Italo Moscati: “Anna Magnani. Un Urlo Senza Fine”

Un saggio biografico che abbraccia tutta la carriera della Magnani e che, col suo volto espressivo e il suo urlo disperato, è rimasta un'icona immortale

.«Quasi emblema, ormai, l’urlo della Magnani,
sotto le ciocche disordinatamente assolute,
risuona nelle disperate panoramiche,
e nelle sue occhiate vive e mute
si addensa il senso della tragedia.
è lì che si dissolve e si mutila
il presente, e assorda il canto degli aedi».
[Proiezione al “Nuovo” di “Roma Città Aperta”. Pier Paolo Pasolini]

 

Un saggio biografico che abbraccia tutta la carriera di una delle più grandi attrici italiane, la prima a vincere un Oscar. La sua recitazione violenta, viscerale ha segnato tutti gli artisti che l’hanno incontrata, i personaggi che ha interpretato sullo schermo sono rimasti impressi a fuoco nell’immaginario degli spettatori.

L’urlo, che in una poesia di Pier Paolo Pasolini è «Quasi emblema, ormai», per Italo Moscati diventa «Un urlo senza fine». È l’urlo di “Roma città aperta” di Anna Magnani popolana trasteverina amica di partigiani, falciata dal mitra di un tedesco nel disperato inseguimento del camion con cui stava per essere deportato l’uomo amato.
La scena più bella, più emozionante più emblematica, e forse anche la più famosa della carriera artistica dell’attrice. Un urlo che nel libro diventa “senza fine” proprio perché quella è la scena più ricordata di Anna Magnani.
Un urlo ancora attuale non collocabile solo in quella cornice, ma è qualcosa di più ampio: è una donna disperata che si rende conto con difficoltà di quello che sta accadendo; un’urlo di rivendicazione e di allarme. Quel momento storico voleva i personaggi femminili in secondo piano rispetto all’uomo, quindi una donna quando voleva rivendicare, “parlare”, non poteva fare altro che urlare, per ribadire la sua esistenza.
Secondo l’autore Italo Moscati il titolo del libro vuole essere un invito a non tacere di fronte alle ingiustizie. Anche se non si può fare nulla, almeno si urli, si faccia sentire che qualcosa non va.

La vita di Anna Magnani si intreccia con la storia del cinema di quegli anni, con gli amori struggenti con attori e registi, le sfide e le ripicche tra le dive, il successo altalenante di uno show business capace di portare i suoi beniamini in palmo di mano e pochi mesi dopo dimenticarli per sempre.
Per il pubblico la Magnani era un mistero, a partire dal luogo di nascita. Molti sono convinti che sia nata ad Alessandria d’Egitto. Forse Alessandria d’Egitto creava fascino intorno al personaggio e questo era congeniale a creare aspettative nel pubblico.
In realtà ci fu un intreccio tra le storie di diversi personaggi : Alessandria d’Egitto è legata alla mamma. Lei fu allevata dalla nonna e non era una popolana e neppure di trastevere, ma nacque in una traversa di Via del Corso è ricevette un educazione colta, studiando in collegio e poi musica al Santa Cecilia. Ma il cinema ha bisogno di favole e lega la persona al personaggio, e Anna Magnani diventa “Nannarella “, la popolana di Trastevere.

Cosa ha questa donna che la rende capace di interpretare personaggi forti come in “Roma Città Aperta”, e insieme di essere leggera e donna di varietà come quando cantava con Totò?
Appunto la sua educazione, le sue esperienze e la sua estrazione, la sua storia, su tutto questo si è cercato di tenere il mistero.
Le sue esperienze personali e i suoi sentimenti crearono situazione ché la condizionarono per tutta la vita. Dal punto di vista sentimentale non ebbe una vita tranquilla. Fu sposata col regista Alessandrini, matrimonio poi finito ma in un periodo in cui il divorzio non esisteva, rimase in una sorta di limbo giuridico in cui non era sposata, ma neppure libera di ricreare una situazione diversa. Ebbe poi una storia burrascosa con Rossellini. Furono tutte storie difficil. Anna Magnani rincorreva la felicità dei sentimenti: si innamorava per il piacere di sentire quello che l’amore poteva offrire, anche per trovare una via di uscita ai suoi problemi personali e ai problemi legati alla difficoltà di una donna ad affermarsi in un mondo quale quello del cinema, un mondo fatto di uomini. Poi in “Teresa Venerdì” incontra De Sica, e comprende, grazie a lui, quanto poteva dare al cinema. Stessa cosa in “Campo dei Fiori“, con Aldo Fabrizi, in cui interpreta una straordinaria pesciaiola.

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Poi arriva il grande successo in America degli anni ’50. Con Tennessee Williams Tennes interpreta “La Rosa Tatuata“, interpretazione che le valse l’Oscar.
In America Anna rappresenta quelle masse di italiani che da immigrati vi hanno cercato la fortuna, mantenendo però sempre la loro identità.
Dopo il “periodo d’oro americano” cominció una parabola discendente. Fa altri film, tra cui “Pelle di Serpente” sempre con il regista americano. Ma Anna comincia ad offuscarsi interpretando film che ormai non sono più quelli di una volta. Tutto questo forse anche perché il cinema non sapeva più offrirle personaggi all’altezza dei tempi.

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La sua carriera vira verso il teatro, dove la sua forza interpretativa riesce ad esprimersi portando in scena “La Lupa” di Zeffirelli.
In un periodo in cui i registi italiani non erano più in grado di creare personaggi adatti a lei, arriva Fellini con “Roma“. Il regista voleva Anna all’inizio del film come simbolo di una Roma antica dandole proprio quell’aurea di legenda, Fellini aveva capito che Anna era un simbolo.. una leggenda.

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La Magnani è rimasta, e il suo volto espressivo, il suo urlo disperato sono diventati icone immortali.

Katia Valentini

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