Noi siamo un corpo, e su questo ci piove. È bene rimarcarlo proprio adesso, quando si vorrebbe che tutto finisse nella virtualità di uno schermo. Questo il messaggio antico ma nuovo di Jenny Saville, nata a Cambridge, classe 1970, una pittrice inglese che da anni si divide fra Londra e Palermo.
Protagonista mondiale dell’arte figurativa dell’ultimo ventennio, questa pittrice forse più di altre è riuscita a descrivere la potenza e l’alterità che emana dalla superficie dei nostri corpi, catturando nella solitudine delle sue figure la nudità del dolore.
Nel sangue, nella malattia, fra le piaghe del tempo Saville ha trovato il colore dello strazio e con esso la caducità e la magnificenza del corpo. Un risultato ottenuto soprattutto attraverso la scelta di modelli che vivono, nella realtà, una condizione distante se non aliena dal gusto culturale del bello attuale, tanto mostruosi nella loro sproporzione quanto reali nella loro potenza evocativa, e sempre come in procinto di invadere attraverso la tela, il mondo dal quale sembrano essere stati estromessi.
A lei il merito di aver scovato nel volto di bambine cieche, nel corpo sovrappeso di donne di mezza età, nelle pose discinte di transessuali, una verità sovratemporale, quella dell’umano, troppo umano.
Piero Maironi
mamma mia.tremendo
il corpo nella sua multiforme crudezza
grandiosa
quanto possa essere deforme una cosa a volte così splendida
è l'altra faccia della realtà
continua lo studio del corpo del nostro maironi.. non so come andrà a finire 🙂
MAGNIFICIENTE SAVILLE
tra le cose più forti e vere degli ultimi tempi
corpi che non hanno più memoria della forma.
ordine simbolico della madre, che l'olio sulle gigantesche tele fa sentire per sinestesia.
disarmante.
bell'articolo
che fantastico orrore!!!
siete fortissimi