Barbara Venturini è una psicologa e psicoterapeuta. Lavora in ambito clinico privatamente e nei Servizi Sanitari del territorio da più di venti anni. Da sempre appassionata della lettura, la utilizza individualmente e in gruppo all’interno del processo terapeutico. “Come in un romanzo. Viaggio nella Libroterapia” (Transeuropa Edizioni, 2020) è il suo esordio nella saggistica
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- Di cosa tratta il suo saggio “Come in un romanzo. Viaggio nella Libroterapia”?
Questo saggio breve accompagna il lettore in un viaggio attraverso la letteratura e la psicologia. Descrive le origini e le più attuali applicazioni della libroterapia, metodo che utilizza la lettura come complemento al processo terapeutico.
Dalla lettura dei romanzi selezionati nei gruppi di libroterapia sono nati dei racconti a sfondo autobiografico raccolti nel libro e uniti tra loro da un filo conduttore che porta il lettore all’interno di tematiche psicologiche di grande interesse come il senso di colpa, la solitudine, la resilienza attraverso collegamenti con romanzi classici e contemporanei.
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- Perché ha deciso di pubblicare le storie raccontate dai partecipanti al suo gruppo di Libroterapia? Quale messaggio importante possono veicolare a chi le leggerà?
L’idea è nata parlandone con i partecipanti stessi che hanno accettato di mettersi alla prova scrivendo di sé con coraggio e abilità, una creatività stimolata dalle numerose letture fatte insieme nel lavoro di Libroterapia.
Il messaggio è un invito alla lettura come metodo di conoscenza di se stessi e degli altri,
diffondere e condividere gli effetti benefici che se ne possono ricavare, un incoraggiamento a mettersi in gioco per ritrovare quell’unità psicosomatica rappresentata da corpo, mente e relazione.
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- Qual è il campo d’azione della Libroterapia?
La libroterapia è una metodologia che può essere utilizzata in molteplici contesti, la duttilità del metodo è data dalle due principali caratteristiche che lo caratterizzano ovvero la delicatezza e la capacità di andare in profondità.
Puo essere quindi usata non solo in setting prettamente clinici individuali o di gruppo ma anche in ambito scolastico per approfondire tematiche legate alle diverse fasi dell’età evolutiva e dell’adolescenza in collaborazione con gli insegnanti o anche nei corsi di aggiornamento o in ambito formativo nella supervisione del personale educativo, sanitario ma anche in contesti aziendali.
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- È molto interessante nel suo saggio il discorso sulla predisposizione empatica legata alla lettura. Vuole parlarcene?
L’empatia è la capacità di mettersi nei panni dell’altro, di sentire l’altro. Le più recenti scoperte fatte dalle neuroscienze in particolare quelle sui neuroni specchio ci confermano come quello che leggiamo provochi nel nostro cervello gli stessi effetti che ci sarebbero se quelle stesse esperienze le vivessimo in prima persona, questo conferma come i romanzi contengano un’infinita gamma di esperienze, impossibili da vivere tutte in prima persona, che ci permettono di ampliare la capacità di comprendere noi stessi e gli altri.
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- Cosa ha significato per lei scrivere un libro che racconta del suo lavoro e delle esperienze delle persone che segue durante le sue sedute di terapia di gruppo?
La possibilità di scrivere questo libro è stata per me una importante occasione per condividere l’amore per il lavoro che ho la fortuna di fare e di trasmettere in chiave esperienziale quello che accade attraverso l’utilizzo della lettura nel processo terapeutico della libroterapia. È stata inoltre un’opportunità, fonte di gratificazione e soddisfazione per gli autori dei racconti. vedere il ‘”frutto” del lavoro fatto insieme prendere forma, rendendo le parole “esseri viventi”.
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- Durante la lettura del suo saggio incontriamo diversi suggerimenti letterari. Quali sono le opere che hanno segnato la sua vita?
Difficile rispondere a questa domanda in modo esauriente, al di là del valore letterario dei numerosi libri letti fin da piccola, me ne vengono in mente alcuni che hanno segnato le fasi della mia vita: “Le avventure di di Tom Sawyer” di Twain e “I ragazzi della via Pal” di Molnar nell’infanzia, hanno sicuramente favorito l’autorizzazione alle mie parti più avventurose, libere e ribelli, così come i classici della letteratura inglese tra tutti Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen e Maurice di Forster mi hanno accompagnata nella scoperta dei sentimenti in quello straordinario stile inglese di fine ottocento in cui mi sono riconosciuta nella mia adolescenza; i romanzi letti nella prima giovinezza come Tokyo Blues di Murakami e Carne e sangue di Cunningham sono i titoli della consapevolezza e della complessità della vita. Tra i contemporanei l’autrice che probabilmente rappresenta di più il collegamento tra psicologia e letteratura è Anne Tyler: scrive storie comuni di vita quotidiana ambientate nella provincia americana rendendo speciale ciò che è “normale”. Come solitamente faccio nei gruppi di Libroterapia concluderei citando alcuni tra i poeti che amo di più: Emily dickinson, Pablo Neruda e Alda Merini.
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- Ha in mente di scrivere un nuovo saggio dedicato alla Libroterapia?
Ho in mente di scrivere un saggio sempre legato al mio lavoro di psicoterapeuta dove più che un metodo vorrei raccontare, attraverso esempi clinici, ciò che in questi anni di lavoro ho imparato come terapeuta attraverso le storie delle persone: l’errore come risorsa per migliorare.
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