Il Silenzio

Racconto/Dialogo di Giuseppe Cetorelli

La messa era finita e un gruppo di fedeli si allontanava frettoloso. Un grumo di uccelli descriveva linee sinuose sullo sfondo azzurro del cielo. In un viottolo laterale antistante la chiesa uno scrittore cercava il sacerdote per un colloquio.

Lo cercava per discutere del silenzio su cui presto avrebbe scritto un saggio. Lo vide, solenne e paffuto, sulla soglia della chiesa.
SCRITTORE: Padre! Sono qui! (fece un cenno rapido con il braccio)

SACERDOTE: Si avvicini non la sento.

SCRITTORE: Ha ragione! Eccomi… (trotterellò verso la scalinata) scusi potrei avere un colloquio con lei? …Sono uno scrittore in cerca di idee.

SACERDOTE: Non conosco scrittori che abbiano acciuffato l’ispirazione parlando con un prete…

SCRITTORE: Beh, quando l’argomento da sviluppare riguarda il silenzio è il migliore fra gli interlocutori.

SACERDOTE: Se lo dice lei… Prego entri…

La chiesa romanica brillava di candele votive. Il sacerdote condusse lo scrittore nel suo ufficio e lo invitò a sedersi, dando le spalle ad una scaffalatura di libri. L’odore di incenso e cera intrideva ogni cosa.
…Bene, dica pure.

SCRITTORE: Mi occorrono idee, come le dicevo, per la stesura di un saggio sul silenzio… Il silenzio nella letteratura, nell’arte e nella religione. Ho fatto visita ad un vecchio monastero medievale dove l’unico protagonista era lui, il silenzio. Tutto si dispiegava nel silenzio, i monaci nel badare alle azioni quotidiane non parlavano mai. Agivano e basta. E tutto era così gravido di bellezza, armonia… Che cos’è per voi religiosi il silenzio?

SACERDOTE: Bella domanda… In silenzio noi preghiamo, meditiamo, ascoltiamo noi stessi, ci avviciniamo a Dio finanche a toccarlo…

Lo scrittore fu raggiunto dal ruscellante brusio delle preghiere che proveniva dalla chiesa. L’ufficio era proprio accanto e vi si accedeva attraverso un corridoio.

SCRITTORE: E lo toccate davvero? (insinuante)

SACERDOTE: In realtà è Lui che tocca noi. Questo può avvenire solo dove si levano voci di preghiera, ed è proprio nel silenzio che troviamo Dio.

SCRITTORE: Gli artisti, invece, vi rintracciano l’alfabeto con cui esprimersi, le forme attraverso le quali danno vita alle loro interiori gioie e travagli… In fondo l’ispirazione artistica reca in sé traccie divine. Non crede?

SACERDOTE: Bene, mi sembra che abbia le idee chiare. E il mio aiuto forse le è superfluo…

Il sacerdote dava inequivocabili segni di impazienza.

SCRITTORE: L’ho infastidita per caso?

SACERDOTE: No, è che di solito io confesso, non mi presto a colloqui di questo genere.

SCRITTORE: Mi vuole allontanare perché si è accorto che ha di fronte uno che spera anziché credere?

SACERDOTE: Che sciocchezza è mai questa!

SCRITTORE: Mi sembrava…

SACERDOTE: Ha preso un abbaglio, tutto qui.

Dopo il veloce scambio di battute tornarono sull’argomento.
…Le traccie divine nell’arte? Certamente… La fede cristiana e l’arte tendono alla bellezza e all’infinito. Percorrendo strade diverse delineano i contorni dell’anima umana.

SCRITTORE: E chi nel silenzio è toccato dall’arte e dalla fede cosa impara?

SACERDOTE: Impara a riconoscere la bellezza. E la bellezza educa a riconoscere il Tutto nei frammenti della vita.

SCRITTORE: Una volta un poeta disse che la bellezza opera il battesimo dei nostri frammenti… (con un tono fra l’espresso e l’inespresso).

SACERDOTE: La bellezza di cui parliamo, che è il nostro approdo ultimo, è fatta di echi e di riflessi, i colori della nostra esistenza non sono quelli che vediamo con gli occhi del corpo.

Intervenne lo scrittore quasi a voler anticipare il seguito…

SCRITTORE: Sono quelli che immaginiamo nel buio e nel silenzio. Gli occhi del corpo sono troppo limitati per contemplare gli spazi infiniti dell’arte e i panorami della fede.

Il sacerdote guardò dritto negli occhi lo scrittore.

SACERDOTE: L’infinito riuscì ad irrompere nel finito… E ad intridere l’umanità di speranza e nuova luce. Il finito ha bisogno di aiuto… di qualcuno che gli prenda la mano e rimuova la tela che limita la visione dei suoi occhi.
Lo scrittore annuiva…

SCRITTORE: Per cominciare un viaggio di scoperta… non occorre vedere nuovi panorami ma avere occhi nuovi con cui guardare.

SACERDOTE: Proprio così…

SCRITTORE: Ecco la stretta parentela fra l’arte e la religione. Entrambe hanno lo stesso scopo: fornire le chiavi per aprire quella porta…

SACERDOTE: Ed entrare nel Tutto… Totus Tuus, sono tutto tuo e tutto ciò che è mio è tuo, questo per noi è il culto mariano.

SCRITTORE: E il silenzio non è sospensione, è la sinfonia delle sinfonie che ci accompagna verso quella porta.

Il brusio delle preghiere non si sentiva più. Erano passate più di due ore e la chiesa era vuota. Nel cielo cristallino fluttuavano i fiocchi delle acacie e poco più in là, un gruppo di bambini ne inseguiva un altro sgambettando sulla ghiaia dei viottoli.

Giuseppe Cetorelli

 

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4 Comments

  • Evoca immagini ora amate ora rifiutate: è vero che contiene il lato oscuro del sentimento doloroso e del senso di abbandono, ma è anche vero che l’umanità da sempre considera il silenzio una cura per l’anima: in esso cresce il pensiero ed il senso dello spazio, la capacità di elaborare e memorizzare, una creatività più forte e consapevole, e la ricchezza del riposo. Non è quindi semplicemente una forma di stasi o di non esistenza ma uno dei modi per “lasciare essere dentro di sé”: è un elemento vitale di crescita e rispetto

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