiamo” essere in quel momento…
Questo virtuoso “stato mentale” è così difficile da raggiungere a causa del “pilota automatico” che l’Ego genera costruendo il “copione” della nostra vita. In Psicologia oggi si usa parlare di “dissonanze/distorsioni cognitive”, o di “Bias”, ovvero tutti quegli automatismi mentali ed errori di valutazione dovuti al reiterare del pilota automatico dei soliti schemi mentali, modi di fare, di essere, di dire… a cui ci attacchiamo pur di difendere l’idea (ideale) che abbiamo di noi! Ciò che rende un inferno le nostre vite sono le aspettative che abbiamo sul mondo, perciò la sofferenza è la misura della distanza tra ciò che sono realmente e ciò che penso, desidero o vorrei essere!
«Rendi cosciente l’inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino» – Carl Gustav Jung.
Ecco che tutto dipende dalla frequenza sui cui scegliamo di tenere la luce della consapevolezza del nostro pensiero.
Gli antichi chiamavano questo Pensiero Vivente, Lògos, oppure Nous… ed era direttamente correlato alla nostra proprietà coscientiva di avere e portare attenzione mentale, ergo intuizione (intellezione), su un oggetto di pensiero, creandone di fatto una realtà più virtuosa (originaria). È la possibilità di mettersi in ricezione di una consapevolezza pura, armoniosa, felice (perché non condizionata)… Quando invece macchiamo l’energia lasciandoci tentare dal giudizio, si spalancano invece le porte dell’Errore, come lo chiama l’esoterismo.
Quindi in seguito alla caduta nell’inconsapevolezza, ci viene oscurata la visione dell’interdipendenza infinita di tutte le cose, non vediamo che siamo solo parti di uno stesso Principio – giacché divisi non vuol dire essere separati. Perdiamo il punto di vista universale, perciò crediamo che la morte sia la fine. Dobbiamo superare questo fraintendimento.
Siamo parti di un Tutto, brevi vite di un’esistenza infinita. Tutti collegati in questa danza di relazioni. Ognuno dipende dall’Altro! Non dovremmo far altro che aiutarci tutti nell’unione del cuore. Infatti per reintegrare l’Origine, sede del ben-essere, non dovremmo far altro che unire, legare, comprendere, empatizzare… ecco perché i saggi parlano tanto di amore e compassione. Allora il segreto per ascendere è accendere giorno dopo giorno l’energia sottile del nostro corpo in risonanza con il nostro focus mentale, riaccendere cioè pezzo dopo pezzo la nostra Coscienza addormentata, in ogni parte del nostro campo fisico e poi spirituale: ergo spiritualizzare il corpo così come l’intera esistenza! Si tratta di ricordare chi siamo, di “intuire” che stiamo vivendo un sogno, un’illusione dettata dagli automatismi della mente grossolana che ci rende degli zombie affamati di brame, speranze ed aspettative, lasciandoci perciò incapaci di percepire il mondo dell’invisibile da cui ogni cosa proviene
Ovviamente, tutto ciò ha implicazioni sull’“esperienza” stessa della vita di ognuno di noi…

Fatale

«L’inferno è non accettare chi sei» – Alan Watts

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4 Comments

  • la caduta nell’inferno e’ la caduta del nostro spirito nelle zozzerie mentali che prosciugano l’anima.
    sintesi di cio’ che descrive Fatale in questo suo altro splendido articolo

    • e tutto questo accade nella nostra testa, è la mente a generare questi inferni. pensieri, parole e azioni hanno creato società sempre in lotta e guarniti dalle menzogne
      come per i buddisti, il samsara sono cicli di sofferenza che incarcerano le menti umane

  • il diavolo, satana, demoni, vengono qui spiegati secondo gli insegnamenti dell antica tradizione, che faceva allegorie e metafore sulle forze intrapsichiche e universali in cui si concentravano energie centrifughe e distruttive.
    queste forze assoggettano gli animi umani così suscettibili al desiderio
    la luce di lucifero abbaglia la mente

  • l’inferno e’ la caduta della psiche umana nella dimensione separativa dell ego, dove le energie negative dell astrale trovano le loro prede energetiche
    tutto si gioca nelle nostre teste, come dice sempre Uki. la pratica della consapevolezza ci aiuterebbe a difenderci da queste energie intrapsichiche, ma soprattutto ci renderebbe in grado di svelare i nostri automatismi e tutte le nostre emozioni negative…tutte le distorsioni cognitive che creano gli inferni che ci circondano

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