Intervista a Roberto Addeo, autore del libro “La luna allo zoo”

Roberto Addeo, trentacinquenne originario del napoletano e ora residente a Porto Torres, in Sardegna, dove ha trovato il suo “buen retiro”, da sempre affascinato dal mondo dell’arte in qualsiasi sua forma, dalla musica alla letteratura, dopo il suo esordio letterario nel 2015 con “Perdute Sinfonie“, torna in libreria con il suo nuovo libro “La luna allo Zoo“.
Edito da Il Seme Bianco, Addeo dona al mondo un’opera reale e cruda, priva di illusioni e di abbellimenti letterari, che prende spunto dalla vita stessa dell’autore, da dieci anni vissuti nella città emiliana.

Prima di parlare del nuovo romanzo, parliamo di te: chi è Roberto Addeo e come sei arrivato alla scrittura?

Sono un trentacinquenne campano nato a Nola, nella provincia di Napoli, infelicemente soprannominata “Terra dei fuochi”, che ha vissuto, svolgendo per lo più lavori umili, tra Napoli, Brescia, Bologna e Sassari. Sin da ragazzino ero magneticamente attratto dall’ arte, nelle sue svariate espressioni: infatti amavo disegnare, leggere, e suonare la batteria, strumento al quale mi sono avvicinato all’età di 12 anni. Il mio amore per la scrittura è figlio di quello per la lettura; ricordo, non senza un pizzico di commozione, un’estate del 1996, quando, insieme alla mia famiglia, villeggiai in una località montana alquanto isolata, dove, impossibilitato a frequentare ragazzi della mia età, trovai il mio antidoto alla noia, leggendo un romanzo horror di King. Da lì iniziò il mio percorso di accanito lettore, che mi ha spinto in seguito ad esplorare diversi generi letterari, insinuando, dentro di me, il desiderio di scrivere; tale aspirazione, verso i venti anni, è sfociata in esigenza.

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Questo è il secondo romanzo che scrivi: quanto sei cambiato da “Perdute Sinfonie”?

Sono ovviamente cresciuto, soprattutto in consapevolezza; “Perdute sinfonie”, il mio esordio letterario, mi è servito per acquisire esperienza e per carpire alcuni strumenti del mestiere, in primis l’importanza della chiarezza d’intenti, determinante per il raggiungimento di un’identità stilistica che sia coerente coi miei contesti di appartenenza.

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“La luna allo Zoo”: quanto c’è dell’autore all’interno dell’opera?

Trattasi di un romanzo semi-autobiografico; quando scrivo, non amo pormi limiti contenutistici che possano intralciare il libero sviluppo della narrazione. Se dovessi fare una stima delle percentuali, oserei dire che il 70% dello scritto corrisponde alla realtà, mentre il rimanente 30% corrisponde a ciò che volgarmente chiamiamo fantasia.

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Qual è stata l’ispirazione?

“La Luna allo Zoo” nasce dal bisogno personale di trasportare il linguaggio parlato su carta e, soprattutto, dalla necessità mia di fotografare senza filtri un periodo, una parentesi di vita, determinate emozioni. Mi ritengo uno scrittore di atmosfere, principalmente, e poi un narratore. Far rivivere fedelmente sul foglio certe atmosfere che appartengono all’archivio dei miei ricordi, è la mia massima aspirazione, quella più importante.

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Buona parte del romanzo è ambientato a Bologna per poi tornare a Napoli: come mai queste due città?

Napoli rappresenta la mia infanzia, mentre Bologna rappresenta la mia giovinezza. Entrambe le città sono state fondamentali per la mia crescita individuale, artistica e sociale. Sono andato via da entrambe, pur conservando interiormente le loro differenti lezioni di vita.

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Se dovessi scegliere un genere in cui collocare il tuo nuovo libro, quale sceglieresti e perché?

Un libro scritto a nervi scoperti. La paura è una delle componenti più pesanti della psicologia del protagonista, una maschera attraverso la quale poter osservare, con complicità indiretta, un mondo viziato. Se dovessi racchiuderlo in un genere letterario, sceglierei il “Realismo”, perché racconta la realtà quotidiana di un determinato periodo storico, in questo caso, l’anno dell’ufficializzazione della crisi economica.

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Mettendo a paragone Perdute Sinfonie e La luna allo zoo quali sono le differenze e le similitudini tra di loro? E in quale ti riconosci di più?

In generale, mi riconosco di più nell’ultima cosa che scrivo, essendo quella più vicina a me in termini di spazio-tempo. Le differenze tra i due libri sono nette: il primo è un piccolo universo letterario, un mix di prosa e poesia, mentre il secondo è un vero e proprio romanzo. Le similitudini tra i due lavori riguardano la ricerca di un ritmo che sia incalzante e le ambientazioni metropolitane.

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Quali sono i progetti futuri?

A breve uscirà la mia prima silloge poetica, e attualmente sto buttando giù idee per un nuovo romanzo, il quale sarà un lavoro interamente diverso dalle mie produzioni precedenti, ma preferisco non aggiungere altro al riguardo.

 

Gabriella Ciccopiedi

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