Intervista agli Aeguana Way

L'alt-rock band ci racconta il nuovo album: su una società caotica, tra realtà e mondo digitale, per trovare l'identità sociale come forma di libertà

È da poco uscito “Cattivi Maestri”, nuovo album degli Aeguana Way. Il gruppo della Basilicata, che ha avuto il privilegio di suonare al Primo Maggio di Roma oltre che con artisti come Subsonica, Marlene Kuntz e Teatro Degli Orrori, torna con un disco maturo e attuale, per festeggiare al meglio i suoi dieci anni di carriera

 

– Cattivi Maestri è il nuovo album, il terzo di una carriera ormai decennale. Chi sono per gli Aeguana Way i “Cattivi Maestri”?

Sì, terzo album che arriva dopo due anni di lavoro certosino in sala prove e studio. I Cattivi Maestri li abbiamo intesi, secondo la nostra esperienza e quelle di alcuni amici, come gli insegnamenti sbagliati che ci sono arrivati quando le nostre teste erano in pieno processo formativo. Persone e situazioni che ci spingevano ad andare in una direzione poiché considerata come la “scelta giusta da fare”. In questo tipo di vicenda asfissiante abbiamo premiato il ruolo di quelle personalità che se ne sono fregate dei percorsi forzati e hanno preferito “guardare il mare”, ivi inteso come somma di infinite possibilità. Ammiriamo le persone che combattono quotidianamente per affermarsi in ciò che li fa sentire a proprio agio e dove possono dare il massimo di loro stessi; quei soggetti che potrebbero stare bene nell’accontentarsi ma che invece preferiscono il tormento alla piattezza.

 

– L’album vanta anche collaborazioni importanti..

Sì, abbiamo avuto il piacere di collaborare con Paolo Pischedda dei Marta sui Tubi (Piano), Marco Di Nardo dei Management Del Dolore Post-Operatorio (synth) e Francesco Parente (violoncello). Questi amici hanno contribuito ad arricchire sapientemente alcuni brani con le loro idee e le loro note.

 

– Aeguana Way, ovvero la strada del rettile. Dove porta questa strada?

Questa strada l’abbiamo imboccata tanti anni fa, a volte ci ha regalato paesaggi e momenti straordinari, altre volte ha saputo metterci in grossa difficoltà. Non sappiamo dove porti questa strada, ma ci piace molto l’idea che il viaggio sia più importante della meta.

 

– Cosa si prova a salire sul palco del Primo Maggio e vedersi di fronte un fiume di 700.000 persone? Cosa ha attraversato le vostre menti in quel preciso istante?

Fino al giorno prima, quello del soundcheck, ci siamo fatti tante domande e la tensione era palpabile. Nel momento in cui siamo saliti, forse anche merito del bel clima backstage, le nostre teste si sono svuotate da ogni pensiero, c’eravamo noi e quel mare di gente; il vocìo e le urla della piazza sembravano un impianto di migliaia di watt sparato in faccia. Ricordo che quando ci hanno chiamati abbiamo detto: “andiamo e spacchiamo i culi”, poi non ci siamo rivolti più parola prima di salire (i tempi sono frenetici lì dietro), solo sguardi e gesti che indicavano piena complicità. L’impatto è stato forte, ma alle prime note ci ha pervaso una sensazione di piena libertà, una di quelle cose che non puoi spiegare nemmeno con un libro, di quelle cose che, essendo stupende, durano troppo poco. Abbiamo realizzato davvero la situazione solo quando ci siamo rivisti in un video, che un amico ci ha mandato poco dopo l’esibizione. La botta finale ci è arrivata quando M.Godano, organizzatore del festival, ci ha chiamati per complimentarsi e farci leggere il messaggio inviato da Tania Sachs, portavoce di Vasco, che recitava “Gli Aeguana per me i migliori, buon lavoro”. Boom! Speriamo di tornarci presto.

 

– Al di là dell’oggettiva presenza di tantissime persone durante quell’esibizione in Piazza San Giovanni, è stato un evento che vi ha colpito anche emozionalmente?

Certo. Il livello di scompiglio emozionale è stato altissimo. In quei giorni abbiamo avuto tantissimo supporto da parte delle persone che ci seguono, il morale era alle stelle e conserviamo tutt’ora un ricordo splendido di quei giorni.

 

– Anche in relazione ai vostri testi, ai vostri ideali: il Primo maggio ha significato qualcosa in più? E’ una manifestazione in cui credete tutt’oggi?

Sicuramente ha significato qualcosa in più. Certo, quella manifestazione non sta vivendo, mi riferisco al contesto storico-polito attuale, uno dei suoi momenti migliori. Noi crediamo nelle iniziative che durano nel tempo, perché alla base ci sono persone che lavorano per mesi affinché l’evento si ripeta. Qualsiasi cosa è in costante evoluzione e ad ogni nuovo stadio assume caratteri e connotazioni che si relazionano alla quotidianità e all’interesse delle persone. Certamente è una manifestazione in cui noi crediamo per il semplice potere comunicativo che ha acquisito negli anni, dando spessore e credibilità a ciò che succede, nel bene e nel male.

 

– Contro chi o cosa gridano gli Aeguana Way?

Gli Aeguana spesso sono soliti gridare non contro, ma insieme a qualcuno. Quando si ricevono degli stimoli che ti fanno scrivere un testo e successivamente una canzone, si parte sempre con l’idea che questi stimoli, che sollecitano la nostra sensibilità, possano essere condivisi da altre persone che a loro volta possono provare le medesime sensazioni. Il nostro cantato mira a tenere sempre una linea empatica con l’ascoltatore; ne consegue che quando quest’ultimo raccoglie e si identifica nel messaggio, allora possiamo parlare di comunicazione ben riuscita.

 

– Mi ha colpito il brano “Tempesta Perfetta”; lo stesso concetto che una tempesta possa essere perfetta mi affascina.. ci dite qualcosa in più delle pecore travestite da leoni?

“Tempesta Perfetta” è uno dei brani che ci piace molto suonare live. Abbiamo dato al pezzo una veste molto dinamica e di facile ascolto proprio per non appesantirne il testo. In “Tempesta Perfetta” si parla di sicurezza, o di presunta tale, di personalità che pur essendo molto fragili (ecco spiegato il ruolo della “pecora”) riescono a rassicurarsi facendo capo alla voglia di mettere a tacere quel dissidio interiore, quella sete di appagamento che un po’ tutti ricerchiamo costantemente. Questo vortice emotivo si trasforma dunque in una tempesta perfetta, un fenomeno straordinariamente bello da vedere.

 

– Avete uno storico concerti davvero notevole e tra i tanti artisti con cui avete condiviso il palco figurano band come Subsonica, Piero Pelù, Marlene Kuntz, Teatro Degli Orrori, Tre Allegri Ragazzi Morti. Qual è stata l’esperienza più appagante?

Ogni live ha avuto una personale e particolare storia. Ci piace ricordarle tutte come pezzi importanti del nostro percorso, ognuna a suo modo ci ha aiutato a capire qualcosa in più di noi e degli artisti con cui abbiamo condiviso quei momenti.

 

– Ma perché dovremmo venirvi a vedere dal vivo, ragazzi? Parlateci più dettagliatamente della scena musicale della vostra zona.

Dovete venire ai nostri concerti perché si muove tanto la testa, si suda, ci si emoziona e ci si può perfino innamorare 🙂 La scena musicale della nostra zona non è ricchissima purtroppo e spesso risulta  altalenante. Ma qualcosa sta cambiando in meglio e noi ci auguriamo che ciò accada per il bene di chi ama la musica da qualsiasi prospettiva del palco.

 

– Se aveste il potere di teletrasportarvi nel passato, quale grande concerto andreste a vedere?
I più potrebbero rispondere “Woodstock ’69”, i Led Zeppelin, i Beatles, i Nirvana (che ci piacciono ancora molto)… ma vuoi mettere il primo concerto di Bach, con tanto di abiti dell’epoca?

 

– Sono dieci anni che siete in giro, opening acts, produzioni..Ve la sentite di fare un bilancio della prima decade Aeguana Way?

Se ci guardiamo indietro non ci sembra vero che siano già passati 10 anni. Siamo felici di come siano andate le cose fin ora, reputiamo di aver fatto un percorso molto intenso che ci ha regalato tantissime esperienze. La gavetta è un passaggio fondamentale per raggiungere i propri obbiettivi, certo i sacrifici sono stati innumerevoli, come lo sono stati i momenti di sconforto, quindi non è stato semplice rimanere in piedi per tutto questo tempo. Forse adesso è arrivato il momento di allungare il passo per cercare di vivere solo con questo lavoro, noi ce lo auguriamo.

 

– Sta per arrivare anche un video della vostra title-track.

Sì, gireremo a breve il videoclip di “Cattivi Maestri” in una bellissima location della nostra Basilicata con un bravissimo regista con cui da tempo volevamo collaborare. Abbiamo già visionato lo storyboard del video, ma per il momento non sveliamo niente. Siamo sicuri che verrà fuori un ottimo lavoro.

 

 

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