Ius Soli or not, that is the question

Ho seguito un po’ il discorso sullo Ius Soli, ho cercato di acquisire informazioni e punti di vista e poi ho lasciato decantare per poi rivedere il tutto con una maggiore lucidità.

Tra le varie cose che devono essere messe agli atti per questo post c’è il fatto che io ho vissuto per un periodo di tempo molto lungo all’estero, abbastanza lungo per richiedere la cittadinanza e che lo avrei anche fatto (mantenendo la doppia). Questo sarebbe stato utile in termini di visti e accordi bilaterali con altri paesi con cui l’Italia non ha una buona tradizione migratoria o comunque accordi per la libera circolazione; alla fine non ho richiesto un’altra cittadinanza perché nonostante tutto mi sento e mi sono sempre sentito italiano e sarebbe stata una soluzione di comodo giusto per andare ancora più lontano nel momento in cui invece volevo rientrare.

Detto questo devo passare al terribile teatrino politico che è stato fatto giocando fondamentalmente sull’ignoranza del popolino e sulle paure della pancia della (ggg)gente. La Lega ha detto cose sbagliate, come spesso accade, nella forma e nei contenuti, lo ha fatto trattando le persone come se fossero stupide ed ignoranti, probabilmente sperando di far attecchire lì i semi del proprio (funzionale) dissenso. I pentastellati invece se ne sono tirati fuori facendo addirittura ventilare ipotesi di dialogo con Salvini (!!!), il CentroDestra in generale si è dichiarato fermamente contrario, forse perché dimentichi di nipoti di presidenti egiziani, di festini interraziali, di prostitute che sapevano cose e fatte sparire senza che a nessuno importasse (una sorta di razzismo e selezione della popolazione a intermittenza).

Tra le varie argomentazioni (termine forse troppo ampio) presentate dalla Lega e altre formazioni tendenti alla Destra c’è stata quella mendace per cui una donna incinta che sbarca dal gommone e partorisce sul suolo italiano garantisce la cittadinanza all’infante e la garanzia e la tutela per i genitori.

Non è così.

Qui si parla di Ius Soli combinato con lo Ius Culturae il che dà il risultato di Ius Soli temperato, si parla di giovani che hanno vissuto in Italia, che hanno completato un ciclo di istruzione, insomma, di persone che sono italiane nella formazione e nell’identità a discapito delle origini.

È vero, siamo sotto gli attacchi dell’Isis, ma questi vengono da cittadini che da una o due generazioni hanno una cittadinanza diversa, che si esaltano nella loro radicalizzazione (religiosa, non di cittadinanza) e che in realtà conducono esistenze piuttosto emarginate e desolate, finalmente rischiarate da un’appartenenza e un senso.

E ancora, per esprimere il mio punto di vista, io metterei dei paletti sulla sicurezza, purtroppo molti italiani o aspiranti tali, sebbene abbiano genitori che si sono onestamente spesi per un’esistenza dignitosa, trovano il modo di aggirare il lavoro ricorrendo ad espedienti che affondano nella microcriminalità (per questioni lavorative, recentemente ho avuto un’estesa e multipla testimonianza diretta). Ma il problema non è legato alla provenienza della famiglia dell’individuo, il problema è alcuni tipi di criminalità sono stati lasciati in mano a delle etnie presenti sul territorio e ben riconoscibili. Esempio: se uno si facesse un giro alla stazione di Mestre (cari politici prendete i treni invece che le auto blu) sa esattamente quali sono i gruppi dello spaccio perché ormai non si nascondono nemmeno più. Una sera a San Lorenzo ho visto dei magrebini tagliare dei panetti di fumo, distribuendoli tra i vari spacciatori (con la polizia a due passi). Poi hanno litigato per qualcosa, sono usciti i coltelli, alcuni hanno spaccato le bottiglie (con la polizia sempre a due passi) e non era notte fonda, piuttosto presto in realtà, dopo cena più o meno. Ora, se si mettesse tra i vari vincoli per la cittadinanza che il richiedente non deve mai essere stato arrestato o non deve aver commesso crimini, io mi sentirei più tranquillo e in caso avesse infranto la legge vorrei che fosse un ospite non gradito nel nostro Paese e che fosse espulso, tanto per non aggravare la situazione nelle patrie galere già sovraffollate. Questo ovviamente non andrebbe a toccare chi invece vive nel rispetto delle nostre leggi.

Altro punto è la religione, l’Italia è uno Stato laico, il che vuol dire che sono tollerate e rispettate tutte le religioni e che devono convivere, tuttavia l’Italia ha avuto il suo sviluppo moderno sotto un influsso cristiano e di questa cosa va tenuto conto. Capiamoci, sono per rivedere i Patti Lateranensi e per togliere i crocifissi dai luoghi pubblici e per tassare tutti i locali religiosi non di culto (qualunque culto e, si, anche se vendi una sola cartolina non sei più di culto e devi pagare le tasse su proprietà e profitto), però non possiamo fare gli stucchevoli buonisti per cui a volte abbiamo mille attenzioni insensate verso il diverso non facendolo così integrare mai. Abbiamo leggi, norme, regole e usanze culturali, bisogna rispettare tutto tenendo a mente che è un processo in costante evoluzione.

Poi vorrei chiudere con un paradosso che spero possa far riflettere e che nessuno ha tirato fuori. Ci sono parti d’Italia in cui non si ha la sensazione di essere in Italia, prendiamo ad esempio l’Alto Adige (e mi rifiuto di chiamarlo Sud Tirolo), la prima lingua è il tedesco, quando parlano di chiunque più a sud del confine provinciale lo definiscono come “l’italiano”… eppure loro sono italiani di nascita, hanno una fiscalità agevolata, privilegi politici ed economici che non hanno senso e non si sentono italiani…
Ma nessuno dice niente, anzi, lo Stato non fa quello che dovrebbe fare: ossia tutelare le minoranze garantendo però l’unità nazionale nello spirito così come nella forma. È giusto che continuino a conoscere il tedesco, ma la prima lingua “deve” essere l’italiano perché quello dice la carta d’identità e non è giusto che se io non conosco il tedesco non posso lavorare né nel privato che nel “pubblico” in Italia, questa è discriminazione che lo Stato permette e incoraggia.

Allora mi chiedo cosa renda una persona di una nazionalità piuttosto che di un’altra, mi chiedo come un secessionista della Lega possa permettersi di parlare di italianità, mi chiedo perché il bene comune non riesca mai a prevalere sull’individualismo più sfrenato (che poi anche l’individuo beneficia da una collettività che funziona).
E alla fine mi rendo conto che siamo ancora a Massimo D’Azeglio, con un’Italia fatta, ma gli italiani.. mah…

 

Nicholas Ciuferri

 

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7 Comments

  • Lo IUS SOLI e’ una gigantesca idiozia, frutto rappresentativo di chi ci governa, funzionale solo a raccogliere ed ammassare i consensi dei futuri cittadini africani, dei loro futuri e grati voti.
    Se la terra e’ di tutti, come di fatto e’, e deve essere, lo Ius Soli non può che risultare una contraddizione artata dei diritti umani di transitare su di essa, in ogni dove, nel rispetto delle leggi del posto.
    Coloro che sono costretti a vivere in una terra che non e’ la loro terra d’origine, alla quale restano legati affettivamente per sempre, divengono spesso i peggiori nemici del paese che li ospita, come si riscontra negli ultimi attentati, posti in atto da cittadini regolari, i quali evidentemente vivono la loro condizione come ingiusta e velenosa, ed accettano di divenire seguaci di progetti provenienti dalle loro terre.
    Si fa un gran parlare di situazioni che richiederebbero invece una organizzazione fattiva e attiva, poiche’ le parole, seppure utili, non producono i cambiamenti ormai indispensabili.

  • concordo. ma c è comunque molto da chiarire come spiegato da Ciuferri. non servono questi allarmismi se si parla di chi già è inserito nel paese
    vero pero’ che è da capire cosa tutto cio’ comporterà per’ la nostra societa’

  • ma infatti è giusto che ogni paese sia aperto a tutti ma come dice Ciuferri c’ e’ pero’ bisogno di controllo , selezione…. va bene tutto ma non la criminalita’ , mi sembra il minimo

  • Di solito non rispondo mai ai commenti, farò un’eccezione questa volta.
    Ringrazio Paola per l’accorato commento e rilancio dicendo che il problema di questa faccenda sta nel fatto che la si è chiamata “Ius Soli” anziché riforma del diritto alla cittadinanza. Come il solito il PD perde un’occasione per essere chiaro ed efficiente.

    cito: “Coloro che sono costretti a vivere in una terra che non e’ la loro terra d’origine, alla quale restano legati affettivamente per sempre, divengono spesso i peggiori nemici del paese che li ospita, come si riscontra negli ultimi attentati, posti in atto da cittadini regolari, i quali evidentemente vivono la loro condizione come ingiusta e velenosa, ed accettano di divenire seguaci di progetti provenienti dalle loro terre.”

    questo non è vero, anzi, non è detto. Io non ho nulla contro lo Stato estero in cui ho vissuto per sette anni, né i miei amici che ci vivono provano dei risentimenti.

    Coloro che beneficeranno di un accesso alla cittadinanza, voteranno a prescindere per chi li tutela, ma anche io da Italiano dalla nascita tendo a votare per chi mi tutela di più e mi garantisce maggiore equità sociale, credo sia normale; inoltre l’Italia è il paese dove il clientelismo politico è la norma dal 46…

    Magari gli immigrati odiano la nazione che li accoglie quando invece di accoglierli li sfrutta e schiavizza (vedi rosarno o fondi, ecc.). Tutti gli attentatori dell’Isis erano emarginati e reietti, credo ci sia una bassissima percentuale di terroristi precedentemente integrati nella popolazione.

    credo inoltre che sia giusto avere un controllo sulla popolazione, che sia essa nativa o transitoria e che quando questa sia transitoria è giusto esercitare controlli maggiori perché si costruisce l’affidabilità di un individuo nella società (individuo di cui non c’è precedente traccia e che quindi può essere una bravissima persona o un criminale).

    chiudo il commento dicendo e ribadendo che il mondo odierno non può prescindere nè da migrazione e nè da integrazione, specie considerando che molti sono costretti a fuggire in occidente da guerre causate dall’occidente stesso… si dovrebbe favorire il processo di integrazione avendo ben chiaro che chi entra in un paese sappia cosa vuol dire vivere in quel paese.

    Si può essere accoglienti senza prostrarsi, ecco questo sembrerebbe a mio avviso un buon punto di (ri)partenza

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