Niente sa essere più ambiguo della realtà, soprattutto quando nella stessa viene inserito un fattore estraneo in grado di cambiare di segno l’intero scenario. Questo il presupposto alla base del racconto “Il Velo Nero Del Pastore” di Nathaniel Hawthorne. Ma il testo, o meglio il racconto, in questo caso non c’entra. Nelle mani della Socìetas Raffaello Sanzio l’opera si trasforma in un treno di immagini che scavano la scena come se al di là della fine spaziale della stessa si nascondesse tutto il possibile. Così invece di coprire il volto del protagonista, Romeo Castellucci, regista primo della compagnia, decide di celare per intero non tanto la rappresentazione, quanto il motivo della stessa, annullando ogni sviluppo narrativo. In questo modo, facendo di ogni metafora una metafora, la messa in scena sembra implodere sottolineando l’impossibilità di guardare oltre.
Dopo quaranta minuti di rappresentazione quello che resta a dominare la scena è il buio, lo stesso che ammanta tutte le cose che sembrano mostrarsi limpide e chiare ma impenetrabili come se di/del tutto sfuggisse il fine ultimo.
In questi tempi di folle ricerca della realtà intesa come verità, questa rappresentazione dimostra, come ha detto qualcuno prima di noi, che si può dare teatro senza spettacolo, facendo del quotidiano una cosa meno rassicurante.
Piero Maironi
ma che roba è? sembra interessante..
il fatto che qui si parli di Castellucci significa che c'è del contenuto dietro.
è uno spettacolo teatrale ovvio. un predicatore decide di velare il suo volto fino alla fine dei suoi giorni… ci si chiede se l'identità ha a che fare con l'immagine.
andrò a vederlo a Roma.
bellissimo articolo
si può fare del quotidiano una cosa meno rassicurante..
forse si tratta dell'atavico legame tra la rappresentazione e la negazione dell’apparire… in una società dove oggi l'immagine è tutto!
allora non è un caso che tutto finisce nel buio!
spero nn sia troppo pesante…vorrei vederlo.
metafora in rappresentazione teatrale di una metafora che è la vita… e già!
Vidi i "Societas Raffaello Sanzio" negli anni '90 quando vennero al teatro Mercadante di Napoli. Ricordo che misero in scena uno spettacolo a dir poco "disturbante"… Troppo forte per me però di indubbia originalità e bravura.
sono degli ostici geniacci..
Castellucci genio assoluto!