Dario Ricci è nato a Firenze nel 1982. È appassionato di vette anche se è stato adottato dal mare. Esordisce nella narrativa nel 2019 con il romanzo “Nove C”, pubblicato dalla casa editrice Il Seme Bianco
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– Di cosa parla il tuo primo romanzo Nove C?
È una storia di amore e montagna. Il viaggio errante di un ragazzo di città che verrà per sempre sconvolto dall’incontro con una donna e dalla passione per le vette. Sarà un percorso complicato ed imprevedibile che lo porterà ad accettare la totale imperfezione della vita e le sue contraddizioni. Il suo viaggio passerà sulle nevi (speriamo) eterne del ghiacciaio islandese del Vatnajökull dove insieme ad un amico proverà a trovare risposta alle sue domande esistenziali.
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– Chi è nel profondo Diego Capecchi, il protagonista di Nove C? Quanto del tuo vissuto hai riversato nella sua caratterizzazione?
Se te lo dicessi ti dovrei poi uccidere! Parto dal presupposto che non è un libro autobiografico, anche se non nego che ho usato per la stesura del libro tanti spunti che la vita mi ha offerto negli ultimi anni. A partire dalla passione per l’alpinismo che mi ha accompagnato costantemente negli ultimi tempi. Preciso che non è un libro sull’alpinismo! Quelli li lascio scrivere ai veri alpinisti. E’ una dichiarazione d’amore da chi in montagna ci è arrivato tardi. Dall’ultimo arrivato. Da chi si sente un ospite. Innamorato ma pure sempre un ospite. Con tutto il rispetto che la parola “alpinismo” dovrebbe avere”.
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– Qual è il messaggio che hai voluto veicolare attraverso la storia raccontata in Nove C?
Posso dire che è un libro sul “forse”. Ogni aspetto della nostra vita è giusto o sbagliato solo in relazione al punto di vista da cui lo osservi. Siamo sempre alla ricerca di personaggi buoni o cattivi, di morali giuste o sbagliate, di speranze vere o finte. In questo libro non esiste niente di assoluto, è tutto relativo. Anche il finale a dire il vero non so ancora se sia un finale lieto o meno. Devo ancora pensarci!
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– Qual è il significato del titolo del tuo romanzo?
Nove C è il grado più alto in arrampicata sportiva che sia mai stato realizzato. Silence questo è il nome della via chiusa da Adam Ondra a Flatanger (Norvegia) un po’ di tempo fa. La cosa che mi ha colpito di più mentre guardavo il video della sua realizzazione era vedere al contempo una fatica incredibile unita ad una naturalezza innata. Lo stesso paradosso che accompagna Diego nelle pagine del libro.
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– Lo strillo presente sulla quarta di copertina del tuo libro recita: “La neve fa un rumore assordante. Vuole solo essere ascoltata”. Cosa intende dire Diego con questa frase?
Ci sono situazioni nella vita che rimangono sospese. Penso a tutte quelle volte in cui sentiamo che alcuni “cerchi” non sono stati chiusi. O si sono chiusi con modalità che non ci appartengono. Sentiamo mancare un senso a ciò che accade, come ad esempio un distacco o la fine di qualcosa. E’ un po’ la storia di Diego e Giulia. Non rimane che il silenzio ed un unico interlocutore: te stesso. A volte le cose che non capisci continui a chiederle alla montagna o alla neve. L’apparente silenzio, la scelta di non recriminare, la decisione di saper lasciare andare anche quando reputi che sia sbagliato fa un rumore devastante. Anche se nessuno lo sente.
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– Nove C è il tuo esordio nella narrativa. Il romanzo è scritto con uno stile molto agile e diretto, che rende la lettura piacevole e ritmata. Qual è stato il tuo percorso per diventare uno scrittore? Come sei giunto alla pubblicazione del tuo romanzo?
La scelta stilistica è stata condivisa con la mia editor Alessandra Minervini che ho conosciuto durante il percorso di Writing Coach della Scuola Holden. Ci abbiamo lavorato molto.
Volevo scrivere una storia d’amore ma con uno stile un po’ diverso. Utilizzare la lingua italiana ma con una metrica anglosassone. Frasi breve e concise. Con tempi quasi cinematografici. Non è un caso che durante la stesura del libro mi sia visto e rivisto “Santa Maradona” da cui ho cercato di prendere spunto soprattutto per il ritmo.
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– Di cosa tratterà il tuo prossimo progetto letterario?
Chi lo sa! Spero che la vita continui a stupirmi. Dopo questa faticaccia voglio godermi la promozione di Nove C e continuare a scorrazzare tra roccia e neve. Chissà che lassù non trovi ancora qualche altra idea.
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Jacopo Lani
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